RIDURRE GLI SPRECHI ALIMENTARI E L’IMPATTO AMBIENTALE PROLUNGANDO LA FRESCHEZZA DI FRUTTA E VERDURA GRAZIE A MOLECOLE NATURALI: NASCE FRUITPRINT.
È questo l’obiettivo del progetto “Fruitprint”, finanziato dall’Unione Europea tramite il programma Horizon Europe e guidato da un consorzio internazionale di dodici partner, tra cui spiccano tre realtà italiane: ENEA, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’azienda altoatesina Isolcell.
Conservare meglio per sprecare meno: questa è la filosofia alla base del progetto che unisce biotecnologia, sostenibilità e innovazione, per portare sulle nostre tavole frutta e verdura più buone, più sane e che durano di più, senza pesare sull’ambiente.
Fruitprint: una sfida globale
Nel mondo si spreca circa un terzo del cibo prodotto, e una quota importante riguarda proprio frutta e verdura, spesso deteriorate durante il trasporto o lo stoccaggio.
“Garantire cibo sufficiente per tutti e ridurre gli sprechi alimentari è una sfida fondamentale per la nostra epoca”, spiega Gianfranco Diretto, responsabile del Laboratorio Biotecnologie GREEN dell’ENEA e referente per il progetto.
Il cuore della ricerca riguarda la fase post-raccolta, cioè quel delicato periodo tra la raccolta del prodotto e il suo consumo. È qui che frutta e verdura iniziano a perdere freschezza, cambiano consistenza, colore, sapore, e diventano rapidamente invendibili o inutilizzabili.
Prolungarne la “shelf-life”, cioè la durata di conservazione, in modo sostenibile e senza alterarne la qualità, è uno degli obiettivi più urgenti dell’agroalimentare.

Fruitprint: dalla natura le molecole per conservare meglio
L’innovazione di Fruitprint è proprio questa: usare molecole naturali, sicure per l’ambiente e la salute, per rallentare la maturazione dei prodotti. Le ricerche condotte dall’ENEA si concentrano in particolare su carotenoidi e apocarotenoidi, sostanze già presenti in natura che hanno mostrato interessanti proprietà antiossidanti e regolatrici del metabolismo vegetale.
- I carotenoidi, come il betacarotene delle carote o il licopene dei pomodori, sono pigmenti vegetali che contribuiscono alla fotosintesi e alla protezione dalle radiazioni solari.
- Gli apocarotenoidi, derivati dei carotenoidi, sono coinvolti nella produzione di aromi e nella risposta di difesa delle piante, e sono presenti anche in spezie come lo zafferano.
“Il nostro lavoro sarà capire se e come queste molecole possono rallentare il processo di maturazione, senza interferire con il gusto o l’aspetto degli alimenti”, precisa Diretto. I test saranno effettuati su prodotti molto diffusi e consumati, come pomodori e mele, e utilizzeranno tecniche avanzate di laboratorio, sia computazionali (test in silico), sia biologiche (test in vivo).
Un’alternativa sostenibile alle tecnologie tradizionali
Oggi il metodo più comune per conservare frutta e verdura a lungo è l’atmosfera controllata, che combina basse temperature e ridotto ossigeno per rallentare il metabolismo. Ma questo sistema è energivoro e contribuisce all’impronta di carbonio dell’intera filiera agroalimentare.
Un’altra opzione è l’impiego di composti chimici come l’1-MCP (1-metilciclopropene), che blocca l’etilene, l’ormone vegetale della maturazione. Tuttavia, anche questa soluzione non è perfetta: può modificare aroma, consistenza e qualità del prodotto.
Con Fruitprint, invece, si punta a una terza via, tutta naturale, che unisce efficacia conservativa, basso impatto ambientale e tutela delle caratteristiche organolettiche.
Fruitprint: una sperimentazione internazionale
Il progetto, avviato nel 2024 e destinato a durare alcuni anni, coinvolge istituzioni accademiche e imprese di sette Paesi europei. Oltre all’Italia, partecipano partner da Belgio, Francia, Germania, Grecia, Spagna e Turchia. Il lavoro sarà interdisciplinare e integrerà ricerca di laboratorio, test sul campo e valutazioni ambientali e commerciali, per arrivare a soluzioni concretamente applicabili nella catena di produzione e distribuzione.