domenica, Febbraio 16, 2025

Polveri sottili, ancora troppo inquinamento nelle città

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SONO ANCORA TROPPI GLI SFORAMENTI RILEVATI DALLE CENTRALINE PER I LIVELLI DI POLVERI SOTTILI E BIOSSIDO DI AZOTO NELLE CITTA’ CAPOLUOGO ITALIANE. LO DICE IL REPORT DI LEGAMBIENTE “MAL’ARIA DI CITTÀ – CAMBIO DI PASSO CERCASI” 2023

C’è ancora troppo inquinamento nelle città italiane a causa delle polveri sottili e del biossido di azoto nell’aria. Colpa del traffico stradale e dei meccanismi di combustione che utilizziamo ancora per tutto: dal riscaldamento alle produzioni industriali.

Legambiente ha redatto anche quest’anno una classifica delle città capoluogo più inquinate d’Italia. Il report si chiama “Mal’aria” e vuole essere uno strumento di monitoraggio, ma soprattutto un monito rivolto agli amministratori pubblici per l’adozione di politiche ambientali più attente alla salute umana.

A essere monitorate, 243 centraline ufficiali per il monitoraggio della qualità dell’aria, dislocate in diciassette regioni e rappresentative di 96 città capoluogo di provincia. Si tratta delle centraline di “traffico urbano” e di “fondo urbano”. I parametri presi in considerazione nel report sono sono le polveri sottili (PM10 e PM2.5) e il biossido di azoto (NO₂), che sono tre dei principali inquinanti rappresentativi della qualità dell’aria di un territorio.

Polveri sottili, 29 città sforano i limiti giornalieri

La legge italiana prevede che le centraline poste nelle città non debbano presentare più di 35 giorni di sforamento nell’arco di un anno.

Sono 29 le città in Italia che questo limite invece lo hanno superato. Le città con il numero maggiore di sforamenti, che si sono verificati principalmente nei mesi freddi del 2022 (tra gennaio e marzo, e tra ottobre e dicembre), sono:

  • Torino (Grassi) con 98 giorni oltre i limiti;
  • Milano (Senato) 84;
  • Asti (Baussano) 79;
  • Modena (Giardini) 75;
  • Padova (Arcella) e Venezia (Tagliamento) 70.

Oltre i 50 sforamenti giornalieri ci sono:

  • Cremona (Cadorna) con 67 giorni;
  • Treviso (S. Agnese), con 66 giorni;
  • 65 giorni per Mantova (Ariosto) e Rovigo (Centro);
  • 64 per Reggio Emilia (Timavo);
  • 63 per Alessandria (D’Annunzio);
  • Ferrara (Isonzo) e Frosinone (scalo) con 61 sforamenti;
  • 60 per Brescia (Villagio Sereno) e Vicenza (S.Felice);
  • 59 a Lodi (Vignati) e Verona (Giarol Grande);
  • 58 a Monza (Machiavelli);
  • 55 a Pavia (Minerva).

A chiudere la classifica delle città fuorilegge sono Piacenza (Giordani-Farnese) e Andria (Vaccina) con 47 sforamenti giornalieri; Parma (Montebello) 46; Novara (Roma) 43; Rimini (Flaminia) 42; Ragusa (Villa Archimede) 41; Ravenna (Zalamella) e Como (Cattaneo) 37; Roma (Tiburtina) 36.

Polveri sottili: valori medi annuali ok, ma male il Nord

I valori medi annuali di PM10, oggi, per la legge italiana non devono superare il limite di 40 microgrammi per metro cubo (µg/mc). Nessuna delle città indagate ha superato questo limite, ma molte ed in particolare al nord Italia si sono fermate poco al di sotto.

A 35 sono arrivate Milano, Torino e Cremona; Alessandria e Andria a 34 µg/mc; a 33 si sono fermate Modena, Monza, Asti, Lodi e Verona; 32 per Padova, Vicenza, Pavia, Rovigo e Treviso; a 31 Venezia, Ragusa e Piacenza; 30 Vercelli, Parma e Novara.

Questi dati, secondo Legambiente, dimostrano che è possibile “mitigare le fonti di inquinamento atmosferico nelle città”. “Tali sforzi, però, non sono sufficienti a tutelare la salute delle persone e, anche da un punto di vista normativo, potrebbero non bastare a soddisfare i nuovi valori proposti nel novembre 2022 dalla Commissione ambiente del parlamento europeo nella revisione della Direttiva sulla Qualità dell’Aria. Sono infatti ben più alti dei valori suggeriti dall’OMS per il PM10 a seguito dell’ultima revisione delle raccomandazioni“.

Serve un cambio di passo: Italia fuori range dal 2030

La previsione è che l’Italia uscirà fuori dai parametri europei nel 2030, se non ci sarà un vero cambio di passo. Per il PM10 infatti è stato individuato, come nuovo valore di riferimento da non superare, quello dei 15 µg/mc per la media annuale.

“Gli stati membri hanno ancora sette anni per uniformarsi a questo valore. Se leggiamo i dati registrati nel 2022 e li confrontiamo con i nuovi limiti che entreranno in vigore nel 2030 – continua Legambiente – lo scenario del quadro nazionale cambia e le criticità legate al PM10 si amplificano. Sarebbero infatti solo 23 su 95 (il 24% del totale) le città che rispettano attualmente questo parametro. Le altre 72 città sarebbero invece fuorilegge e, in molti casi anche in maniera molto marcata”.

Medici ambientali: “Inquinamento è emergenza sanitaria”

L’inquinamento atmosferico per la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) è la prima emergenza sanitaria nel mondo.

“In Italia i livelli di PM2.5 permangono al di sopra dei limiti sanitari stabiliti dall’OMS nelle Linee Guida 2021 per la Qualità dell’Aria e il nostro paese resta così ai vertici della classifica” – hanno sottolineato i medici ambientali durante la Winter School 2023 di Motore Sanità. Lo riporta l’agenzia Ansa.

Lo scorso anno, in occasione della Giornata Mondiale della Salute (World Health Day) l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha spiegato che l’inquinamento atmosferico uccide 13 persone ogni minuto.

Tumore ai polmoni, malattie cardiache e ictus, le cause. E che nel mondo ogni anno ci sono 13milioni di decessi per cause ambientali evitabili, inclusa la crisi climatica.

Morti premature per inquinamento: in Italia 52mila

Secondo i medici ambientali l’Italia non sta facendo abbastanza per tutelare i cittadini e ridurre al minimo le vittime dello smog.

“L’Organizzazione Mondiale per la Sanità considera direttamente attribuibili agli inquinanti atmosferici un terzo delle morti premature dovute a infarti o ictus cerebrali, broncopneumopatie e tumori polmonari, con impatti anche molto diversi a seconda delle nazioni” – ha spiegato il presidente Sima, Alessandro Miani. “Infatti, se le stime di decessi prematuri da PM2.5 sono passate per la Germania da 58.600 del 2016 a soli 28.900 del 2020, per l’Italia, invece, si passa da 58.600 a 52.300 morti premature”.

“Tra i Paesi europei, l’Italia è quella che deve compiere i più netti progressi per l’attuazione della Zero Pollution Strategy europea per allinearsi alle più stringenti direttive OMS, utilizzando al meglio i fondi del PNRR per invertire rapidamente la rotta con un’attenta strategia di allocazione delle risorse”.

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