GLI OCEANI SONO IL CUORE PULSANTE DEL PIANETA, MA L’UOMO CONTINUA A SFRUTTARLI SENZA TREGUA. DURANTE IL VERTICE “SOS Oceano!”, A PARIGI, IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO EUROPEO, ANTÓNIO COSTA, HA RIBADITO IL SUO IMPEGNO PER LA LORO TUTELA, TRASFORMANDO LA CRISI MARINA IN UNA MISSIONE GLOBALE. IL FUTURO DEL MARE È NELLE NOSTRE MANI
“SOS Oceano!”, L’Europa alza la voce per salvare i mari
Il presidente del Consiglio Europeo, il portoghese António Costa, ha presieduto la sessione di apertura della conferenza internazionale “SOS Oceano!”. A Parigi il 30 e 31 marzo 2025. Un incontro cruciale sul futuro degli oceani. Il vertice anticipa la terza conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani, prevista a Nizza a giugno, co-organizzata da Francia e Costa Rica.
L’evento, promosso dalla Fundação Oceano Azul, ha messo in evidenza l’urgenza di un’azione coordinata per la salvaguardia dei mari. La società civile, la comunità scientifica e i governi devono agire insieme per proteggere un ecosistema che garantisce la vita sulla Terra.
Durante la sessione di apertura della conferenza internazionale “SOS Oceano!”, Costa ha elogiato il presidente Macron per il suo costante impegno nella tutela degli oceani. Ha anche riconosciuto il ruolo fondamentale della scienza e della società civile nell’affrontare questa emergenza globale. Ha ribadito la necessità di un cambiamento radicale di approccio: «Non possiamo più voltare le spalle agli oceani», ha chiosato il presidente, poiché rappresentano una risorsa essenziale per il pianeta e per l’umanità intera.
Un oceano che soffre, un pianeta in pericolo
L’oceano copre la maggior parte del pianeta, regola il clima e ospita l’80% della biodiversità mondiale. Eppure, per secoli, l’umanità ha ignorato la sua importanza. «Abbiamo perfino chiamato il nostro pianeta “Terra”, quando in realtà gli oceani ne ricoprono la maggior parte della superficie, ne modellano il clima e rendono possibile la vita sulla Terra». Costa ha così sottolineato il concetto, citando Jules Verne e il suo celebre “Ventimila leghe sotto i mari”.
L’oceano assorbe il 90% del calore in eccesso, produce metà dell’ossigeno che respiriamo e cattura il 25% delle emissioni di anidride carbonica. Senza un oceano sano, la lotta al cambiamento climatico diventa impossibile. Gli ecosistemi marini, però, sono sempre più minacciati da inquinamento, acidificazione, pesca eccessiva e riscaldamento globale.
L’oceano è anche il cuore pulsante dell’economia mondiale. Il 90% delle merci globali viaggia via mare e il 99% delle comunicazioni avviene tramite cavi sottomarini. La dipendenza dai mari è totale, eppure la loro protezione resta secondaria nell’agenda politica globale.
L’Unione Europea in prima linea
Dieci giorni fa, i leader europei hanno discusso per la prima volta la crisi oceanica durante il Consiglio Europeo con il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. L’UE ha riconosciuto la crisi climatica, l’inquinamento e la perdita di biodiversità come minacce globali, mettendo l’oceano al centro della sua strategia ambientale e geopolitica.
«Il Consiglio Europeo ha riconosciuto la triplice crisi planetaria rappresentata dal cambiamento climatico, dall’inquinamento e dalla perdita di biodiversità. Il deterioramento della salute degli oceani e i cambiamenti climatici rendono sempre più vulnerabili le nostre popolazioni e le nostre economie», ha continuato António Costa.
L’UE punta a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, azzerando le emissioni del trasporto marittimo. Questo obiettivo apre la strada a nuove opportunità occupazionali nel settore delle tecnologie verdi. Investire nella transizione energetica legata agli oceani significa ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e sviluppare nuove fonti di energia sostenibile.
L’oceano sarà la grande missione europea. «Alcuni puntano alla Luna o a Marte. L’Europa deve guardare all’oceano come alla sua missione per il 2050», ha dichiarato il presidente. La ricerca, l’innovazione e la governance sostenibile degli oceani saranno al centro della strategia europea per i prossimi decenni.
Un’economia che dipende dal mare
La sicurezza energetica, alimentare ed economica dell’Europa dipende dagli oceani. Il 40% degli europei vive in aree costiere, che generano altrettanto del PIL dell’UE. L’economia blu impiega 3,6 milioni di persone in settori come pesca, turismo, energia marina e trasporto marittimo. Questo settore rappresenta un motore di crescita che, se gestito con lungimiranza, potrà coniugare sviluppo economico e tutela ambientale.
Il 75% del commercio estero e il 40% di quello interno avviene via mare. L’UE è il secondo mercato mondiale per il commercio di prodotti ittici e il terzo per consumo. Tuttavia, le risorse marine sono sfruttate oltre i limiti della sostenibilità. È necessario un cambio di paradigma per evitare il collasso degli ecosistemi marini e garantire il futuro delle comunità che dipendono dalla pesca e dalle risorse marine.
Gli oceani giocano anche un ruolo chiave nell’energia rinnovabile. L’Europa sta investendo nell’eolico offshore e nelle tecnologie per sfruttare l’energia delle maree e delle onde. Queste innovazioni possono trasformare il settore energetico e contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico.
Protezione e diplomazia: una priorità europea
L’UE si impegna a proteggere il 30% delle terre e dei mari entro il 2030. Ha avuto un ruolo cruciale nel Trattato sull’Alto Mare e ora spinge per la sua rapida ratifica. La protezione degli oceani è una questione di sicurezza globale, che richiede cooperazione tra Stati e investimenti in ricerca e monitoraggio.
«Abbiamo stabilito l’obiettivo di proteggere il 30% delle nostre terre, acque e mari entro il 2030, nell’ambito del quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montréal – ha continuato Costa -. Abbiamo svolto un ruolo decisivo nella conclusione del Trattato sull’Alto Mare. Ora è tempo di ratificarlo e attuarlo».
Il Consiglio europeo ha sollecitato un’azione decisa per rafforzare la diplomazia oceanica e garantire la sostenibilità economica e ambientale degli oceani. La protezione delle rotte marittime, la sicurezza delle infrastrutture sottomarine e la prevenzione di conflitti legati alle risorse marine sono elementi chiave della strategia europea.
L’Europa non può permettersi di rallentare. Deve agire con urgenza, puntare sulla scienza e rafforzare la cooperazione internazionale. Gli oceani sono una risorsa globale, e il mondo conta sull’impegno europeo per garantire il loro futuro.
«Non siamo la generazione che chiuderà gli occhi» conclude il presidente António Costa. «Saremo quella che ha scelto di agire». Il messaggio è chiaro: la difesa degli oceani è una sfida non più rimandabile. A Nizza, il prossimo giugno, i leader mondiali saranno chiamati a dimostrare che la volontà politica può trasformarsi in azioni concrete.