martedì, Febbraio 11, 2025

Il Tagliamento. Difendere il “Fiume della libertà” da scelte miopi

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IL TAGLIAMENTO, GIOIELLO FLUVIALE EUROPEO, È AL CENTRO DI UN DIBATTITO TRA TUTELA AMBIENTALE E INFRASTRUTTURALE. IL PROGETTO DI UN PONTE-TRAVERSA CON PARATOIE MOBILI, DESTINATO A MITIGARE IL RISCHIO DI ALLUVIONI, HA SOLLEVATO CRITICHE DA ASSOCIAZIONI E STUDIOSI INTERNAZIONALI PER IL RISCHIO DI COMPROMETTERE L’ECOSISTEMA UNICO DEL FIUME

Il fiume Tagliamento: un tesoro naturale, storico e identitario

Il Tagliamento, soprannominato il “Fiume della Libertà”, svolse un ruolo cruciale tra il 1917 e il 1918, durante la Prima Guerra Mondiale, a seguito della disfatta italiana nella battaglia di Caporetto (ottobre 1917). Divenne infatti una linea di difesa strategica per l’esercito italiano, che si riorganizzò lungo le sue rive per rallentare l’avanzata austro-ungarica.

La resistenza sul fiume, benché temporanea, permise all’esercito di guadagnare tempo per stabilire una solida linea difensiva sul Piave, preludio alla riscossa italiana culminata nella vittoria di Vittorio Veneto. Questo ruolo di baluardo della libertà e della dignità nazionale lo ha consacrato come un simbolo storico di resistenza e sacrificio.

Un raro esempio di ecosistema fluviale incontaminato

Oltre a ciò, il corso fluvialeè una testimonianza vivente della forza primigenia della natura, un raro esempio di ecosistema fluviale incontaminato. Con un percorso di circa 170 chilometri, tra le Alpi Carniche e il Mare Adriatico, rappresenta uno degli ultimi fiumi alpini a “canali intrecciati”, una morfologia che, altrove, è andata perduta a causa della regolamentazione delle acque e delle opere di canalizzazione. Questo tipo di alveo consente al corso di modificare continuamente il proprio letto, generando una straordinaria varietà di habitat che ospitano una biodiversità unica nel panorama europeo.

Ragion per cui, è spesso definito “il Re dei Fiumi Alpini”. Il flusso d’acqua, libero da barriere artificiali, permette il costante scambio tra acque superficiali e sotterranee, un fenomeno essenziale per la formazione di ambienti differenziati, come zone umide, ghiaioni e lanche.

Questa ricchezza ecologica fa del Tagliamento un rifugio per specie animali e vegetali rare, molte delle quali a rischio di estinzione. Tra le specie più significative troviamo il Martin pescatore, la lontra europea e il raro granchio di fiume. Le sue rive sono punteggiate da boschi ripariali, popolati da pioppi, ontani e salici, che fungono da corridoi ecologici per la fauna selvatica.

Un ponte tra natura e cultura

Il Tagliamento non è solo un’entità naturale, ma anche un luogo di profonda identità culturale. I paesi e le comunità che sorgono lungo le sue rive hanno sviluppato tradizioni che affondano le radici nella simbiosi con il fiume. Feste popolari, riti agricoli e leggende locali testimoniano il legame viscerale tra gli abitanti e le sue acque. Il fiume è stato fonte di sostentamento, ma anche di ispirazione per poeti, scrittori e artisti che ne hanno celebrato la bellezza selvaggia e la potenza evocativa. Oggi però, un acceso dibattito sta dividendo in due la comunità scientifica e gli ambientalisti.

Il ponte-traversa: un progetto controverso e inadeguato

Sebbene presentato come una misura necessaria per la sicurezza idraulica, la costruzione di un ponte-traversa con paratoie mobili tra Spilimbergo e Dignano ha scatenato l’opposizione di associazioni ambientaliste – tra cui Legambiente, WWF, Lipu e CIPRA Italia – oltre che di oltre ottocento studiosi provenienti da trentacinque Paesi. Gli esperti ritengono che l’opera potrebbe alterare in modo irreversibile la dinamica fluviale del Tagliamento, minando i meccanismi naturali che permettono al fiume di gestire autonomamente le piene grazie alla sua capacità di espandersi nelle pianure alluvionali.

Secondo i critici, il progetto si basa su modelli che considerano piene con un tempo di ritorno di cento anni (cioè eventi alluvionali che, secondo dati storici, si verificano mediamente una volta ogni secolo), senza però tenere conto dell’aumento di frequenza e intensità degli eventi climatici estremi causati dal cambiamento climatico. Questa miopia progettuale potrebbe rendere la struttura obsoleta già al momento della sua realizzazione, incapace di far fronte a piene più violente che eccedono le previsioni tradizionali.

Le conseguenze di interventi illusori

Gli interventi infrastrutturali di questo genere non solo rischiano di fallire nel loro obiettivo principale, ma contribuiscono a creare un’illusoria sensazione di sicurezza. Questo fenomeno spinge spesso le amministrazioni a declassare le aree a rischio idraulico, consentendo nuove costruzioni in zone potenzialmente esondabili. La storia italiana ha già offerto numerosi esempi in cui simili errori hanno aggravato gli effetti delle alluvioni, aumentando la vulnerabilità delle comunità e causando ingenti perdite economiche.

Nel caso del Tagliamento, la costruzione del ponte-traversa potrebbe compromettere la continuità fluviale, un elemento essenziale per la salvaguardia dell’ecosistema. La sedimentazione e la dispersione dei materiali naturali, fondamentali per l’equilibrio idrogeologico del fiume, verrebbero interrotte da una struttura rigida, in grado di alterare i processi naturali che garantiscono la stabilità ecologica e la biodiversità. Ma soffermiamoci sui cambiamenti climatici.

Limiti delle soluzioni tradizionali

Eventi climatici estremi, come quelli che hanno colpito l’Emilia-Romagna nel 2023, dimostrano che il rischio alluvionale non può essere completamente eliminato attraverso opere artificiali. Gli esperti sottolineano come sia necessario un approccio diverso, basato sulla comprensione e sul rispetto delle dinamiche naturali dei corsi d’acqua.

Le nuove strategie di adattamento, sostenute da normative europee come la Nature Restoration Law, promuovono interventi di restauro fluviale che restituiscono spazio ai fiumi anziché imprigionarli dietro barriere artificiali. Tra le misure più efficaci rientrano l’ampliamento delle pianure inondabili, l’arretramento degli argini e la delocalizzazione delle strutture situate in zone ad alto rischio idraulico. Questo approccio permette di contenere le alluvioni in modo più naturale, sfruttando la capacità intrinseca dei fiumi di espandersi e disperdere l’acqua durante le piene.

Gli esperti e le associazioni ambientaliste chiedono pertanto che il governo italiano riconsideri il progetto e si impegni a proteggere il fiume come esempio di gestione sostenibile del territorio. La petizione “Lasciate che il Tagliamento scorra libero” rappresenta un appello non solo a salvare questo storico corso d’acqua, ma a promuovere un cambiamento di paradigma nella pianificazione ambientale ed energetica.

Numero verde ONA

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