NEL MEDITERRANEO SI STA SVOLGENDO UNA MISSIONE CHE UNISCE SCIENZA, PASSIONE E TUTELA AMBIENTALE. UN GRUPPO DI SUBACQUEI ESPERTI HA DECISO DI METTERE LE PROPRIE COMPETENZE AL SERVIZIO DELLA RICERCA, PARTECIPANDO ATTIVAMENTE A UN PROGETTO DI MONITORAGGIO E CONSERVAZIONE DEL CORALLO NERO, UNA DELLE CREATURE PIÙ AFFASCINANTI E MISTERIOSE DEI NOSTRI FONDALI
Missione corallo
Il progetto ANTI PATHOS, nato dalla collaborazione tra il biologo marino e esploratore del National Geographic Giovanni Chimienti e la fondazione ambientalista Marevivo, si propone di raccogliere dati sulla presenza di foreste di corallo nero nelle profondità del Mediterraneo.
Grazie alla partecipazione di subacquei tecnici altamente qualificati, questa iniziativa mira a mappare e studiare le colonie di coralli Antipatharia (della sottoclasse degli esacoralli), così da individuare eventuali minacce e promuovere strategie di conservazione adeguate.
La ricerca si è concentrata su diverse aree del Mediterraneo, tra cui le Isole Tremiti (nel Mar Adriatico, al largo della costa pugliese) e le Egadi (di fronte alla costa occidentale della Sicilia), dove sono state recentemente scoperte imponenti foreste di corallo nero.
Questi ecosistemi, ancora poco conosciuti, rivestono un ruolo fondamentale per la biodiversità marina. Offrono infatti rifugio e sostentamento a numerose specie di pesci, crostacei e molluschi. Tuttavia, sono estremamente vulnerabili all’inquinamento, alla pesca distruttiva e ai cambiamenti climatici, fattori che ne minacciano la sopravvivenza.
Pronto intervento marino
Uno degli interventi più significativi legati al progetto ha avuto luogo nel Mar Ligure, sul relitto della petroliera Haven, dove una rete da pesca aveva distrutto una colonia di corallo nero situata a sessanta metri di profondità. Grazie al rapido intervento di un team di otto subacquei, coordinato da Massimiliano Falleri, la colonia è stata recuperata e riposizionata con successo, consentendo agli organismi di riprendersi e continuare a prosperare nel loro habitat naturale.
La ricerca, però, è solo agli inizi. Sono almeno cinque le specie di corallo nero presenti nel Mediterraneo, e alcune di esse sono ancora sconosciute alla scienza. Oltre a identificare nuove formazioni di questi organismi straordinari, i ricercatori vogliono approfondire la loro funzione ecologica all’interno degli ecosistemi marini e valutare come le attività umane possano minacciarne la sopravvivenza.
Per raggiungere questo obiettivo, il progetto ANTI PATHOS invita tutti gli appassionati del mondo subacqueo a segnalare eventuali avvistamenti attraverso un form online, fornendo foto e video utili agli studiosi per distinguere le diverse specie e monitorare lo stato di salute di questi habitat sommersi.
Il corallo nero: il fascino black
Ma che cos’è esattamente il corallo nero? A differenza di quanto si potrebbe pensare, non si tratta di una pianta né di una formazione minerale, bensì di un organismo coloniale marino che appartiene al gruppo degli cnidari, la stessa famiglia delle meduse e dei coralli duri. Questa variante si distingue per lo scheletro scuro, composto da una sostanza organica chiamata antipatina, che lo rende più flessibile rispetto ai coralli calcarei.
Le colonie di Antipatharia crescono in acque profonde, generalmente oltre i cinquanta metri, in ambienti caratterizzati da scarsa illuminazione e forti correnti. Proprio queste condizioni estreme rendono la loro esplorazione particolarmente complessa e riservata solo ai subacquei più esperti. Alcuni esemplari possono superare i due metri di altezza e formare intricate strutture ramificate, che offrono rifugio a un’incredibile varietà di organismi marini.
Ciò che rende il corallo nero ancora più straordinario è la sua incredibile longevità. Alcuni ricercatori hanno scoperto diverse colonie negli oceani e le hanno datate fino a quattromila anni, il che le rende tra gli esseri viventi più antichi del pianeta. Questa lenta crescita, tuttavia, rende la specie in oggetto particolarmente vulnerabile ai danni causati dall’uomo, poiché una colonia distrutta potrebbe impiegare secoli per rigenerarsi.
Il fascino di questo corallo non si limita alla sua ecologia.
Contro la sofferenza
Fin dall’antichità, il corallo nero è stato considerato un materiale prezioso e misterioso. Il suo nome scientifico, Antipatharia, deriva dal greco antico e significa “contro la sofferenza”, un riferimento alla credenza che questo esemplare possedesse proprietà protettive e curative. In passato, ad esempio, era utilizzato per creare amuleti e gioielli, considerati capaci di allontanare il malocchio e proteggere chi li indossava dalle malattie.
Questa tradizione, tuttavia, ha portato nel tempo alla raccolta indiscriminata di esemplari, tanto che oggi il commercio di corallo nero è vietato dalla Convenzione di Washington (CITES), che regolamenta il commercio delle specie minacciate. Nonostante le restrizioni, i bracconieri continuano a prelevare illegalmente il corallo nero in alcune parti del mondo per trasformarlo in oggetti ornamentali e religiosi.
Altre minacce
Oltre alla pesca illegale, diverse altre minacce gravano sugli ecosistemi sommersi, mettendo a rischio la sopravvivenza di queste affascinanti colonie. L’inquinamento marino è una delle principali preoccupazioni, poiché i sedimenti e le sostanze chimiche disperse in mare possono soffocare le colonie di corallo, compromettendo la loro capacità di crescere e rigenerarsi.
Quando i fondali vengono invasi da materiali inquinanti, questi bloccano la luce e alterano la qualità dell’acqua, impedendo ai coralli di svolgere correttamente le loro funzioni vitali, come la fotosintesi. Le colonie si indeboliscono, diventando più vulnerabili a malattie e altre condizioni avverse.
Un’altra minaccia critica è l’ancoraggio selvaggio delle imbarcazioni. Quando le navi gettano l’ancora in acque poco profonde, l’impatto violento con il fondale può distruggere istantaneamente colonie di corallo, danneggiando irreparabilmente questi delicati ecosistemi che la natura ha costruito nel corso di millenni. Un singolo impatto può spazzare via in pochi secondi ciò che ha impiegato secoli a formarsi, annientando una parte fondamentale dell’ambiente marino.
I cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici pongono un’ulteriore minaccia crescente. L’innalzamento delle temperature oceaniche e l’acidificazione delle acque sono fenomeni strettamente legati all’aumento delle concentrazioni di CO₂ nell’atmosfera. Questi mutamenti alterano l’equilibrio chimico dell’ambiente marino e influenzano la capacità dei coralli di costruire il loro scheletro calcareo.
Nello specifico, con acque più calde e più acide, queste formazioni diventano più fragili e meno in grado di sopravvivere a lungo termine. L’acidificazione riduce infatti la disponibilità di calcio, un elemento essenziale per la formazione delle strutture coralline, mentre le temperature elevate stressano ulteriormente queste delicate strutture viventi, che lottano per mantenere la loro vitalità.
Di fronte a queste minacce, la conservazione del corallo nero diventa una priorità. La ricerca scientifica e la sensibilizzazione del pubblico giocano un ruolo fondamentale per garantire la protezione di questi habitat sommersi. Progetti come ANTI PATHOS dimostrano che la collaborazione tra scienziati e comunità di subacquei può fare la differenza, non solo per l’acquisizione di nuove conoscenze, ma anche per la salvaguardia concreta di queste specie straordinarie.