IMMERSA NELLA SPLENDIDA CORNICE DELLA VALMARECCHIA, NELL’ENTROTERRA DI RIMINI, TRA TOSCANA, MARCHE E LA REPUBBLICA DI SAN MARINO, LA ROCCA DI SAN LEO SI ERGE MAESTOSA SU UN IMPONENTE MASSO ROCCIOSO, ACCESSIBILE SOLO ATTRAVERSO UNA STRADA SCOLPITA NELLA ROCCIA. QUESTA FORTEZZA INESPUGNABILE, SITUATA NELLA CITTÀ DEFINITA “LA PIÙ BELLA D’ITALIA” DA UMBERTO ECO, NON SOLO OFFRE UN’ESPERIENZA STORICA UNICA MA INVITA ANCHE AD AFFASCINANTI ESPLORAZIONI NATURALISTICHE
Visitando la Rocca di San Leo
La storia della Rocca di San Leo inizia con i Romani, che ne compresero l’inespugnabilità e vi costruirono una prima fortificazione. Durante il Medioevo, fu contesa da Bizantini, Goti, Longobardi e Franchi.
Nel XV secolo, Federico I di Montefeltro la riedificò per adattarla alle esigenze delle nuove guerre, segnate dall’avvento delle armi da fuoco.
Conquistata da Cesare Borgia e poi integrata nello Stato Pontificio, la fortezza divenne una prigione e ospitò numerosi personaggi illustri che hanno lasciato il segno nella storia, come Felice Orsini, patriota del Risorgimento.
Il fascino di questi racconti storici si mescola con la bellezza naturale del luogo, così da creare un’atmosfera che incanta ogni visitatore.
Oggi, la Rocca è stata riportata alle sue eleganti linee rinascimentali e ospita una collezione di armi antiche e moderne. Tra le sue mura, si trova il Pozzetto, la cella in cui fu imprigionato Alessandro di Cagliostro, al secolo Giuseppe Balsamo, un avventuriero, massone e alchimista italiano nato a Palermo nel 1743.
L’affaire du collier
Nel 1785, quando la Francia era sotto il regno di Luigi XVI e Maria Antonietta, fu altresì coinvolto in complotti come “l’affaire du collier”, in cui fu accusato di aver partecipato a una truffa relativa a una collana di diamanti, creata dai gioiellieri Boehmer e Bassenge.
Cagliostro, famoso per le sue imprese alchemiche e le sue abilità di guaritore, girò l’Europa, incontrando personaggi illustri come Schiller e Goethe.
Il monile era stato originariamente progettato per Madame du Barry, l’amante del re Luigi XV, ma dopo la morte del re, i gioiellieri cercarono di venderlo alla regina Maria Antonietta. Questa tuttavia rifiutò l’acquisto perché era troppo costoso.
L’ingresso di Jeanne de La Motte
La vicenda prese una piega interessante con l’ingresso di Jeanne de La Motte, una nobildonna con problemi finanziari. Jeanne ordì un piano per ottenere la collana senza pagarla. Si finse amica intima della regina e convinse il cardinale di Rohan, un uomo potente e desideroso di riconquistare il favore reale, che Maria Antonietta desiderasse il gioiello ma non potesse acquistarlo direttamente per evitare scandali.
De La Motte organizzò dunque un falso incontro tra il cardinale e una donna che si spacciò per la regina in un giardino di Versailles di notte. Il cardinale fu convinto di aver parlato con Maria Antonietta stessa e accettò di fare da intermediario per l’acquisto della collana.
Contattò i gioiellieri e ottenne il collier, promettendo che la regina avrebbe pagato a breve. Jeanne prese invece la collana e la smembrò, vendendo i diamanti singolarmente per ottenere denaro.
Quando i gioiellieri non ricevettero il pagamento, si rivolsero alla regina, che cadde dalle nuvole e scoppiò uno scandalo.
Scoperto l’inganno, arrestarono e processarono il cardinale di Rohan, Jeanne de La Motte e altri complici. Cosa che danneggiò ulteriormente l’immagine della monarchia.
Cagliostro, noto per le sue imprese alchemiche e abilità di guaritore, venne coinvolto nel caso a causa delle sue frequentazioni con alcuni dei personaggi coinvolti e per la sua reputazione di ciarlatano. Anche se non direttamente implicato nella truffa, la sua fama lo rese un capro espiatorio facile, e venne arrestato e processato. Tuttavia, alla fine fu assolto, ma il danno alla sua reputazione era ormai fatto.
L’arresto e l’esilio di Cagliostro

Arrestato il 27 dicembre 1789 e condannato a morte per eresia e attività sediziose, Cagliostro fu graziato da papa Pio VI, che commutò la sua condanna a morte in carcere a vita nella fortezza di San Leo. Qui, il prigioniero fu rinchiuso inizialmente nella cella del Tesoro, nota per la sua sicurezza e per essere umida e tetra. Successivamente, per evitare un’eventuale fuga organizzata dai suoi sostenitori, fu trasferito nella più sicura cella del Pozzetto. Angusta e con una sola apertura munita di inferriate, la stanza rappresentò il luogo della sua reclusione fino alla morte avvenuta il 26 agosto 1795, a causa di un colpo apoplettico.
Ma iniziamo la nostra avventura.
Esplorazioni dei dintorni della Rocca di San Leo
La Rocca di San Leo offre ai visitatori un’esperienza unica dove natura e cultura si fondono armoniosamente. Le esplorazioni dei dintorni rappresentano un’opportunità perfetta per esplorare i paesaggi meravigliosi della Valmarecchia, caratterizzata da un paesaggio collinare che si eleva fino ai monti dell’Appennino tosco-romagnolo. Tra le cime più note vi sono il Monte Carpegna, che raggiunge i 1.415 metri di altezza, e il Monte Pincio. La valle è attraversata dal fiume Marecchia, che nasce sul Monte Zucca e scorre verso il Mare Adriatico, attraversando città come Novafeltria e Santarcangelo di Romagna.
Per raggiungerla, si percorre una strada unica intagliata nella roccia che si inerpica fino alla cima dello sperone roccioso su cui è situata la fortezza. Questo sentiero, immerso in un ambiente naturale spettacolare, permette di ammirare scorci panoramici da sogno.
Paesaggi, natura ed escursioni
La vegetazione tipica dell’area comprende boschi di querce, lecci, carpini e castagni. Durante il percorso, è possibile incontrare fiori selvatici come orchidee, genziane e ciclamini, che aggiungono un tocco di colore al paesaggio.
La fauna locale poi è estremamente ricca e varia: è possibile avvistare caprioli, cinghiali, volpi, lepri e una varietà di uccelli come poiane, falchi pellegrini e gheppi. I corsi d’acqua, oltre al fiume Marecchia, includono piccoli torrenti e ruscelli che scorrono tra le colline, creando suggestivi angoli di tranquillità e freschezza.
Esplorazioni in moto e auto
Chi vuole raggiungere la Rocca di San Leo in moto o auto può partire da Rimini e seguire la Strada Provinciale 258, che si snoda lungo il corso del fiume Marecchia, offrendo una vista spettacolare sulle colline verdi dell’Emilia-Romagna.
Lungo il tragitto, ci si imbatterà in piccoli borghi come Verucchio e Ponte Verucchio, dove il tempo sembra essersi fermato. Le strade strette e i paesaggi pittoreschi invitano a fermarsi per un momento, prendere un caffè e assaporare l’atmosfera tranquilla. Continuando il viaggio, la strada inizia a salire dolcemente.
Le curve strette si susseguono e, ad ogni svolta, si apre una nuova veduta suggestiva.
Si possono ammirare colline ondulate, campi coltivati e, in lontananza, la silhouette maestosa della Rocca di San Leo.
La sensazione è quella di entrare in un’altra epoca, dove la natura e la storia si fondono armoniosamente. Giunti a San Leo, è possibile parcheggiare nel centro del borgo. Da qui, una breve passeggiata conduce alla Rocca.
Durante la camminata, l’aria fresca e il silenzio delle colline accompagnano ogni passo, rendendo l’esperienza ancora più suggestiva.
Insomma, visitare la Rocca di San Leo permette di combinare il piacere del trekking con la scoperta di un patrimonio culturale e storico unico. Questo mix di attività fisica, bellezze naturali e cultura rende la visita alla un’esperienza indimenticabile, adatta a tutti gli amanti della natura e della storia. Pronti per le esplorazioni?