IL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA HA CONDANNATO LA COMPAGNIA DI TRASPORTI LAZIALI COTRAL SPA A RISARCIRE I DANNI AI FIGLI DI UN EX DIPENDENTE DECEDUTO A CAUSA DELL’AMIANTO. STEFANO E CLAUDIO, FIGLI DI VINCENZO CECCHINI RICEVERANNO COMPLESSIVAMENTE 157MILA EURO DI RISARCIMENTO
A dicembre scorso la Corte di Appello di Roma ha già condannato la Cotral Spa al risarcimento di 78.714,03 euro a Laura Cristofanelli, vedova di Vincenzo Cecchini.
Detta sentenza ha convinto anche il giudice del Lavoro, Valentina Cacace nel formulare il giudizio a favore dei ricorrenti assistiti dall’avv. Ezio Bonanni.
I consulenti tecnici di ufficio hanno riconosciuto “la sussistenza del nesso fra l’esposizione lavorativa e l’insorgenza dell’adenocarcinoma polmonare diagnosticato” alla vittima.
I medici hanno accertato la patologia asbesto-correlata a Cecchini nel novembre 2010.È morto a 59 anni soltanto otto mesi più tardi il 22 luglio 2011.
I CTU hanno richiamato le normative che dispongono tutta una serie di misure che il datore di lavoro deve attuare per preservare la salute dei suoi dipendenti. Precisando che “… non può non dubitarsi della responsabilità della società resistente per l’omessa adozione di quelle cautele … che avrebbero ridotto il rischio…”.
Inoltre, la Corte ha deliberato che il fatto che Cecchini fosse un fumatore, non esclude il nesso di causalità tra la patologia, letale, e la sua attività. Anzi, secondo la Corte, ne rafforza la relazione, perché il tabagismo moltiplica i rischi dovuti all’esposizione alla fibra killer.
Nessuna prevenzione per i lavoratori esposti alle fibre killer
Cecchini per undici anni, dal 1982 al 1993, ha lavorato alla Cotral prima in officina, poi come autista. E gli automezzi dell’azienda presentavano componenti in amianto alle quali il defunto è stato esposto.
Così come è stato esposto anche a residui della combustione, benzene e altri cancerogeni, lesivi per il sistema respiratorio. Tutto ciò in assenza di strumenti di prevenzione tecnica e di protezione individuale.
Secondo il giudice Cacace, all’epoca dei fatti «era ben nota l’intrinseca pericolosità delle fibre dell’amianto, tanto che l’uso di materiali che ne contengono era sottoposto a particolari cautele, indipendentemente dalla concentrazione di fibre. Si imponeva, quindi, il concreto accertamento della adozione di misure idonee a ridurre il rischio connaturale all’impiego di materiale contenente amianto».
Bonanni: abbiamo ottenuto giustizia
Il Tribunale di Roma ha riconosciuto ai figli del defunto, così come è stato per la moglie, anche il danno biologico di natura psichica. Infatti, dopo la diagnosi «l’integrità psico-fisica del Cecchini è stata compromessa perché ha percepito lucidamente la gravità del quadro patologico e l’approssimarsi della morte», ha affermato Bonanni. Il quale sottolinea che «non sarà possibile restituire alla famiglia il loro caro, ma abbiamo ottenuto giustizia e un po’ di pace».
Moglie e figli di Vincenzo Cecchini proseguiranno il procedimento giudiziario per chiedere anche il risarcimento dei danni “iure proprio”, cioè subiti per la morte del congiunto.
L’avvocato, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, ha ricordato, inoltre, quanto siano importanti gli accertamenti da eseguire anche ai dipendenti ormai in pensione, pure loro esposti al rischio amianto, anche se sono passati molti anni.
La Cotral Spa, dal canto suo, preso atto della sentenza, ha precisato nella nota “che si tratta di fatti risalenti ad oltre vent’anni fa. Nel rispetto della normativa, nessun lavoratore impiegato presso gli impianti di Cotral Spa, è attualmente esposto al contatto con componenti che contengono polveri e fibre di amianto”.