NUOVA CONDANNA PER AMIANTO FINCANTIERI, DOVRÀ PAGARE 695MILA EURO AI FAMIGLIARI DI UN OPERAIO DELLO STABILIMENTO DI RIVA TRIGOSO, A GENOVA, VITTIMA DELLA FIBRA KILLER
Un nuovo passo avanti per la Giustizia. Parlare di vittoria potrebbe sembrare speculativo ma à di questo che si tratta. Infatti, la Giustizia ha avuto l’ennesimo corso grazie alla tenacia dell’avv. Ezio Bonanni nelle aule dei Tribunali.
Questa volta si tratta del Tribunale di Genova, che il 21 gennaio scorso ha emesso una sentenza a favore dei famigliari di un operaio di Fincantieri deceduto a causa dell’amianto.
L’azienda di Riva Trigoso sarà costretta, quindi, a pagare 695mila euro alla moglie e al figlio dell’ex dipendente.
«Se il datore di lavoro – ha dichiarato l’avvocato Bonanni – avesse rimosso l’amianto per tutto il periodo lavorativo e dotato la vittima di maschere protettive e rispettato le altre regole cautelari, evidentemente la patologia non sarebbe insorta o lo sarebbe stata in epoca successiva, con aumento dei periodi di sopravvivenza della vittima».
Fincantieri amianto: non ha ricevuto le adeguate protezioni
L’uomo, di Genova, ha lavorato nei cantieri navali fino alla pensione. Per tutta la vita lavorativa, però, l’azienda non gli ha mai fornito le dovute protezioni contro la fibra killer. E neppure senza che fosse informato della pericolosità del materiale che ogni giorno utilizzava sul posto di lavoro.
Il lavoratore, tubista, si è occupato della smerigliatura, taglio, smusso di condotti coibentati con materiali in amianto o con materiali che contenevano l’amianto.
A gennaio 2018 l’operaio, ormai in pensione, è stato sottoposto a indagini mediche ed esami clinici all’ospedale di Sestri Levante. Qui i medici gli hanno dovuto riconoscere la patologia asbesto-correlata. L’uomo è morto, dopo soli sei mesi, morto il 7 luglio 2018, a 71 anni.
In tutti i cantieri navali si è fatto uso di prodotti contenenti amianto
L’INAIL aveva, intanto, già riconosciuto la natura professionale della patologia. Secondo l’Istituto, infatti, “vi è stata una generalizzata condizione di rischio amianto, per esposizioni elevate, dirette, indirette, e per contaminazione dell’ambiente lavorativo”.
L’ente, aveva constatato che in tutti i cantieri navali, almeno fino al “varo” della legge n. 257 del 92, con la quale l’Italia l’ha messo al bando, si è fatto largo uso di prodotti contenenti amianto.
Pertanto, l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro ha riconosciuto all’assicurato la rendita diretta.
Fincantieri condannata a pagare 695mila euro alla moglie e al figlio
Purtroppo, però, l’amianto utilizzato nel cantiere navale, ha messo a rischio anche i familiari del 71enne.
Difatti, l’uomo rientrava a casa con ancora indosso gli abiti da lavoro ricoperti di polveri di amianto. Era la moglie, quindi, a lavargli le tute di lavoro. Gli stessi capelli del lavoratore erano coperti dalle polveri di asbesto, che poi sono risultate nocive.
Per tutti questi motivi il Tribunale di Genova ha condannato Fincantieri al pagamento del risarcimento – pari a 695mila euro – anche del danno non patrimoniale alla moglie e al figlio.
Per richiedere una consulenza gratuita i lavoratori e i cittadini possono utilizzare lo sportello on-line dell’ONA o chiamare il numero verde
800 034 294
Per segnalare i siti in cui ancora è presente l’amianto, l’Osservatorio Nazionale Amianto Aps ha realizzato una App, scaricabile gratuitamente a questo link.