martedì, Aprile 29, 2025

Il ruolo dell’aviazione nell’inquinamento atmosferico e l’impatto dei conflitti armati

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L’AVIAZIONE SIA CIVILE SIA MILITARE INCIDE PROFONDAMENTE SUL RISCALDAMENTO GLOBALE, NON SOLO PER LE EMISSIONI DIRETTE DI ANIDRIDE CARBONICA MA ANCHE PER UNA SERIE DI PROCESSI ATMOSFERICI CHE AMPLIFICANO L’EFFETTO SERRA

Le emissioni dell’aviazione e il loro impatto climatico

Ogni volo contribuisce all’immissione nell’atmosfera di gas serra, tra cui anidride carbonica (CO₂), ossidi di azoto (NOₓ) e particolato fine. Nello specifico, il biossido di carbonio permane per secoli e rappresenta il principale responsabile del riscaldamento globale.

Gli ossidi di azoto reagiscono invece con l’ossigeno atmosferico favorendo la formazione di ozono troposferico, un gas serra con un potenziale di riscaldamento globale particolarmente elevato. In alta quota, queste sostanze alterano la composizione dell’ozono stratosferico, riducendo la sua capacità di schermare i raggi ultravioletti.

Le scie di condensazione, generate dal vapore acqueo contenuto nei gas di scarico, contribuiscono alla formazione di cirri artificiali, nubi sottili e persistenti che trattengono il calore nell’atmosfera. Secondo il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), l’effetto serra complessivo dell’aviazione è fino a tre volte superiore rispetto a quello provocato dalla sola CO₂, a causa della combinazione di questi fenomeni.

La guerra e il deterioramento ambientale legato all’aviazione

I conflitti armati aggravano ulteriormente il quadro, sia per l’aumento dell’attività aeronautica sia per la distruzione di infrastrutture energetiche e industriali.

L’invasione russa dell’Ucraina, iniziata nel 2022, ha avuto conseguenze disastrose anche sul piano ambientale. Il blocco dello spazio aereo russo ha obbligato molte compagnie aeree a deviare le rotte intercontinentali, aumentando la durata dei voli e, di conseguenza, il consumo di carburante.

Nel 2023, i voli tra Europa e Asia hanno richiesto il 14,8% di carburante in più rispetto agli anni precedenti, mentre quelli tra Nord America e Asia hanno registrato un incremento del 9,8%. Complessivamente, le emissioni aggiuntive dovute alle nuove traiettorie hanno superato gli 8,2 milioni di tonnellate di CO₂, un valore pari quelle annuali di diversi piccoli Stati.

Oltre al traffico aereo deviato, il conflitto ha provocato la distruzione di raffinerie, oleodotti e centrali elettriche, causando incendi di lunga durata che hanno rilasciato nell’aria enormi quantità di particolato, idrocarburi policiclici aromatici e diossine. Le esplosioni e i bombardamenti hanno sollevato polveri sottili e metalli pesanti, con conseguenze non solo per l’atmosfera, ma anche per il suolo e le falde acquifere.

Le operazioni militari generano inoltre una quantità imponente di rifiuti bellici: detriti edilizi, veicoli distrutti, munizioni inesplose e materiali contaminati. La gestione di questi scarti rappresenta una sfida ecologica che perdura ben oltre la fine delle ostilità, lasciando territori devastati e compromessi per decenni.

Trasporto e inquinamento: un’analisi storica

Il settore aeronautico non è l’unico ad aver lasciato un’impronta significativa sull’ambiente. Nel XIX secolo, la rivoluzione industriale e l’espansione del trasporto ferroviario e marittimo alimentarono una crescente domanda di carbone. Le locomotive a vapore e i piroscafi emettevano grandi quantità di fuliggine e CO₂, mentre la deforestazione su larga scala serviva a soddisfare la necessità di combustibile per le caldaie.

Con l’avvento dell’aviazione commerciale nel XX secolo, il paradigma dell’inquinamento subì un’evoluzione. Negli anni ’60, la diffusione dei jet commerciali moltiplicò il traffico aereo, aggravando il problema delle emissioni.

Il Concorde, simbolo del progresso tecnologico, consumava fino a cinque volte più carburante per passeggero rispetto a un Boeing 747, contribuendo a rendere l’aviazione una delle industrie più energivore, oltre che inquinanti.

Oggi, modelli come il Boeing 787 Dreamliner e l’Airbus A350 hanno migliorato l’efficienza del consumo di carburante, riducendo le emissioni fino al 25% rispetto alle generazioni precedenti. Tuttavia, questi progressi risultano vanificati dall’aumento esponenziale dei voli. Nel 2019, il traffico aereo mondiale ha superato i 38 milioni di voli e il numero è destinato a crescere con la ripresa economica post-pandemia e l’espansione delle compagnie low-cost.

Strategie per ridurre l’impatto ambientale del trasporto aereo

Affrontare la crisi climatica richiede un ripensamento profondo del settore dell’aviazione. Una delle soluzioni più promettenti è lo sviluppo di carburanti sostenibili (SAF, Sustainable Aviation Fuel), derivati da biomasse o idrogeno. Questi combustibili potrebbero ridurre fino all’80% le emissioni di carbonio, ma la loro produzione resta limitata e i costi elevati ne ostacolano la diffusione su larga scala.

Il miglioramento delle rotte aeree e l’ottimizzazione del traffico possono ridurre il consumo di carburante fino al 10%. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la pianificazione dei voli, sfruttando le condizioni atmosferiche favorevoli, potrebbe ulteriormente incrementare l’efficienza.

Gli aerei elettrici e a idrogeno rappresentano una prospettiva concreta, ma la loro implementazione su larga scala richiederà ancora decenni. Nel frattempo, una strategia immediatamente applicabile consiste nella riduzione dei voli a corto raggio. Alcuni governi stanno già adottando misure in questa direzione: la Francia ha vietato i voli interni quando esiste un’alternativa ferroviaria competitiva.

Insomma, mentre le compagnie aeree investono in tecnologie più sostenibili, la crescita inarrestabile del traffico aereo continua a rappresentare un ostacolo alla decarbonizzazione del settore. Senza una drastica riduzione dei voli superflui e un potenziamento dei trasporti alternativi, l’impatto climatico dell’aviazione rimarrà un problema irrisolto. Il futuro della mobilità dovrà necessariamente coniugare innovazione tecnologica e una revisione delle abitudini di viaggio, ponendo la sostenibilità al centro delle politiche globali.

Numero verde ONA

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