L’EMERGENZA AMBIENTALE GRIDA LA NECESSITÀ DI ESSERE ASCOLTATA CON LA FORZA DELLA MUSICA DI UNA GIOVANE ARTISTA, CECILIA ROSSI, IN ARTE LECICIA SORRI. TRA CRISI CLIMATICA, CONFINI E OPPRESSIONI “ART 110, 1° CO.” È UN ATTO MUSICALE DI RESISTENZA, CONSAPEVOLEZZA E LOTTA PER LA SALVAGUARDIA AMBIENTALE
L’arte e la musica come allarme ambientale
Viviamo un’epoca in cui il tempo per agire si assottiglia, i ghiacciai si sciolgono, le frontiere si chiudono, le disuguaglianze si amplificano. Di fronte a questa emergenza globale, Lecicia Sorri — pseudonimo e anagramma di Cecilia Rossi — non resta in silenzio: risponde con un long playing che è una dichiarazione politica, un atto sonoro di ribellione, un manifesto esistenziale.
“art. 110, 1° co.” non è solo un disco d’esordio: è una presa di posizione chiara, urgente e senza compromessi. La cantautrice bolognese, con un background che intreccia diritto, musica e attivismo, ci consegna sei tracce che suonano come un grido collettivo. Tra elettronica, poesia, beat taglienti e liriche militanti, Lecicia racconta un mondo che si disgrega, ma anche la possibilità di ricostruirlo.
La sua ambizione è chiara: trasformare l’arte in uno strumento reale di cambiamento, in un linguaggio politico capace di aprire varchi, generare confronto, spostare l’orizzonte: un invito a non voltarsi dall’altra parte, a sentire davvero ciò che accade. E, magari, a fare qualcosa. Anche solo ascoltare. Perché resistere è possibile. E sì, a volte si può anche ballarci sopra.

Ghiacciai che si sciolgono, cuori che si spezzano
Tra i temi portanti dell’EP, l’emergenza ambientale è una presenza costante, tanto nei suoni quanto nelle parole. La traccia “Ghiacciaio” ne è il cuore simbolico: un pezzo nato come canzone d’amore e trasformato in una riflessione cruda sulla fragilità del nostro pianeta.
Il ghiaccio si scioglie e il paesaggio sonoro si fa desolato e pulsante. In un mondo dove il riscaldamento globale ha già superato 1,1°C rispetto all’epoca preindustriale (dati IPCC), il cambiamento climatico non è più solo un tema da convegno: è esperienza quotidiana, emotiva, personale.
Confini, migrazioni e la necessità di un’altra narrazione
In “Sorri not sorry”, il cognome anagrammato diventa slogan politico. Il brano affronta il tema delle migrazioni forzate, dei confini che si alzano e della retorica tossica che alimenta paure e divisioni. Secondo l’ONU, oltre 110 milioni di persone sono state costrette a lasciare la propria casa nel 2023.
Lecicia punta il dito contro la narrazione distorta dei media, ma non si ferma alla denuncia: immagina un mondo dove le frontiere si sgretolano e la solidarietà diventa struttura, non eccezione. Un invito alla responsabilità collettiva, in cui la musica si fa veicolo di visioni radicali ma concrete.

Transfemminismo, corpo e parola come atto di resistenza
E poi c’è il transfemminismo, una delle anime più forti di “art. 110, 1° co.”. La violenza di genere, le oppressioni sistemiche, il diritto all’identità e all’autodeterminazione emergono nei testi con una forza schietta, ma mai retorica.
Ogni verso è consapevolezza politica. Lecicia trasforma il dolore in resistenza, la vulnerabilità in arma poetica. In Italia, nel 2023, si sono contati oltre 120 femminicidi e nel mondo una donna su tre subisce violenza (dati OMS): cifre che diventano ritmo e voce, denuncia e appello.
Un disco che nasce come un lavoro corale
Il disco non nasce da solo: è un lavoro corale, come suggerisce già il titolo, “art. 110, 1° co.”, si ispira, infatti, all’articolo del codice penale sul concorso di persone in reato, e lo rilegge in chiave artistica: la musica come azione collettiva, il suono come atto sovversivo.
Al fianco di Lecicia, il produttore Otus_Medi ha firmato la direzione sonora del progetto, costruendo un ambiente musicale che spazia tra pop, techno, ambient, industrial ed elettronica sperimentale. Le grafiche dell’EP, nate dalla collaborazione tra Claudiano.jpeg e Ananpoptosi, aggiungono un ulteriore livello di lettura, visivo e simbolico.
