L’ORSA F43 MUORE DURANTE LE OPERAZIONI DI CATTURA IN TRENTINO. È VOCE UNANIME CHE BISOGNA ACCERTARE LE DINAMICHE EPISODIO. WWF: LA PERDITA DI UNA FEMMINA È UN DANNO BIOLOGICO NON INDIFFERENTE
Orsa F43 è morta l’altra notte in val di Concei, a Ledro in Trentino, durante un’azione di cattura per la sostituzione del radiocollare che portava da circa un anno.
Secondo quanto riferito dalla Provincia Autonoma di Trento (PAT), «è emerso che l’animale è deceduto a seguito della posizione assunta nella trappola tubo nel momento in cui l’anestetico ha fatto effetto».
Sempre secondo la fonte ufficiale della PAT, da luglio scorso Orsa F43 era monitorata di frequente perché nel corso dell’ultimo anno il suo comportamento stava preoccupando gli abitanti del posto.
Il plantigrado, afferma l’amministrazione trentina, frequentava spesso centri abitati, per cercare cibo dai pollai e dai cassonetti dei rifiuti organici. Pertanto, è stata oggetto di azioni di dissuasione al fine di tentare di modificarne il comportamento. Azioni verso cui, però, almeno in tre occasioni, specifica la PAT, l’orsa ha mostrato «comportamenti di abituazione alla presenza umana». Cioè di eccessiva confidenza con l’uomo.
Durante le operazioni di cattura di animali selvatici esiste sempre un grado di rischio – riconosce il WWF -, ma l’associazione ambientalista auspica che l’autopsia faccia chiarezza sulle dinamiche che hanno portato alla morte di F43.
Nel Trentino, su una popolazione una ottantina di orsi, (stima del 2021), la perdita di una femmina in età riproduttiva rappresenta un danno biologico non indifferente.
La condotta degli animali è l’effetto di errati comportamenti umani
Gli ambientalisti, puntano il dito contro i cattivi comportamenti dell’uomo. Infatti, l’abbondanza di risorse di facile accesso presso i centri abitati spinge gli animali selvatici a frequentarli assiduamente. Un problema documentato sia a livello nazionale sia internazionale. Un dilemma, dimostrato dai fatti, che anche in molte aree del Trentino da troppo tempo rimane irrisolto.
Il WWF, pertanto, sottolinea come sia sempre più prioritaria, oltre a un monitoraggio intensivo degli individui che mostrano comportamenti abituati, confidenti o problematici, la messa in sicurezza delle fonti alimentari di origine antropica (cassonetti dell’organico e pollai in primis), la cui presenza è alla base dell’insorgenza di tali comportamenti.
Una soluzione potrebbe essere, per esempio, l’utilizzo di cassonetti anti-orso in tutto l’areale del plantigrado e mettendo in sicurezza altre risorse che risultano attrattive per gli orsi.
La reazione degli animalisti
La reazione degli animalisti, alla morte di Orsa F43 ha fatto il giro dei social. F43 ha fatto la stessa fine di Daniza, avvenuta nel 2014 sempre in Trentino, fanno notare.
«Gli Animalisti Italiani Onlus – dichiara il presidente Walter Caporale – chiedono che venga immediatamente istituita una Commissione di indagine per conoscere come sono realmente andate le cose. Ma chiediamo anche che qualcuno paghi per una uccisione compiuta da un dipendente pubblico. Nella morte dell’orsa F43, c’è sicuramente stato menefreghismo, superficialità e indifferenza. “Era solo un orso” mi hanno risposto questa mattina alla Ausl. No: F43 (nome vergognoso che le è stato assegnato da una bestia umana) era un essere vivente: amava, correva, gioiva, soffriva, piangeva. Ora non ci sei più, cara amica: piangiamo la tua assurda morte, ci rivedremo in un altro Quando, ma intanto noi Animalisti Italiani Onlus lotteremo per cercare di darti giustizia in questa vita terrena dove tanti non ti hanno rispettata». (fonte TGCOM 24)
Anche la politica chiede giustizia per Orsa F43
«Non potendosi trattare di “incidente” – affermano i parlamentari di Alternativa – richiediamo l’immediato sequestro del corpo dell’orsa F43 e che siano medici veterinari forensi esperti nel settore, come il dott. Rosario Fico dell’Istituto Zooprofilattico Lazio e Toscana, a eseguire l’esame necroscopico».
F43 era un esemplare di orso femmina, patrimonio indisponibile dello Stato, che faceva parte di un progetto di reintroduzione finanziato dallo Stato e dall’Unione Europea.
«Per questo – aggiungono – riteniamo fondamentale l’immediato intervento dei Carabinieri forestali per le necessarie indagini e per riportare chiarezza nelle competenze dello Stato, quelle che il ministro dell’Ambiente, il ministro della Salute e quello delle Politiche forestali sembrano ignorare o almeno, aver dimenticato».
Per i parlamentari di Alternativa si tratta «dell’ennesimo episodio raccapricciante e inaccettabile che riguarda la Provincia di Trento in cui, a pagare le spese della evidente incapacità gestionale umana, sono ancora una volta gli animali che dovremmo saper proteggere», concludono.