sabato, Febbraio 15, 2025

“Esercizio di attività pericolosa”: condannato il ministero della Difesa

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IL TAR LAZIO CONDANNA IL MINISTERO DELLA DIFESA PER LA MORTE DI UN CAPITANO DI FREGATA, DECEDUTO PER UN MESOTELIOMA CAUSATO DALL’ESPOSIZIONE ALL’AMIANTO DURANTE IL SERVIZIO. ALLA FAMIGLIA UN RISARCIMENTO DI 135MILA EURO

“Facendo applicazione del quadro normativo e di principi ora richiamato, il collegio ritiene che, nel caso oggetto della presente controversia, debba ritenersi sussistente la responsabilità del ministero della Difesa per la patologia tumorale che ha colpito il Capitano, determinandone il decesso”. Così il tribunale Amministrativo del Lazio, nella sentenza emessa nei confronti del ministero della Difesa per la morte di un ufficiale della Marina Militare.

Il TAR ha condannato il dicastero a risarcire con 135mila euro la famiglia del Capitano di fregata S.Z., morto per un mesotelioma pleurico causato dall’esposizione all’amianto.

“Più in dettaglio – è scritto nel dispositivo – l’Amministrazione dovrebbe rispondere della malattia e della morte del Capitano sia a titolo di responsabilità contrattuale sia anche a titolo di responsabilità extracontrattuale, ai sensi degli articoli 2043 e 2059, in aggiunta ai profili di cui agli articoli 2050 cod. civ. (responsabilità per l’esercizio di attività pericolosa) e 2051 cod. civ. (responsabilità da cosa in custodia). Sussisterebbe anche la responsabilità civile da reato, di cui agli articoli 590, 185 e 187 cod. pen., per la condotta dei dirigenti e dei titolari delle posizioni di garanzia”.

Esposto all’amianto per oltre trent’anni di servizio

Il militare si era arruolato come volontario. Quindi è transitato in servizio permanente effettivo come ufficiale dopo aver superato un concorso. Il Capitano di fregata ha prestato servizio nella Marina Militare dal 27 agosto 1960 fino al 20 luglio 1992, quando è stato posto in congedo.

Nel corso della propria attività lavorativa, il medesimo ha prestato servizio sia nelle unità navali sia a terra all’Arsenale militare marittimo, alla Scuola sottufficiali di Taranto, nonché in diverse altre sedi di servizio.

L’ex militare è deceduto il 30 marzo 2005 ad Albano Laziale a 62 anni a causa di un mesotelioma pleurico originato dall’esposizione all’amianto, come riscontrato dal Collegio giudicante.

In precedenza, nel 2009, l’Amministrazione aveva riconosciuto l’infermità sofferta dall’ufficiale come dipendente da causa di servizio. Quindi, nel 2011, gli aveva attribuito lo status di equiparato a Vittima del dovere

“Al riguardo – scrive il giudice Giovanni Iannini -, le ricorrenti hanno evidenziato che l’amianto veniva utilizzato sin dal 1910 come coibentante per i motori delle navi e, successivamente, anche per la coibentazione delle caldaie, dei camini, delle tubazioni e delle valvole, nonché nelle guarnizioni e nelle coppelle, che erano in amianto oppure avevano parti in amianto”.

L’imprenditore a tutelare l’integrità fisica dei prestatori

La famiglia del Capitano di fregata, ha ritenuto che la Difesa sia responsabile per l’esposizione del defunto all’amianto e ad altri cancerogeni, e per non aver fornito adeguate informazioni sui rischi né la sorveglianza sanitaria o strumenti di protezione.

A questo proposito la sentenza recita che “L’articolo 2087 cod. civ. prevede, infatti, che “L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

Moglie e figlie del militare si sono, quindi, rivolte all’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e presentato ricorso al TAR.

Accertato il nesso di causalità

Il Tribunale, dopo le verifiche medico-legali, ha, quindi, ha accertato “il nesso di causalità, tenuto conto del fatto che l’eziopatogenesi tumorale da -esposizione professionale a fibre di amianto è di tipo “dose-dipendente”, con la conseguenza che ogni esposizione riveste un ruolo nel determinare la malattia, aumentando statisticamente il rischio di riduzione della latenza e di accelerazione del processo patogenetico”.

L’avvocato Ezio Bonanni

«Si tratta dell’ennesima sentenza di condanna a carico del Ministero della Difesa per malattia e decesso di un militare della MM Italiana per elevata e non cautelata esposizione a fibre e polveri d’amianto nelle unità navali e nelle basi arsenalizie», sottolinea Bonanni.

Numero verde ONA

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