UN CAMBIAMENTO INASPETTATO E SORPRENDENTE STA AVVENENDO NELL’ANGOLO PIÙ REMOTO E FREDDO DEL NOSTRO PIANETA: L’ANTARTIDE. QUELLO CHE UN TEMPO ERA UN CONTINENTE CARATTERIZZATO DALL’IMPENETRABILE BIANCO DEI GHIACCI, OGGI STA ASSISTENDO A UNA RAPIDA DIFFUSIONE DELLA VEGETAZIONE. IL FENOMENO È TALMENTE ACCELERATO CHE ALCUNE AREE, UN TEMPO RICOPERTE DA STRATI DI GHIACCIO, OGGI SONO DOMINATE DA MUSCHI VERDI, SEGNO DI UN CAMBIAMENTO CLIMATICO CHE STA SCONVOLGENDO L’ECOSISTEMA ANTARTICO. QUESTO PROCESSO DI “INVERDIMENTO” HA IMPLICAZIONI PROFONDE NON SOLO PER L’AMBIENTE LOCALE, MA ANCHE PER L’EQUILIBRIO GLOBALE DEL CLIMA
L’espansione della vegetazione in Antartide: un fenomeno senza precedenti
Uno studio pubblicato su Nature Geoscience, ha documentato l’espansione impressionante della vegetazione sulla Penisola Antartica, una delle aree più vulnerabili e in rapido riscaldamento del continente.
Guidati da Olly Bartlett, specialista del telerilevamento dell’Università dell’Hertfordshire (Regno Unito), i ricercatori hanno utilizzato immagini satellitari per analizzare i cambiamenti avvenuti dal 1986 al 2021.
Le rilevazioni, effettuate tramite i satelliti Landsat della NASA e dell’US Geological Survey, hanno rivelato un aumento di ben quattordici volte dell’area coperta da piante in poco più di tre decenni. Nel 1986, meno di un chilometro quadrato era ricoperto di vegetazione; nel 2021, questa cifra è salita a quasi dodici chilometri quadrati.
Tra il 2016 e il 2021, l’espansione del verde è avvenuta a un tasso del 33% superiore rispetto alla media dei precedenti 35 anni. Questo dato, come sottolineato dallo stesso Bartlett, rappresenta solo l’inizio di una trasformazione epocale che potrebbe ridefinire completamente l’ecosistema antartico.
Come si misura l’inverdimento?
Per valutare la copertura vegetale, i ricercatori si sono basati su un principio fondamentale che riguarda il modo in cui le piante interagiscono con la luce solare. Gli organismi fotosintetici, come alberi e altre forme di vegetazione, assorbono specifiche lunghezze d’onda della radiazione solare.
In particolare, una porzione considerevole della luce rossa (tra 620 e 750 nanometri) viene assorbita poiché è essenziale per la fotosintesi. Questo processo avviene grazie alla clorofilla e ad altri pigmenti fotosintetici, che convertono l’energia luminosa in nutrienti fondamentali per la crescita e il metabolismo della pianta.
Al contrario, le piante riflettono gran parte della luce vicino all’infrarosso, una radiazione che non viene utilizzata per la produzione di energia. Questo contrasto tra l’assorbimento della luce rossa e la riflessione dell’infrarosso diventa un indicatore rilevante dello stato di salute della vegetazione: una copertura verde rigogliosa assorbe molta radiazione rossa e riflette intensamente quella infrarossa.
Grazie a sofisticati sensori satellitari capaci di misurare queste specifiche lunghezze d’onda, i ricercatori possono identificare facilmente le zone in cui la vegetazione è sana e in piena attività. Questo metodo è alla base di strumenti come l’NDVI (Normalized Difference Vegetation Index), che permette di valutare la densità e la vitalità del manto vegetale.
Il pericolo dei cambiamenti climatici
Tuttavia, i cambiamenti climatici stanno modificando la distribuzione e la vitalità della vegetazione a livello globale. L’aumento delle temperature, in particolare, sta accelerando il ciclo di crescita di molte specie vegetali e alterando la dinamica degli ecosistemi.
Nel caso specifico della Penisola Antartica, l’incremento della temperatura media di quasi 3 °C dal 1950 ha reso possibile la colonizzazione di muschi e altre forme vegetali in aree precedentemente inospitali. L’espansione di queste piante su terreni che prima erano inadatti alla vita vegetale è una chiara conseguenza del riscaldamento globale, e i satelliti permettono di monitorare queste trasformazioni in tempo reale.
Thomas Roland, coautore dello studio e scienziato ambientale dell’Università di Exeter, ha dichiarato che il tasso di cambiamento osservato è “scioccante” e particolarmente preoccupante perché sta avvenendo in una regione remota e vulnerabile. Il fatto che un’area così isolata stia subendo trasformazioni così rapide mette in luce l’impatto globale del cambiamento climatico.
L’Antartide sempre più verde: conseguenze del fenomeno
Mentre il cambiamento climatico continua ad accelerare, si teme che l’espansione del muschio possa non solo continuare, ma aprire la strada a ulteriori trasformazioni dell’ecosistema. Le specie autoctone dell’Antartide, adattate a condizioni estreme e uniche, potrebbero non essere in grado di competere con l’arrivo di nuove piante, potenzialmente invasive, che troverebbero un ambiente sempre più favorevole grazie alle temperature in aumento.
Jasmine Lee, una scienziata della conservazione del British Antarctic Survey, organizzazione responsabile della ricerca scientifica e della divulgazione sull’Antartico, ha sottolineato l’importanza di questa ricerca. Sebbene altri studi abbiano evidenziato che la vegetazione sta rispondendo al riscaldamento climatico, questo lavoro rappresenta la prima indagine su larga scala che analizza l’intera regione.
Le ripercussioni del fenomeno

Il fenomeno dell’inverdimento dell’Antartide, oltre ad alterare il paesaggio, potrebbero avere ripercussioni globali. La Penisola gioca infatti un ruolo cruciale nella regolazione del clima terrestre: i suoi ghiacci riflettono gran parte della radiazione solare nello spazio, il che contribuisce a mantenere le temperature globali sotto controllo. Se il bianco dei ghiacci lascia progressivamente spazio al verde della vegetazione, questa capacità riflettente diminuirà, amplificando conseguentemente il riscaldamento globale.