OPERAZIONI DELLA GUARDIA DI FINANZA IN TUTTO IL PAESE, PER CONTRASTARE GLI ILLECITI AMBIENTALI. INDIVIDUATE DISCARICHE ABUSIVE, SVERSAMENTI ILLECITI E USI IMPROPRI DEL DEMANIO MARITTIMO. IN SICLIA LA MANO DELLA MAFIA SUI RIFIUTI
Il quotidiano servizio della Guardia di Finanza non si limita al solo presidio della sicurezza economico-finanziaria del territorio ma anche al contrasto ai danni contro l’ambiente. Per il quale ripristino, sono necessarie inevitabili notevoli risorse pubbliche.
Nel delicato settore del contrasto agli illeciti ambientali, sono molteplici gli interventi delle Fiamme Gialle relativi all’individuazione di discariche abusive, di sversamenti illeciti o di usi impropri del demanio marittimo.
Indagini svolte tramite riprese video, intercettazioni telefoniche e ambientali, complicate ricostruzioni documentali e accertamenti bancari. Operazioni portate, poi, a termine in tutto il Paese, come andremo a leggere.
Discarica abusiva a cielo aperto nel Comune di Rubano
Nel padovano, per esempio, i finanzieri del Comando provinciale, in collaborazione con i funzionari dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto, hanno rinvenuto nel Comune di Rubano una discarica di 50 metri cubi circa di rifiuti speciali non pericolosi.
La discarica a cielo aperto, di 400 metri quadrati circa, riconducibile a una società edile, era sita su un terreno vicino a un corso d’acqua. I funzionari dell’ARPAV hanno, quindi constatato lo stato di abbandono dei materiali rinvenuti e ritenuti potenzialmente dannosi per l’ambiente.
Rifiuti bruciati dai nomadi nell’astigiano
Le operazioni di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza di Asti hanno interessato, in particolare, l’area del campo nomadi di Via Guerra. Le indagini, nei confronti di dodici indagati, riguardano, oltre all’ipotesi di reato di usura e abusiva attività finanziaria, la raccolta abusiva di rifiuti pericolosi e non.
Nello specifico: macerie, cartoni, materiale elettrico, batterie, pneumatici, derrate alimentari scadute, oli esausti, vetro, metalli ferrosi.
Secondo la ricostruzione dei fatti, i rottami ferrosi erano destinati a successiva rivendita. I residui, (plastica, cartone, rifiuti umidi, barattoli contenenti residui di olio minerale, vernici, guaine di plastica), gli indagati li bruciavano, causando anche il relativo inquinamento atmosferico. In diverse occasioni nei mesi scorsi, è stato richiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco.
La mano della mafia siciliana sui rifiuti speciali
In Sicilia, la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Messina, ha diretto un’operazione con il sostegno dei Finanzieri del Comando Provinciale di Messina e il supporto del Reparto Operativo Aereonavale di Palermo.
Le Fiamme Gialle hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare emesse dal G.I.P. del Tribunale di Messina, nei confronti di dieci soggetti aderenti a vario titolo, a un’associazione per delinquere riconducibile al clan Romeo-Santapaola.
Il clan, in maniera sistematica e organizzata, era dedito al traffico e alla gestione abusiva (raccolta, trasporto, sversamento ed occultamento) di ingenti quantitativi di rifiuti speciali.
Una lunga serie di gravissimi reati di inquinamento che hanno causato l’irrimediabile compromissione di una vasta area di terreno, sita a Messina in Contrada San Corrado – località Gravitelli.
Detta zona, era già sottoposta ai vincoli previsti per i siti di interesse comunitario e le zone di protezione speciale. Analizzando le immagini satellitari relative agli anni 2011 – 2019, gli investigatori hanno evidenziato come, progressivamente, i sodali hanno occupato un’area di oltre 38mila metri quadrati.
I titolari delle società coinvolte nell’illecito sversamento risultavano già noti alle cronache giudiziarie, come associati al noto clan mafioso.


