martedì, Aprile 29, 2025

“Il vento della memoria”. Romanzo-verità sull’amianto, di Daniela Vasarri

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DANIELA VASARRI RACCONTA L’IMPATTO DELL’AMIANTO SULLA VITA QUOTIDIANA CON UN ROMANZO INTENSO E DOCUMENTATO. “IL VENTO DELLA MEMORIA” È UNA STORIA DI LAVORO, SILENZI E TRAGEDIE CONDIVISE, CHE TRASFORMA LA MEMORIA IN DENUNCIA E DÀ VOCE A CHI HA RESPIRATO LA POLVERE SENZA SAPERE DI MORIRE

Chi poteva immaginare che proprio ciò di cui vivevamo sarebbe stato ciò di cui sarei morto?

Polvere bianca, destini segnati: il romanzo-denuncia sull’amianto di Daniela Vasarri

Secondo volume della collana dedicata all’Ambiente del Lavoro, “Il vento della memoria”, il nuovo romanzo di Daniela Vasarri, affonda le radici in una solida base di ricerche storiche. L’autrice racconta, con tono narrativo incisivo e consapevole, la lunga e tormentata evoluzione degli ambienti lavorativi legati alla produzione del cemento-amianto.

Senza indicare una precisa ambientazione geografica, Vasarri costruisce un affresco umano e sociale. Mette in scena speranze, sogni e paure dei primi lavoratori che si trovano, loro malgrado, ad affrontare un nemico silenzioso e invisibile.

Una quotidianità scandita dalla convivenza forzata con la fibra assassina

“Tutti ormai ci si erano abituati, ci convivevano, ignari forse ancora della sua pericolosità”: con queste parole la scrittrice tratteggia una quotidianità scandita dalla convivenza forzata con la fibra assassina. L’amianto, che per anni ha garantito sostentamento a intere comunità, si trasforma lentamente nel carnefice di quelle stesse vite.

Dal 1930 fino ai primi anni Duemila, l’autrice segue le vicende di una famiglia legata a doppio filo con la fabbrica. Una famiglia immersa in una realtà tossica, contaminata, dove la vita si sgretola sotto il peso di una minaccia invisibile.

Il testo racconta di uomini, che ogni mattina si svegliano presto, raggiungono i reparti e respirano polvere che si deposita ovunque: nei fazzoletti, tra i capelli, sulle tute da lavoro, perfino sulla biancheria intima. Non sono principi azzurri cosparsi di polvere magica – scrive Vasarri – ma uomini veri, forti e vulnerabili, che trasportano, modellano e tagliano oggetti impregnati di una sostanza che li penetra dall’interno.

“Prende in mano una rivista – narra il testo -, è tra le poche scientifiche che coprono il vetro del tavolo. La sfoglia distrattamente, ma si accorge che molti articoli hanno parole straniere, inglesi crede, poi però l’immagine di un polmone lo colpisce. Sono due figure simili a dei fagioli, di colore rosa, di cui uno è sporcato da macchie estese che coprono quel rosa: mesotelioma pleurico – recita il titolo -, il tumore provocato dall’amianto”.

L’amianto, un veleno nascosto, sottile e letale

La polvere bianca, descritta come una fitta neve, ricopre ogni cosa. Anche i momenti felici, come un battesimo, si ammantano di inquietudine. Emma – una protagonista del romanzo -, madre preoccupata, osserva i giardinetti della chiesa e teme che la sua famiglia calpesti l’amianto. I vialetti, costruiti con sacchi di scarti industriali, diventano metafora della bellezza apparente che nasconde un veleno sottile e letale.

Siamo nel 1970. La parola “amianto” inizia a fare paura. I sindacati sollevano il problema e chiedono di limitarne l’uso o addirittura fermarne la produzione. Le richieste arrivano fino in Parlamento, mentre la crisi si diffonde e lascia segni indelebili.

Il tema entra in ogni casa e in ogni corpo. Le massaie lavano le tute contaminate dei mariti o dei figli. Gli antennisti lavorano su tetti in onduline di amianto. Cortili dove giocano i bambini e campi da calcio sono ricoperti di materiale cancerogeno. I lavoratori maneggiano con mani nude tubi, ferri e lastre, inconsapevoli del veleno che respirano.

“… non so come dirtelo, stamattina al lavoro mi sono un po’ spaventato perché, dopo un senso di nausea forte, una fiacchezza incredibile, ho iniziato a tossire; ma non, sai, come si tossisce di solito, mi faceva male tutto, lo stomaco, dietro, la pancia persino. Non vorrei che c’entrasse il lavoro, mi capisci, insomma…”.

Quella fonte di reddito che, mentre li nutre, lentamente li divora

La polvere non fa distinzione. Avvolge tutti: chi la tocca, chi la respira, chi semplicemente le passa accanto. Nessuno è escluso. L’intera comunità è unita da un tragico destino. Eppure, tutti restano aggrappati a quella fonte di reddito che, mentre li nutre, lentamente li divora.

La narrazione di Vasarri colpisce al cuore quando racconta che a morire non sono solo gli operai. Anche chi non ha mai messo piede in fabbrica si ammala. Bambini, donne, insegnanti, artigiani: vittime ignare di una fibra che si insinua ovunque e non perdona.

Con uno stile diretto e coinvolgente, l’autrice compone un romanzo-denuncia che dà voce a generazioni silenziose. Racconta un’Italia industriale sedotta dal progresso, ma tradita dalla sua stessa fiducia cieca.

Una storia che ha il sapore della memoria collettiva e il peso della giustizia negata.


“… il vento della memoria è potente e riesce a durare per sempre”.

Per i tipi di Bookendipity.com

Numero verde ONA

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