IL PENSIERO DI HENRY DAVID THOREAU E SIGURD OLSON A DISTANZA DI ANNI CI AIUTA A RIFLETTERE SUL RAPPORTO TRA L’UOMO E LA NATURA SELVAGGIA
Come ci insegna l’Istat, l’attenzione per la tutela dell’ambiente è cresciuta esponenzialmente a partire dalla fine degli anni ’90. Con questa sono aumentati anche i comportamenti ecocompatibili messi in atto dalla popolazione, principalmente finalizzati alla conservazione delle risorse naturali.
Eppure questo sentimento di amore verso il “creato” non è nuovo. Sono infatti molti i pensatori e i filosofi che hanno riflettuto sul rapporto tra Uomo e Natura. Uno di questi è sicuramente Sigurd Olson, tra i più importanti scrittori naturalisti, ambientalisti e conservazionisti americani. Proprio la sua prima opera “Il canto selvatico”, Piano B Edizioni, è da questo mese disponibile finalmente anche in Italia. Pubblicato nel 1956, questo testo è subito diventato uno dei libri più influenti del nature writing e del movimento ecologista.
“Il canto selvatico” secondo Sigurd Olson
“Il canto selvatico appartiene al richiamo della strolaga, all’aurora boreale e ai grandi silenzi di un territorio che si estende a nordovest del lago Superiore. Riguarda le piccole gioie, l’immutabilità e un senso della prospettiva rintracciabili in uno stile di vita legato al passato”.
Con queste parole l’autore presenta questo testo, strutturato in modo che segua lo scorrere delle stagioni, dalla primavera all’inverno. Olson racconta le proprie esperienze nel Nord, nei luoghi in cui ha avuto l’occasione di udire il canto selvatico e afferrare il suo vero significato.
“Forse voi non lo udirete esattamente come l’ho udito io – continua -, ma da qualche parte lungo i sentieri che ho seguito, anche voi potreste conoscerne la meraviglia”.
Infatti chiunque può sentire questo canto della natura selvaggia, è una vera e propria necessità spirituale, un impulso primitivo impresso nelle pieghe più antiche della nostra mente. Per questo una prosa tanto ispirata e poetica è riuscita a commuovere tutti gli amanti della natura, narrando cose tanto semplici quanto magnifiche: i boschi, i laghi gelati, il rifiorire della vita, le lunghe camminate, i viaggi in canoa, i fuochi degli accampamenti, le trote, i falchi, i lupi, le tempeste di neve e le aurore boreali.
“Al di sopra ogni cosa c’era il silenzio della natura, quel senso di unità generato solo dall’assenza di immagini o suoni che ci distraggono, un’unità percepita dall’orecchio e dall’occhio interiori, quando sentiamo e siamo consapevoli con tutto il nostro essere piuttosto che con i sensi”.

Una vita per proteggere la natura selvaggia
Eppure questo desiderio appare contradditorio se si pensa che coloro che sentono più il bisogno di un contatto con la natura sono gli stessi conquistatori che hanno combattuto per sradicarla. Con il rapido abbattimento delle frontiere, dovuto a un maggiore sviluppo, è diventato sempre più difficile conoscere la vera natura selvaggia. Oggi non la vediamo più come qualcosa da temere e da sottomettere, un intralcio al progresso della civiltà, bensì come un bene prettamente culturale che contribuisce all’appagamento spirituale.
E a giungere a questa conclusione è stato proprio Sigurd Olson, uno di coloro che partecipò alla creazione del Wilderness Act nel 1964, atto che riconosce legalmente la wilderness come area non contaminata dall’uomo.
Si è battuto per tutta la vita per la protezione della natura selvaggia. Per più di trent’anni è stato una guida nei laghi e nelle foreste della regione del Quetico-Superior, tra lo Stato del Minnesota e quello dell’Ontario, negli Stati Uniti. Proprio grazie questa esperienza Olson ha maturato l’idea che la natura veicoli esperienze spirituali necessarie all’uomo contemporaneo: “La conservazione di acque, foreste e della vita selvatica ha a che fare con la conservazione dello spirito umano”.
Il grano cresce di notte: vita e pensiero di Thoreau
Un’altra voce che esprime il valore della natura e l’importanza della tutela dell’ambiente è Henry David Thoreau, filosofo considerato uno dei padri fondatori della letteratura americana, un profeta dell’ecologia e dell’etica ambientale, un mistico, un trascendentalista e anche l’inventore della disobbedienza civile. Tuttavia qualsiasi classificazione del suo pensiero è inevitabilmente una gabbia troppo stretta per chi come lui ha sempre detestato ed evitato qualsiasi etichetta.
Visse una vera e propria vita filosofica: ha contemporaneamente pensato la propria vita e vissuto il proprio pensiero. E a raccontarla è il nuovo libro “Il grano cresce di notte: vita e pensiero di Henry David Thoreau” di Antonio Di Chiro (Piano B Edizioni). In questa inedita biografia, l’autore offre uno strumento per comprendere l’intera opera del maestro e restituirlo al suo tempo, resistendo in questo modo alla tentazione di fare di lui un profeta: “Non si apprende subito il mestiere di vivere. Costruire una vita autentica richiede più arte e capacità di qualsiasi altro lavoro”.
La natura selvaggia come luogo di appartenenza
A ventotto anni Thoreau si trasferì in una capanna sul lago di Walden e lì vi restò per più di due anni. Il libro narra proprio di questa sua esperienza, la quale si mescola e si confonde con la vita vissuta nella cittadina di Concord. E se Concord diventa il simbolo del nomadismo e dello sradicamento, Walden è quello dell’autoctonia e dell’appartenenza.
La vita nei boschi di quel luogo rappresenta un vero manuale di filosofia pratica, nato dall’osservazione e dallo studio della natura. Destinata a spiriti liberi e solitari, questa riflessione è improntata sull’idea di liberarsi del superfluo e di limitarsi all’essenziale.
«Voglio andar presto a vivere lontano, nei pressi del lago, dove sentirò soltanto il vento che soffia tra le canne – raccontò il filosofo -. Se riuscirò a lasciarmi alle spalle me stesso, sarà un vero successo. Eppure, i miei amici mi chiedono cosa farò una volta lì. Non sarà già abbastanza impegnativo osservare il passare delle stagioni?».
Il rapporto costante con la natura e la contemplazione dei fenomeni naturali è quindi fondamentale per preservare la salute morale e intellettuale. Camminare nella Natura, fonte di verità e d’illuminazione, significa immergersi appieno nella vita e indagare il proprio Io. «Credo nella foresta, e nel campo, e nella notte in cui cresce il grano».