venerdì, Marzo 21, 2025

Condanna alla Difesa: risarcita figlia di un militare vittima dell’amianto

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IL TRIBUNALE CIVILE DI TORINO HA CONDANNATO IL MINISTERO DELLA DIFESA PER LA MORTE DI UN MILITARE ESPOSTO ALL’AMIANTO SENZA PROTEZIONI. QUESTA SENTENZA EVIDENZIA UN PROBLEMA SISTEMICO NELLA SICUREZZA DEL PERSONALE E RAFFORZA LA NECESSITÀ DI BONIFICHE URGENTI E RICONOSCIMENTO DELLE RESPONSABILITÀ ISTITUZIONALI

«Si tratta dell’ennesima sentenza, in sede civile, di condanna a carico della Difesa per la malattia e il decesso di un militare per l’elevata e non cautelata esposizione a fibre e polveri d’amianto nelle unità navali e nelle basi arsenalizie». L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), ha così commentato l’esito del processo, sottolineando la gravità del problema.

Il Tribunale Civile di Torino ha imposto al ministero della Difesa il risarcimento di circa 280mila euro a Monica Pittau, orfana del motorista navale Luigi Angelo Pittau, deceduto a soli 60 anni per un mesotelioma pleurico causato dall’esposizione all’amianto.

Questo caso riporta l’attenzione sulla pericolosa esposizione dei militari alla cosiddetta “fibra killer” durante il servizio nelle Forze Armate e sull’urgenza di avviare bonifiche nei luoghi contaminati.

Il caso Pittau

Luigi Angelo Pittau ha lavorato in ambienti saturi di amianto, sia a bordo delle unità navali della Marina Militare sia nelle basi arsenalizie, occupandosi della manutenzione di caldaie e turbine a vapore. Nel 2009 i medici gli hanno diagnosticato un mesotelioma, malattia altamente aggressiva e strettamente legata all’inalazione di fibre di amianto.

In poco più di un anno, nell’ottobre 2010, la patologia ne ha causato il decesso. Nel 2019, la Corte d’Appello di Torino ha obbligato il ministero della Difesa a riconoscerlo come Vittima del Dovere con Equiparazione, aprendo così la strada alla successiva azione legale intentata dalla figlia.

Monica Pittau ha ritenuto il ministero responsabile non solo per l’esposizione del padre all’amianto e ad altri agenti cancerogeni ma anche per la mancata informazione sui rischi connessi, l’assenza di sorveglianza sanitaria e l’omessa fornitura di dispositivi di protezione.

Assistita dall’avvocato Ezio Bonanni, ha portato il caso davanti al Tribunale Civile di Torino, che ha riconosciuto sia il danno subito dalla vittima sia quello della figlia, imponendo al ministero il risarcimento economico.

Amianto nelle Forze Armate: un problema sistemico

L’avvocato Bonanni ha evidenziato come questa sentenza si aggiunga a numerose altre condanne civili inflitte al ministero della Difesa, segnalando un problema sistemico nella gestione della sicurezza del personale militare. Il risarcimento, sebbene insufficiente a colmare la perdita di una vita, rappresenta un’importante affermazione delle responsabilità istituzionali e potrebbe costituire un precedente per future cause analoghe.

Timori fondati di un aumento significativo dei casi nei prossimi anni

Secondo il VII rapporto ReNaM, dal 1993 sono stati registrati oltre 2mila casi di mesotelioma tra i lavoratori del settore marittimo e della Difesa, con quasi la metà che riguardano militari. Tra il personale della Marina si contano circa 190 tumori correlati all’amianto, di cui 94 casi di mesotelioma e 96 di altre forme di cancro. La lunga latenza di queste patologie fa temere un aumento significativo dei casi nei prossimi anni.

Numero verde ONA

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