LA SARDEGNA È TRA LE REGIONI PIÙ VULNERABILI AL CAMBIAMENTO CLIMATICO, CON TEMPERATURE IN AUMENTO, SICCITÀ E FENOMENI ESTREMI SEMPRE PIÙ FREQUENTI. UNO STUDIO RECENTE ANALIZZA I RISCHI PER IL TERRITORIO, EVIDENZIANDO L’IMPATTO SU INFRASTRUTTURE, ECOSISTEMI E COMUNITÀ, SUGGERENDO STRATEGIE DI ADATTAMENTO E PREVENZIONE
Data la sua posizione centrale nel Mar Mediterraneo, la Sardegna rientra tra gli hotspot climatici individuati dall’IPCC, risultando una delle regioni più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. Nei prossimi decenni, infatti, l’isola, dovrà affrontare un progressivo innalzamento delle temperature, una drastica riduzione delle precipitazioni. Parallelamente, si verificherà un incremento degli episodi di precipitazioni estreme, esponendo la regione a un elevato rischio di siccità e di eventi distruttivi.
Il Centro Studi Cambiamento Climatico di Greenway ed Ecogest ha elaborato dati e previsioni per i prossimi anni, fornendo informazioni cruciali per orientare le decisioni infrastrutturali e manutentive a livello nazionale e locale. Lo studio mira a supportare le strategie delle amministrazioni competenti e a sensibilizzare sull’impatto irreversibile del cambiamento climatico.
«Il nostro studio – dichiara Valerio Molinari, presidente del CSCC e azionista di riferimento di Ecogest Spa cofondatrice del Centro Studi – ha lo scopo di fornire dati utili a orientare le future scelte infrastrutturali e manutentive sia a livello centrale che periferico, in ausilio e sostegno alle scelte strategiche delle amministrazioni di competenza, ma anche di dare il giusto peso alle conseguenze di un fenomeno progressivo ed inarrestabile quale il cambiamento climatico».
Le proiezioni della ricerca
Le proiezioni future indicano un aumento generale della temperatura media, che potrebbe crescere fino a 1,6°C entro il 2050, valore analogo a quello atteso per l’Italia centrale. Nei prossimi 25-30 anni, si prevede una riduzione dei giorni con temperature minime e massime sotto lo zero, accompagnata da un aumento delle giornate caratterizzate da ondate di calore e notti tropicali. Quest’ultime potrebbero aumentare di circa 17 giorni, con variazioni più marcate lungo la costa orientale dell’isola.
Questi dati, è scritto nella nota, emergono dal Report climatico della Regione Sardegna, recentemente pubblicato dal Centro Studi Cambiamento Climatico, promosso da Greenway Group Srl ed Ecogest Spa. Tale rapporto si inserisce in una serie di studi regionali condotti dal CSCC su gran parte del territorio italiano e sull’area mediterranea, destinati anche agli enti territoriali competenti.
In Sardegna, oltre 6mila km² di territorio risultano esposti a un rischio frane significativo, di cui circa 1.649 km² rientrano nelle categorie di rischio elevato o molto elevato. Sul piano edilizio, circa 12mila edifici (pari al 2% del totale) sono classificati ad alto pericolo, mentre oltre 42mila strutture (7% del totale) sono soggette a un rischio frana medio.
Questo scenario coinvolge direttamente circa 9mila famiglie e 22mila persone, esposte a una minaccia crescente. Anche il patrimonio economico e culturale è a rischio: oltre un migliaio di imprese e 324 centri culturali potrebbero subire danni a causa di smottamenti e frane.
Sardegna, un territorio a elevata probabilità di alluvione
Il rischio idrogeologico risulta altrettanto allarmante, con circa 823 km² di territorio classificati a elevata probabilità di alluvione, pari a oltre il 3% della superficie regionale. In quest’area, circa 29mila edifici (5% del totale) sono altamente vulnerabili, così come 6.600 aziende, 32.202 famiglie, 78.500 abitanti e 352 beni culturali.
Un’ulteriore minaccia derivante dal cambiamento climatico è l’aumento degli incendi e del rischio per le aree forestali. Il riscaldamento oltre le soglie stagionali e la persistente siccità stanno mettendo in crisi il settore agricolo e zootecnico. Nel 2024, migliaia di ettari di pascoli e foreste sono stati devastati dalle fiamme, aggravando ulteriormente l’emergenza ambientale.
Infrastrutture di trasporto a rischio
Secondo il report, tra i settori più colpiti dal cambiamento climatico spiccano le infrastrutture di trasporto. La loro manutenzione risulta essenziale per garantire resilienza agli eventi climatici estremi. Tra le soluzioni proposte vi sono l’installazione di telecamere online, stazioni meteorologiche, sensori di carico stradale e sistemi telematici avanzati per regolare il traffico ed evitare congestionamenti.
Questi strumenti rappresentano interventi strategici per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e preservare l’efficienza delle reti infrastrutturali. Importante anche la scelta di nuovi impianti a verde, che influisce sullo stato di conservazione delle infrastrutture stradali e autostradali.
«Tra le soluzioni – conclude Molinari – potremmo pensare, per esempio, a piante e alberi autoctoni nei nuovi impianti, razionalizzazione e adeguamento della pianificazione degli interventi di manutenzione, applicazione di nuove tecnologie di studio e controllo alla manutenzione del verde, a partire dai droni e dal monitoraggio continuo dello stato della vegetazione».