“Con microplastica ci si riferisce a piccole particelle di materiale plastico generalmente più piccole di 5 millimetri fino a livello micrometrico. L’inquinamento da microplastiche causato da rifiuti di piccolissime dimensioni che si infiltrano nell’ambiente e negli alimenti è ritenuto una minaccia per l’ecosistema e la salute umana” (Wikipedia)
Queste minuscole particelle di plastica che si disperdono nell’ambiente, sono divenute ormai un problema globale che va ad impattare su ecosistemi marini e terrestri.
Oggi andremo a illustrare un aspetto meno conosciuto del fenomeno che riguarda il loro ruolo nell’aumento della resistenza agli antibiotici. Si tratta di un recente studio condotto da un gruppo di ricercatori italiani, tra cui l’ENEA, il Joint Research Centre della Commissione Europea, il centro CREA Agricoltura e Ambiente, e le Università degli Studi di Milano e della Tuscia. La ricerca ha rivelato che le microplastiche nel suolo possono costituire un canale prolifico per batteri antibiotico-resistenti. Ciò favorisce quindi notevoli pericoli legati a infezioni difficili da trattare.
L’interazione tra microplastiche e antibiotici
«Le microplastiche sono spesso presenti in ambienti contaminati da antibiotici come suoli agricoli trattati con fertilizzanti e acque reflue. Questo crea una pressione selettiva che favorisce la sopravvivenza e la proliferazione di batteri resistenti, aumentando la diffusione dei geni di resistenza agli antibiotici», ha affermato Annamaria Bevivino della Divisione ENEA Sistemi agroalimentari sostenibili.
«Per la loro struttura e composizione, infatti, i piccolissimi frammenti di plastica offrono ai batteri resistenti superfici ‘ideali’ per formare vere e proprie comunità microbiche che favoriscono il trasferimento tra loro dei geni di resistenza agli antibiotici», ha specificato Bevivino.
Lo studio ha identificato quattro principali batteri che tendono a colonizzare la superficie delle microplastiche disperse nell’ambiente. Questi batteri sono in grado non solo di degradare le microplastiche, ma anche di trasferire geni di resistenza agli antibiotici tra loro. Andrea Visca, ricercatore ENEA del Laboratorio innovazione delle filiere agroalimentari, suggerisce che questi batteri «potrebbero essere usati come bioindicatori per monitorare la salute del suolo e l’impatto ecologico legato alla contaminazione da microplastiche».
Microplastiche e degradazione di materiali plastici
Per capire meglio come le microplastiche influenzino la resistenza agli antibiotici, i ricercatori hanno analizzato il DNA batterico in 885 campioni di suolo provenienti da diversi Paesi dell’Unione Europea. I risultati hanno rivelato che un tipo di geni batterici è coinvolta nella degradazione dei materiali plastici.
Tra questi composti troviamo lo stirene, il benzoato, il benzene e lo xilene. Presenti in diversi tipi di plastica, tra cui polistirolo e il PET (polietilene tereftalato). Il gene “catE”, associato alla degradazione del materiale plastico, è stato identificato come uno dei più rilevanti nel processo di abbattimento delle microplastiche nel suolo.
Le conseguenze per la sicurezza alimentare e la qualità del suolo
L’accumulo di microplastiche nel suolo agricolo non ha solo conseguenze ecologiche, ma impatta anche la produttività agricola e la sicurezza alimentare. Queste infatti modificano le proprietà fisiche e chimiche del terreno, compromettendo la qualità del suolo.
«Al momento alcuni studi hanno riscontrato una riduzione della resa delle colture tra l’11% e il 24% nei suoli agricoli dove è stata misurata un’alta concentrazione di residui di microplastiche», segnala Annamaria Bevivino.
Secondo la FAO circa il 30% del suolo mondiale è soggetto a degrado, con perdite di produttività agricola che raggiungono i 40 miliardi di dollari ogni anno. In Europa, il fenomeno è ancora più accentuato, con oltre il 60% dei terreni degradati a causa dell’inquinamento, dell’urbanizzazione e degli effetti dei cambiamenti climatici. L’uso intensivo del suolo, insieme al massiccio impiego di fertilizzanti chimici e organici, sta incrementando la concentrazione di microplastiche nel terreno, alterando la composizione delle comunità microbiche e mettendo a rischio le funzioni ecosistemiche vitali per l’agricoltura.
È fondamentale che le politiche ambientali e sanitarie lavorino insieme per monitorare la diffusione delle microplastiche e per ridurre i rischi associati alla antibiotico-resistenza.
Fonte: ENEA