venerdì, Luglio 11, 2025

Mega tsunami in Groenlandia. Una frana innescata dal cambiamento climatico scuote la Terra per nove giorni

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NEL SETTEMBRE DEL 2023, PER NOVE GIORNI CONSECUTIVI, UN SEGNALE SISMICO INSOLITO HA ATTRAVERSATO LA CROSTA TERRESTRE, SCONCERTANDO SCIENZIATI DI TUTTO IL MONDO. QUESTA ANOMALIA, TUTTAVIA, NON ERA DOVUTA A UN TERREMOTO. NEL REMOTO FIORDO DI DICKSON, NELLA GROENLANDIA ORIENTALE, UNA MASSICCIA FRANA, INNESCATA DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO, AVEVA SCATENATO UN MEGA TSUNAMI DI CIRCA 200 METRI DI ALTEZZA

La frana, il mega tsunami e l’origine del segnale sismico

Il segnale sismico rilevato dalle reti di monitoraggio globale oscillava con una frequenza di 92 secondi, un valore decisamente più lungo rispetto a quello tipico dei terremoti e si è protratto in maniera costante per diversi giorni.

La causa di questo straordinario evento è stata individuata in una colossale frana, verificatasi il 16 settembre 2023, quando oltre 25milioni di metri cubi di roccia e ghiaccio, destabilizzati dallo scioglimento del ghiacciaio, si sono staccati precipitando nel fiordo di Dickson, in Groenlandia.

Questo ha scatenato un mega tsunami di proporzioni devastanti, che ha distrutto numerose infrastrutture nell’area circostante. Kristian Svennevig, geologo del Geological Survey of Denmark and Greenland (GEUS), ha definito questo disastro come un fenomeno affrontabile solo grazie all’intervento di un ampio team interdisciplinare.

L’impatto del cambiamento climatico sulla frana

Le cause della frana sono da ricercare nel profondo legame tra il cambiamento climatico e la destabilizzazione dei sistemi naturali nelle regioni polari. Il riscaldamento globale, in costante aumento, ha un impatto devastante sui ghiacciai, poiché ne accelera lo scioglimento.

Nelle aree montane, come quelle della Groenlandia, questo fenomeno provoca una drammatica perdita di stabilità nelle formazioni rocciose e nei pendii glaciali, rendendoli sempre più vulnerabili ai crolli.

Nel caso specifico della frana avvenuta nel fiordo di Dickson, la progressiva riduzione della massa di ghiaccio, che tradizionalmente fungeva da pilastro di sostegno per le montagne circostanti, ha innescato un collasso catastrofico. Ma non finisce qui. 

Un fenomeno rarissimo: il seiche

Ciò che rende questo evento ancora più singolare è l’insorgenza di un fenomeno raro e affascinante: il seiche. Si tratta di un’oscillazione ritmica delle onde all’interno di un bacino chiuso o semi-chiuso, che in questo caso ha coinvolto il fiordo di Dickson.

Dopo il crollo della montagna e la conseguente formazione di un’enorme tsunami, l’acqua ha iniziato a oscillare avanti e indietro lungo le pareti del fiordo. Questo movimento periodico ha continuato a ripetersi per ben nove giorni, dando origine a un segnale sismico unico, prolungato e regolare, che ha sconcertato la comunità scientifica.

Il seiche, pur essendo un fenomeno geofisico noto, è estremamente raro e difficile da osservare, soprattutto in contesti naturali di tali dimensioni. 

La decodifica di questo complesso processo è stata possibile grazie alla sinergia tra dati satellitari, registrazioni sismiche e avanzate simulazioni computerizzate.

Un team internazionale, composto da 68 scienziati provenienti da 41 diversi istituti, ha lavorato in maniera interdisciplinare per ricostruire con precisione ogni fase dell’evento. Questo approccio integrato ha permesso non solo di comprendere la dinamica del seiche ma anche di evidenziare la potenza distruttiva che fenomeni rari come questo possono esercitare in un contesto già messo sotto pressione dal cambiamento climatico.

Tra gli esperti che hanno monitorato il fenomeno, Alice Gabriel, sismologa della Scripps Institution of Oceanography della UC San Diego e Carl Ebeling.

I due ricercatori hanno utilizzato registrazioni sismiche, misurazioni sul campo e immagini satellitari per determinare con precisione l’origine del segnale sismico.

La simulazione al computer del mega tsunami è stata un elemento chiave per comprendere le dinamiche dell’evento, come ha sottolineato Gabriel: “È stata una grande sfida fare una simulazione al computer accurata di uno tsunami così duraturo e sgorgante”.

Il mega tsunami: impatto e conseguenze dell’evento

Fortunatamente, la frana nel fiordo di Dickson non ha causato vittime umane, poiché l’area era disabitata. Tuttavia, la gigantesca onda causata dal crollo ha avuto notevoli conseguenze. Oltre ai danni materiali stimati intorno ai 200mila dollari, l’onda ha distrutto diverse infrastrutture della stazione di ricerca situata sull’isola di Ella.

Questi danni hanno compromesso parte delle attività scientifiche in corso, interrompendo il monitoraggio ambientale e ritardando alcune ricerche critiche. Inoltre, l’evento ha messo in luce l’urgenza di migliorare le tecnologie di rilevamento precoce e le misure di protezione nelle regioni polari, sempre più soggette a eventi estremi legati al cambiamento climatico.

L’impatto ambientale è stato altrettanto significativo: la frana ha alterato l’ecosistema costiero, portando detriti e sedimenti nel fiordo, con possibili ripercussioni sulla biodiversità marina locale.

In ogni caso, nonostante la Groenlandia sia una delle aree meno densamente popolate del pianeta, i rischi associati a tali eventi non possono essere sottovalutati, specialmente quando consideriamo l’espansione delle attività umane in queste zone remote, come quelle legate alla ricerca scientifica, al turismo e alla navigazione commerciale.

Un tragico precedente di simile portata si era verificato con lo tsunami del 2017 nel fiordo di Karrat, nella Groenlandia occidentale. In quell’occasione, il crollo di una porzione di montagna aveva generato un’onda anomala che ha distrutto undici abitazioni, provocando la morte di quattro persone.

Questo episodio dimostra quanto siano reali i pericoli derivanti dai cambiamenti climatici e dalla loro capacità di esacerbare la frequenza e l’intensità di tali disastri naturali. 

La necessità di monitoraggio e prevenzione

La vicinanza del fiordo di Dickson a rotte marittime utilizzate dalle navi da crociera sottolinea l’importanza di implementare sistemi di monitoraggio attivo in queste aree sempre più vulnerabili.

Con il riscaldamento globale che altera profondamente i delicati equilibri delle regioni artiche, la probabilità di frane, scioglimento dei ghiacciai e altre calamità naturali è in costante aumento. Questi cambiamenti rappresentano una sfida non solo per la sicurezza delle infrastrutture, ma anche per le comunità e l’industria del turismo polare, che negli ultimi anni ha visto una crescita significativa.

In questo contesto, un monitoraggio continuo e dettagliato di fenomeni sismici, glaciologici e meteorologici diventa cruciale per anticipare possibili eventi catastrofici e ridurre il rischio di tragedie.

L’importanza di reti di monitoraggio avanzate, integrate da tecnologie satellitari e sismiche di ultima generazione, non può essere sottovalutata. Esse non solo possono fornire avvertimenti tempestivi in caso di emergenza, ma anche aiutare a tracciare i cambiamenti geologici e climatici in tempo reale.

In prospettiva, un approccio preventivo basato su dati scientifici approfonditi potrebbe consentire lo sviluppo di infrastrutture più resilienti e la pianificazione di strategie di evacuazione più efficaci per le aree a rischio.

Implicazioni future per la ricerca scientifica

L’evento del fiordo di Dickson non solo rappresenta un fenomeno sismico e geologico eccezionale, ma apre nuove prospettive per la ricerca scientifica a lungo termine.

Come sottolineato dai geologi Gabriel e Ebeling, l’analisi dettagliata di questo caso specifico potrebbe spingere la comunità scientifica a rivedere i dati sismici storici, alla ricerca di segnali analoghi che potrebbero essere stati trascurati. Questo potrebbe portare alla scoperta di fenomeni simili verificatisi in passato ma, che a causa delle limitazioni tecnologiche del tempo, non sono stati correttamente interpretati.

Inoltre, una comprensione più approfondita di eventi come il seiche e delle loro dinamiche potrebbe migliorare significativamente la nostra capacità di prevedere e mitigare i rischi associati al cambiamento climatico.

La raccolta e l’analisi di nuovi dati consentirebbero di sviluppare modelli predittivi più accurati, capaci di identificare aree particolarmente vulnerabili e di proporre misure di prevenzione più efficaci.

In definitiva, questo evento rappresenta un’opportunità per migliorare la cooperazione scientifica internazionale e approfondire la comprensione delle interazioni tra cambiamento climatico e disastri naturali, al fine di proteggere meglio sia gli ecosistemi sia le società umane nelle regioni polari e oltre.

Fonti

Svennevig, K. et al., Uno tsunami generato da frane in un fiordo della Groenlandia ha suonato la Terra per 9 giorni, Science (2024). 

Gabriel, A., Ebeling, C., Scripps Institution of Oceanography

Numero verde ONA

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