sabato, Marzo 22, 2025

Depredation-3, il progetto per la pesca sostenibile e la salvaguardia delle specie marine a rischio nel Mar Ionio 

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NELL’ESTATE DEL 2024, IL MAR IONIO È STATO AL CENTRO DI UN’IMPORTANTE INIZIATIVA DI CONSERVAZIONE MARINA CHE HA RIUNITO PESCATORI, RICERCATORI E ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI IN UN UNICO OBIETTIVO: RIDURRE L’IMPATTO DELLA PESCA SULLE SPECIE MARINE VULNERABILI. IL PROGETTO, NOTO COME “DEPREDATION-3”, HA POSTO LE BASI PER UN FUTURO DI PESCA SOSTENIBILE IN UNA DELLE AREE MARINE PIÙ RICCHE DI BIODIVERSITÀ DEL MEDITERRANEO, OLTRE A LIMITARE I DANNI ALLE ATTREZZATURE DA PESCA PROVOCATI DAI DELFINI

Il cuore del progetto “Depredation-3”

“Depredation-3” è il terzo capitolo di una serie di iniziative avviate dall’Associazione Marecamp, organizzazione che negli ultimi anni si è distinta per il suo impegno nella protezione della fauna marina.

Sostenuto dalla Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (CGPM) della FAO, ha visto la partecipazione di pescatori e ricercatori impegnati a monitorare la presenza di specie marine a rischio e a sviluppare soluzioni per ridurre le interazioni dannose tra pesca e fauna. 

Il progetto si è concentrato lungo le coste del Mar Ionio occidentale, area particolarmente colpita dal fenomeno della “depredazione” un comportamento che può avere ripercussioni sia dal punto di vista ecologico sia economico. Ma cosa vuol dire esattamente questa parola? 

Un triste fenomeno 

Il termine si riferisce al comportamento dei delfini e di altre specie marine che, attratti dalle vibrazioni e dai segnali olfattivi emessi dal pesce intrappolato nelle attrezzature da pesca, si avvicinano ai pescherecci e iniziano a nutrirsi delle prede, finendo per danneggiare le attrezzature. 

Questo fenomeno è particolarmente comune nelle specie di delfini più intelligenti e socievoli, come il Tursiope (Tursiops truncatus), che sfruttano la disponibilità di prede facili da catturare. 

Dal punto di vista ecologico, il fenomeno può avere conseguenze gravi. Quando i delfini e altre specie marine predano il pescato, possono rimanere intrappolati nelle reti o ferirsi con gli ami. Questo aumenta il rischio di mortalità tra queste specie, molte delle quali sono già classificate come vulnerabili o a rischio di estinzione.

Inoltre, l’abitudine di associare le barche da pesca a una fonte di cibo può alterare i comportamenti naturali dei delfini, influenzando negativamente la loro capacità di cacciare in modo autonomo e mettendo a repentaglio la loro sopravvivenza a lungo termine. 

L’impatto della depredazione sull’economia del settore 

D’altronde, la depredazione provoca perdite economiche significative per la pesca artigianale, praticata con imbarcazioni di lunghezza inferiore ai 12 metri, che operano entro le 12 miglia dalla costa. Innanzitutto, i pescatori subiscono danni alle loro attrezzature, come reti lacerate e ami piegati o rotti, che richiedono costosi interventi di riparazione o sostituzione. Questo non solo aumenta i costi operativi, ma riduce anche l’efficienza dell’attività, con un impatto diretto sulle entrate economiche della categoria, già messa alla prova da una concorrenza crescente e da risorse ittiche in declino. 

Strategie per mitigare il problema 

La mitigazione della depredazione è una delle sfide più urgenti affrontate da “Depredation-3”. Le strategie sviluppate e testate includono l’uso di dispositivi acustici deterrenti, chiamati pingers, che emettono suoni sgradevoli per i delfini, dissuadendoli dall’avvicinarsi alle reti. Un’altra soluzione in fase di sperimentazione riguarda la modifica delle tecniche di pesca per ridurre l’attrattiva del pescato o renderlo meno accessibile ai predatori. 

Oltre agli approcci tecnici, una parte fondamentale del progetto è la sensibilizzazione e la formazione dei pescatori. Comprendere il comportamento dei cetacei e le ragioni dietro la depredazione può aiutare questa categoria a gestire meglio le attività, riducendo al minimo le interazioni negative con la fauna marina. 

In questo contesto, il loro coinvolgimento diretto nel monitoraggio e nella ricerca è fondamentale, poiché fornisce dati preziosi e favorisce un approccio collaborativo alla gestione delle risorse marine. Esaminiamo adesso le specie monitorate dagli esperti. 

Le specie marine in pericolo 

Tra le specie vulnerabili monitorate nel corso del progetto ci sono alcune delle creature più affascinanti del Mar Mediterraneo. Le tartarughe marine, come la Caretta caretta, nota come tartaruga comune, e la Dermochelys coriacea, conosciuta come tartaruga liuto, sono tra le più minacciate. Questi antichi rettili marini affrontano pericoli costanti, dalle reti da pesca alle collisioni con le imbarcazioni. 

I cetacei, tra cui il Tursiope (Tursiops truncatus), comunemente noto come delfino dal naso a bottiglia, sono altre vittime frequenti della pesca accidentale. Questi delfini sono noti per la loro intelligenza e la loro curiosità, qualità che però li espongono al rischio di finire intrappolati nelle reti. 

Gli squali, come la verdesca (Prionace glauca) e il raro squalo capopiatto (Cetorhinus maximus), anch’essi monitorati nel progetto, svolgono un ruolo nevralgico nell’equilibrio degli ecosistemi marini ma sono sempre più minacciati dalla pesca eccessiva e dalla cattura accidentale. 

Infine, anche gli uccelli marini, come la Berta maggiore (Calonectris diomedea), rischiano di essere catturati accidentalmente durante la pesca, con gravi conseguenze per le loro popolazioni già in declino. 

L’importanza della collaborazione 

Depredation-3 ha visto la partecipazione di pescatori e ricercatori impegnati a monitorare la presenza di specie marine a rischio nel Mar Ionio

Il successo del progetto “Depredation-3” risiede nella collaborazione tra pescatori e ricercatori. Le imbarcazioni dei pescatori, trasformate in veri e propri “laboratori galleggianti”, hanno permesso ai biologi marini di raccogliere dati preziosi sul campo, studiando in tempo reale le interazioni tra attrezzature da pesca e fauna marina. 

Clara Monaco, coordinatrice del progetto, ha sottolineato l’importanza di questa sinergia «tutti i nostri sforzi sono essenziali per la protezione delle specie marine vulnerabili e la promozione di pratiche di pesca sostenibili». 

Guardando al futuro 

Nei prossimi mesi, i risultati delle sperimentazioni condotte saranno condivisi in un workshop internazionale, che vedrà la partecipazione di esperti provenienti da tutto il Mediterraneo e dal Mar Nero. L’obiettivo è creare un modello replicabile di pesca sostenibile, che possa essere adottato in altre aree del mondo, dove la pesca e la conservazione degli ecosistemi marini devono trovare un equilibrio sostenibile. Cosa fondamentale per mantenere la salute degli oceani e delle comunità che dipendono da essi, non solo per le generazioni attuali, ma anche per quelle future. 

Numero verde ONA

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