IN UN’EPOCA SEGNATA DA EVENTI CLIMATICI ESTREMI, INONDAZIONI E SICCITÀ SEMPRE PIÙ FREQUENTI, È FACILE PUNTARE IL DITO CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO. MA C’È UN NEMICO SILENZIOSO, MENO VISIBILE EPPURE PROFONDAMENTE CONNESSO ALLA CRISI AMBIENTALE CHE STIAMO VIVENDO: IL DEGRADO DEL SUOLO
Terra arida, acqua persa: il rapporto di Save Soil
Spesso sottovalutato, il deterioramento dei nostri terreni sta erodendo – letteralmente – le fondamenta della nostra sicurezza idrica e alimentare. Il rapporto di Save Soil sottolinea come la crisi idrica italiana sia connessa al degrado del suolo.
Negli ultimi decenni, l’uso intensivo del suolo, la deforestazione, la cementificazione, le pratiche agricole aggressive e la perdita di biodiversità microbica hanno trasformato milioni di ettari di terra fertile in distese sterili, incapaci di sostenere la vita o trattenere l’acqua.
In Italia, questo processo ha conseguenze sempre più tangibili: secondo i dati più recenti, tra il 2023 e la media trentennale, la disponibilità idrica è diminuita del 16%. Una cifra allarmante, che fotografa una realtà particolarmente critica nel Sud del Paese. In regioni come la Sicilia, per esmpio, dove la siccità colpisce duramente l’agricoltura e mette in crisi l’approvvigionamento idrico.
A lanciare l’allarme è il movimento internazionale Save Soil che ha pubblicato un rapporto dettagliato proprio sulle connessioni tra degrado del suolo e crisi idrica. Il dato più inquietante è che il 61% dei suoli europei è attualmente considerato insalubre, un segnale che va ben oltre i confini italiani e ci racconta di una fragilità strutturale su scala continentale.
Quando il suolo si ammala, l’acqua scompare
Ma qual è, in concreto, il nesso tra degrado del suolo e scarsità d’acqua? Un suolo sano, ricco di sostanza organica, è come una spugna: assorbe l’acqua piovana, la trattiene e la rilascia lentamente, alimentando falde e corsi d’acqua, irrigando naturalmente le colture.
Quando il suolo viene degradato – per eccessiva lavorazione, uso di pesticidi, perdita di materia organica – perde questa capacità vitale.
L’acqua, anziché infiltrarsi, scorre via in superficie, contribuendo a inondazioni e lasciando il terreno arido e improduttivo. Questo circolo vizioso aggrava gli effetti della siccità e riduce le rese agricole, costringendo interi territori al razionamento.
Secondo Praveena Sridhar, responsabile tecnico del movimento Salva il Suolo, “dare priorità alla salute del suolo è fondamentale per la gestione delle risorse idriche italiane, per adattarsi ai cambiamenti climatici e per garantire la produzione alimentare. Esortiamo il governo nazionale a fornire ulteriore sostegno agli agricoltori per aumentare la sostanza organica del suolo. Questo garantirebbe la sicurezza idrica e alimentare per le generazioni future.”

Rigenerare i suoli per rigenerare il futuro
La buona notizia è che il suolo può guarire. E può farlo rapidamente, se gli vengono restituite le cure che merita. Il rapporto di Save Soil sottolinea come pratiche agricole sostenibili – come il compostaggio, la rotazione delle colture, la copertura vegetale e la riduzione della lavorazione meccanica – possano ricostruire la struttura del terreno e aumentare la materia organica, capace di trattenere fino a dieci volte il proprio peso in acqua.
Non si tratta solo di una battaglia ecologica ma di una strategia di resilienza a lungo termine. Intervenire oggi sulla salute dei suoli significa proteggere l’approvvigionamento idrico, prevenire carestie e mitigare i disastri climatici del futuro.
È una responsabilità che riguarda tutti, non solo gli agricoltori o i decisori politici. Significa scegliere consapevolmente, sostenere l’agricoltura rigenerativa, difendere il verde urbano e partecipare attivamente alla tutela del nostro patrimonio naturale.