venerdì, Dicembre 13, 2024

COP29 di Baku. No uscita dai combustibili fossili e la minaccia di Trump all’Accordo di Parigi

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LA COP29, SVOLTASI A BAKU NEL NOVEMBRE 2024, HA SEGNATO UN MOMENTO CRUCIALE PER LE POLITICHE CLIMATICHE GLOBALI. SE DA UN LATO SONO STATI RAGGIUNTI OBIETTIVI SIGNIFICATIVI, COME L’AUMENTO DEGLI IMPEGNI FINANZIARI VERSO I PAESI IN VIA DI SVILUPPO, DALL’ALTRO IL CLIMA DI TENSIONE, LE ACCUSE DI DECISIONI IMPOSTE E L’ANNUNCIO DI TRUMP SUL RITIRO DEGLI STATI UNITI DALL’ACCORDO DI PARIGI HANNO GETTATO OMBRE SUL FUTURO DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE. DI SEGUITO, UN’ANALISI DELLE PRINCIPALI QUESTIONI EMERSE DURANTE LA CONFERENZA

La COP29 tra traguardi e incertezze

La COP29, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si è tenuta a Baku, in Azerbaigian, dall’11 al 22 novembre 2024. Questo appuntamento annuale, con il focus sulla finanza climatica, ha riunito governi, organizzazioni internazionali e attivisti. L’obiettivo è stato quello di sostenere i Paesi in via di sviluppo nella transizione energetica e nell’adattamento agli impatti del cambiamento climatico. I Paesi più sviluppati si sono impegnati a stanziare 300 miliardi di dollari all’anno fino al 2035. Questo importo, benché superiore al precedente impegno di 100 miliardi, è stato giudicato insufficiente rispetto ai 1.300 miliardi richiesti.

Ma, sebbene molti obiettivi, come il completamento del regolamento dell’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi sui mercati del carbonio, siano stati raggiunti, il clima di delusione prevale. L’assenza di un impegno vincolante per l’uscita dai combustibili fossili e l’annuncio di Trump di ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi hanno contribuito a minare la fiducia nelle prospettive future, gettando un’ombra sull’efficacia delle politiche globali.

Tensione alla COP29: la delegata indiana denuncia un accordo “irrisorio” imposto senza consenso

La delegata indiana, Chandni Raina, ha rivolto dure accuse a Mukhtar Babayev, presidente della COP29 – già ministro dell’Ambiente dell’Azerbaijan è stato anche a capo di un’azienda petrolifera -, sostenendo che abbia ignorato le sue obiezioni e fatto approvare l’accordo per consenso nonostante la sua opposizione, una pratica già vista in altre COP.

Raina ha definito “irrisorio” l’importo concordato di 300 miliardi di dollari all’anno fino al 2035 destinato ai Paesi in via di sviluppo. «Tutto è stato orchestrato, e siamo estremamente delusi da quanto accaduto», ha dichiarato. Nel frattempo, gli attivisti in sala hanno manifestato il loro dissenso battendo sui tavoli. Il presidente della COP29, senza scomporsi, ha replicato: «Grazie per la sua dichiarazione». (Fonte: La Repubblica)

L’influenza americana sull’efficacia delle politiche globali del futuro

Un eventuale disimpegno degli Stati Uniti potrebbe generare diversi imprevisti. Partendo dalla possibile reazione a catena con le altre grandi economie emergenti, come Cina e India, già restie agli impegni di decarbonizzazione. Fino ad arrivare alla riduzione del contributo americano al Green Climate Fund (GCF), già avvenuto durante il primo mandato di Trump.

La storia americana si ripete con un nuovo ritiro per Trump dall’Accordo di Parigi

Donald Trump, rieletto presidente degli Stati Uniti, ha ribadito l’intenzione di ritirare il Paese dall’Accordo di Parigi, come già avvenuto durante il suo primo mandato. Questa volta, Trump è andato anche oltre, puntando a voler uscire dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, UNFCCC. Il risultato? Escludere gli USA dai principali tavoli negoziali sul clima.

L’annuncio, riportato dal Wall Street Journal alla vigilia della COP29, ha suscitato allarme tra i principali attori internazionali e condizionando l’andamento dei lavori, poiché escluderebbe il secondo maggiore emettitore mondiale di gas serra dai tavoli negoziali sul clima.

Donald Trump
Donald Trump

Biden vs Trump

Durante l’amministrazione Biden, gli Stati Uniti avevano fatto il loro rientro nell’Accordo di Parigi, assumendo un ruolo di leadership per rilanciare l’impegno globale sul clima. Una decisione ripetutamente criticata da Trump e definita penalizzante per l’economia statunitense.

Una posizione, quella del Tycoon americano, da sempre in evidente contrasto con le politiche green di Biden e, di conseguenza, con gli obiettivi della COP29. Celebre la sua frase «Drill, baby, drill» [Trivelliamo, baby, trivelliamo], pronunciata sia nel 2023 sia durante la campagna elettorale 2024, che incarna la sua visione di una politica energetica orientata al petrolio e al gas.

Conclusioni inconcludenti

La rielezione di Trump e le sue opposizioni sui combustibili fossili rappresentano una minaccia importante per la cooperazione internazionale sul clima. Dunque, la COP29 si chiude con un grande punto interrogativo e il rischio di un nuovo stallo sulle politiche del clima.

Numero verde ONA

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