mercoledì, Gennaio 22, 2025

Un ricorso per salvare l’equilibrio degli ecosistemi europei: un… “al lupo, al lupo”?

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IL LUPO, È UNA FIGURA ESSENZIALE PER L’EQUILIBRIO DEGLI ECOSISTEMI EUROPEI, UN “BIOREGOLATORE” NATURALE IN GRADO DI MANTENERE LA BIODIVERSITÀ E PREVENIRE SQUILIBRI NELLA FAUNA SELVATICA. TUTTAVIA, LA RECENTE DECISIONE DELL’UNIONE EUROPEA DI RIDURRE LA SUA PROTEZIONE LEGALE HA INNESCATO UN ACCESO DIBATTITO SUL FUTURO DELLE POLITICHE AMBIENTALI EUROPEE, CHE COINVOLGE ANCHE SCIENZA ED ETICA

Un ricorso per la difesa del lupo: le ragioni del NO

La vicenda che ha portato cinque organizzazioni ambientaliste, Earth Odv, Green Impact, One Voice, Lndc Animal Protection e Great Lakes And Wetlands, a presentare ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) affonda le sue radici in una controversa decisione del Consiglio dell’UE, adottata il 6 dicembre 2024 durante una riunione della Convenzione di Berna.

In questa sede, l’Unione Europea ha scelto di ridurre il livello di protezione del lupo, un animale simbolo degli ecosistemi europei e fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio naturale.

La proposta di declassamento, avanzata dalla Commissione Europea sotto la guida di Ursula Von der Leyen e sostenuta dal Partito Popolare Europeo (PPE), ha trovato terreno fertile tra i gruppi di destra ed estrema destra, consolidando così una maggioranza favorevole alla sua approvazione. Tuttavia, la votazione ha spaccato l’UE. 

Spagna e Irlanda si sono opposte con fermezza, mentre Paesi come Belgio, Slovenia, Malta e Cipro hanno optato per l’astensione, esprimendo dubbi sulla fondatezza scientifica della proposta. La posizione di Germania e Polonia, rimasta incerta fino alle fasi finali della trattativa, ha ulteriormente alimentato l’instabilità e le critiche nei confronti della decisione.

Una scelta irrazionale: un ricorso giustificato

Secondo Valentina Coppola, etologa e presidente dell’associazione ambientalista e animalista EARTH ODV, la scelta adottata dal Consiglio è priva di fondamento razionale e rischia di innescare conseguenze disastrose per gli ecosistemi.

Coppola sottolinea come il lupo rappresenti un bioregolatore cruciale, capace di mantenere sotto controllo le popolazioni di prede, tra cui i cinghiali, il cui eccessivo proliferare può danneggiare gravemente l’ambiente e le colture agricole. «Privare il lupo di adeguate tutele – afferma la presidente -, non solo ignora il valore ecologico di questo predatore, ma minaccia di alterare profondamente la dinamica delle specie selvatiche, favorendo squilibri difficili da gestire».

La comunità scientifica ha tentato, quindi, di far sentire la propria voce in difesa della protezione del lupo. Su iniziativa di Green Impact, oltre settecento scienziati e accademici hanno firmato due dichiarazioni che mettono in guardia contro la proposta di riduzione delle tutele, denunciando la mancanza di evidenze scientifiche a sostegno di questa decisione.

Nonostante il forte appello lanciato dal mondo accademico, la loro posizione è rimasta inascoltata, lasciando spazio a interessi politici che, secondo molti esperti, rischiano di compromettere il fragile equilibrio degli ecosistemi europei.

L’azione legale intrapresa da EARTH ODV, Green Impact, One Voice, LNDC Animal Protection e Great Lakes and Wetlands, mira ora a ribaltare una decisione che ritengono contraria ai principi di tutela della biodiversità promossi dall’Unione stessa. La battaglia non si gioca soltanto sul piano giudiziario, ma si inserisce in un più ampio dibattito sul futuro delle politiche ambientali europee, chiamate a conciliare la conservazione della natura con le pressioni economiche e sociali. Ma cerchiamo di capire i punti su cui si sta muovendo “la difesa”.

Incoerenze e questioni legali: il cuore del ricorso

Il ricorso presentato dalle cinque organizzazioni ambientaliste si fonda su una serie di incongruenze che minano la legittimità e la trasparenza del processo decisionale. Al centro della contestazione vi è la mancata consultazione delle ONG (Oganizzazioni Non Governative) e dei cittadini, un elemento che solleva interrogativi sulla rappresentatività democratica di una scelta che impatta profondamente la tutela della fauna selvatica.

Le organizzazioni denunciano l’assenza di una revisione scientifica rigorosa e indipendente, elemento imprescindibile per qualunque modifica legislativa che coinvolga la conservazione di una specie protetta.

Un altro nodo cruciale riguarda la violazione del periodo di sospensione di sessanta giorni, una prassi consolidata per permettere un’adeguata valutazione delle decisioni che implicano cambiamenti significativi in materia ambientale. Tale accelerazione, percepita come arbitraria, ha alimentato sospetti di forzature politiche, con la conseguente compromissione del principio di precauzione che dovrebbe guidare ogni intervento in ambito conservazionista.

Un punto particolarmente controverso è rappresentato dal peso sproporzionato dell’Unione Europea nel contesto della Convenzione di Berna. Con i suoi ventisette voti, l’UE esercita un’influenza determinante, in grado di orientare le decisioni in base agli equilibri politici interni piuttosto che alle reali necessità di tutela ambientale. Questo squilibrio ha suscitato preoccupazioni sulla democraticità del processo, trasformando un tavolo negoziale internazionale in una piattaforma dominata dalle dinamiche di Bruxelles.

Utile precisare che la Convenzione di Berna, siglata nel 1886 per garantire la salvaguardia della flora, della fauna selvatica e degli habitat naturali europei, rappresenta un baluardo giuridico insostituibile per la protezione dell’ecosistema continentale. La decisione di ridurre la protezione del lupo si configura dunque come una violazione dei principi fondanti di questo strumento giuridico internazionale nato, appunto, per promuovere l’armonia tra sviluppo umano e conservazione ambientale.

Un futuro a rischio: le implicazioni ecologiche

L’approvazione della riduzione delle tutele nei confronti del lupo potrebbe innescare una catena di conseguenze devastanti per la biodiversità europea. Il declino numerico di questa specie, già minacciata in alcune aree del continente, rischierebbe di alterare profondamente l’equilibrio degli ecosistemi, generando squilibri nella catena alimentare.

L’assenza del lupo, predatore apicale, potrebbe favorire la proliferazione incontrollata di specie come i cinghiali e i cervi, con ripercussioni negative sulle foreste, sulle colture e sugli habitat naturali.

Inoltre, questa decisione creerebbe un precedente pericoloso, compromettendo la solidità delle normative ambientali europee e mettendo in discussione l’affidabilità delle politiche di conservazione. La percezione di una legislazione mutevole e subordinata a interessi politici rischia di scoraggiare futuri sforzi di tutela ambientale. In parole povere, potrebbe aprire la strada a ulteriori deroghe che potrebbero coinvolgere altre specie protette.

A fronte di questo scenario, il ricorso rappresenta l’ultimo baluardo per impedire l’entrata in vigore di una misura che, come abbiamo già detto, è stata giudicata “antiecologica” e “priva di fondamento scientifico”.

Questa iniziativa non si limita a difendere il lupo, ma assume un valore simbolico più ampio: si tratta di una battaglia per preservare la credibilità delle istituzioni ambientali europee e per garantire che la voce della scienza e della società civile possa continuare a influenzare i processi decisionali in materia di biodiversità. In gioco non c’è soltanto il destino di una singola specie, ma il futuro della natura europea e la responsabilità collettiva nella sua salvaguardia.

Numero verde ONA

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