venerdì, Giugno 13, 2025

Le onde sismiche raccontano i segreti dell’Etna

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UNA NUOVA RICERCA GUIDATA DALL’UNIVERSITÀ DI PADOVA SVELA ATTRAVERSO LA TOMOGRAFIA SISMICA COME FUNZIONA IL SISTEMA MAGMATICO SOTTO IL VULCANO PIÙ ATTIVO D’EUROPA. E APRE NUOVE PROSPETTIVE PER LA PREVISIONE DELLE ERUZIONI E PER LA COMPRENSIONE DEI PROCESSI GEOLOGICI PROFONDI

Nel ventre infuocato del Monte Etna, il gigante siciliano che da millenni domina il paesaggio e l’immaginario dell’Europa mediterranea, si nasconde una complessa rete di fratture e canali invisibili agli occhi, ma fondamentali per capire il comportamento del vulcano.

A gettare nuova luce su questo intricato sistema è uno studio innovativo pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment, frutto del lavoro di un team di ricerca coordinato dall’Università di Padova.

Utilizzando un’inedita tecnica di tomografia sismica anisotropica, i ricercatori hanno analizzato oltre 37mila segnali sismici registrati tra il 2006 e il 2016, realizzando una sorta di “TAC” geologica del vulcano: al posto dei raggi X, però, sono state usate le onde dei terremoti.

I risultati raccontano una storia di magma sotto pressione, di fratture che si aprono in profondità e di un sistema che, come una macchina perfettamente orchestrata, indirizza il materiale magmatico verso la superficie.

Un sistema di dicchi radiali: le autostrade del magma

Lo studio, firmato tra gli altri da Gianmarco Del Piccolo e Manuele Faccenda del Dipartimento di Geoscienze dell’Ateneo padovano, ha rivelato la presenza sotto l’Etna di una rete radiale di dicchi — fratture verticali riempite di magma solidificato — che si estende tra i 6 e i 16 chilometri di profondità.

Queste strutture agiscono come canali preferenziali che guidano la risalita del magma, spiegando perché le eruzioni non avvengano solo dai crateri sommitali, ma anche da bocche laterali, spesso improvvise e spettacolari.

Il comportamento delle onde sismiche — più veloci in certe direzioni, più lente in altre — ha permesso di stimare con precisione lo stato di stress nella crosta terrestre. È proprio questo stress, che accumula energia fino a fratturare le rocce, a rendere possibile la creazione dei dicchi e il passaggio del magma.

«Lo stato di stress influenza una grande varietà di fenomeni geofisici come i terremoti e le eruzioni vulcaniche, ma rimane ancora una grande incognita in molti ambienti crostali», spiega Del Piccolo. «Il nostro studio apre la strada a una nuova generazione di modelli predittivi basati su dati sismici reali».

La mappa mostra il sistema magmatico ricostruito sotto il Monte Etna tra i 6 e i 16 km di profondità. Le zone dove le onde sismiche viaggiano più lentamente sono indicate in rosso/giallo, mentre il sistema di fratture indotte dal magma e ricostruite dalla tomografia è rappresentato con un insieme di piani (superfici di frattura).

Tomografia sismica: una chiave per il futuro della geofisica

Il valore dello studio non si ferma alla comprensione dell’Etna. Il metodo sviluppato — un approccio probabilistico basato sull’anisotropia delle onde P — può essere applicato anche in altri contesti geologici complessi: dai campi geotermici ai giacimenti petroliferi, fino alle zone ad alto rischio sismico.

«Riteniamo che questo approccio possa rivoluzionare la nostra capacità di prevedere il comportamento del magma e dei fluidi in profondità», sottolinea il professor Faccenda. «Ma soprattutto, ci permette di stimare l’incertezza delle nostre interpretazioni: un passo essenziale per costruire modelli realmente utili alla protezione delle persone e del territorio».

Tomografia sismica ed Etna come laboratorio naturale

Con questo lavoro, il Monte Etna si conferma non solo come una meraviglia della natura e una sfida per chi vive alle sue pendici, ma anche come un formidabile laboratorio scientifico a cielo aperto. Grazie all’enorme quantità di dati sismici raccolti negli ultimi decenni e alla sua incessante attività, l’Etna è uno dei vulcani più studiati al mondo — e, ora più che mai, uno dei più comprensibili.

Comprendere il sottosuolo, in un’epoca segnata dai cambiamenti climatici e dalla crescente vulnerabilità delle comunità umane, non è mai stato così urgente. Il magma ci parla, anche senza eruttare. Sta a noi, grazie alla scienza, imparare ad ascoltarlo.

Numero verde ONA

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