LATINA STA VIVENDO UN’ESTATE DIVERSA, CARATTERIZZATA DA TARTARUGHE E GRANCHI BLU. I LIETI EVENTI DI NASCITE E RITROVAMENTI DI NIDI CONTINUANO, MA SI MOLTIPLICANO ANCHE I GRANCHI BLU, PERICOLOSI PER L’ECOSISTEMA E PER LA PESCA
Dopo il ritrovamento di cinque tartarughe, le prime nate del Lazio, circa una settimana fa, a Foce Verde, nelle scorse ore un altro lieto evento. Il ritrovamento di un nido di caretta caretta con 74 uova.
Stavolta la zona è quella di Capoportiere, un tratto vivissimo del litorale (si pensi che solo pochi giorni fa si è tenuto il concerto di Bob Sinclair sul pontile), da cui discendono anche i mezzi di pulizia della spiaggia dell’azienda speciale e frequentata giorno e notte dagli sportivi del capoluogo visto che è anche zona di arrivo delle piste ciclopedonali. L’area è stata scelta anche dalle tartarughe caretta caretta per nidificare: un evento eccezionale per la città di Latina, che si ripete nell’arco di pochi giorni.
Tartarughe, massima attenzione per proteggere il nido
È stata una donna a trovare il nido: passeggiava sulla spiaggia all’alba, in un tratto di arenile pubblico. Subito la segnalazione al 1530 della Capitaneria di Porto, che ha avvisato TartaLazio per la messa in sicurezza del nido. Gli specialisti hanno spostato il nido più a monte rispetto al luogo di rinvenimento, per metterlo a riparo da eventuali mareggiate. L’area è stata anche recintata, per evitare il danneggiamento accidentale del nido da ingressi esterni.
«La presenza di uova e di tartarughe marine sulle nostre spiagge – ha affermato il sindaco di Latina Matilde Celentano – indicano che ci troviamo in un contesto ambientale favorevole. E questo è certamente un dato positivo, sia in termini di biodiversità che di possibilità di sviluppo eco-sostenibile. Seguiremo da vicino la schiusa delle uova».
Il Comune di Latina si è anche attivato per segnalare l’evento ad Abc, l’azienda speciale dei rifiuti. «Il nido si trova a ridosso della duna, in prossimità dell’accesso in cui transitano i mezzi per la pulizia della spiaggia. Come nel caso di Foce Verde, abbiamo chiesto agli addetti ai lavori di prestare la massima attenzione», ha fatto sapere l’assessore all’Ambiente Franco Addonizio.
«Sono giorni particolari – ha detto invece l’assessore alla Marina e alla protezione civile, Gianluca Di Cocco -. Provvederemo a richiedere alla Polizia Locale di attivarsi, nell’ambito dei servizi di controllo e prevenzione già pianificati per questo periodo di massimo afflusso, di prestare un occhio di riguardo anche al nido di tartarughe, non lontano dalla strada. Saranno attivati anche i volontari di Protezione civile con competenze faunistiche e ambientali».
Tartarughe e granchi blu, i ritrovamenti estivi sul litorale
Tartarughe e granchi blu sono i ritrovamenti che hanno caratterizzato l’estate pontina. Mentre le tartarughe sono habituées del sud pontino (da San Felice Circeo in giù di solito) che quest’anno hanno deciso di sorprendere tutti arrivando a nidificare anche a Latina, il nord pontino ha fatto anche altri ritrovamenti.
Meno piacevoli però: non solo tartarughe quest’anno, ma anche granchi blu. Questa specie infatti può essere pericolosa per l’ecosistema in cui sono una specie aliena, come nel caso delle acque italiane. Sono pericolosi anche per la pesca, perché sono in grado di tagliare le reti dei pescatori.
I primi ritrovamenti nel pontino, a luglio, nella zona di Sabaudia. I granchi blu sono riconoscibili dalle chele del caratteristico colore e si nutrono soprattutto di mitili. Questa specie si muove e si riproduce piuttosto velocemente, quindi può letteralmente invadere le zone che sceglie per stabilirsi. Nell’area pontina è presente soprattutto nel Lago di Paola a Sabaudia, dove è appunto presente un allevamento di mitili e a Latina a Rio Martino.
Preoccupazione a Latina e nel Parco Nazionale del Circeo. Si cercano soluzioni e nel capoluogo è stata annunciata una commissione ad hoc. Tuttavia il problema è nazionale, infatti anche nel Mar Adriatico si parla di invasione.
L’Ispra: “Pescate e mangiate il granchio blu”
L’Ispra ha la soluzione al problema del granchio blu in Italia. Pescarlo e mangiarlo, visto l’ottimo sapore. Il nome scientifico, non a caso è Callinectes sapidus, che è tutto un programma.
Non è uno scherzo: è scritto nell’opuscolo informativo dell’ente sul tema, con tanto di ricette da portare in tavola. “Mangiatelo. Unico aspetto positivo è quello alimentare: la specie ha carni molto apprezzate e costituisce una nuova risorsa di elevato valore commerciale (può arrivare anche a 30-40 euro al kg, ndr). Per contrastare la sua espansione, infatti una soluzione è quella di pescarlo e di mangiarlo“.
Dal ministero 2,9 milioni per contrastare il granchio blu
Anche il ministero dell’Agricoltura si è convinto. “Trasformiamo una criticità in un’opportunità. Se c’è consumo e commercio c’è una filiera che si attiva naturalmente. I granchi blu sono una grande risorsa, sulla base ad esempio di un mercato potenziale molto interessante come quello degli Stati Uniti e della Cina, che utilizzano questo animale in maniera massiva“. A dirlo, il ministro Francesco Lollobrigida, che nei giorni scorsi ha incontrato le associazioni di categoria l’8 agosto a distanza di poche ore dal Consiglio dei ministri che ha autorizzato la spesa di 2,9 milioni di euro per fronteggiare l’emergenza granchio blu.
“Il granchio blu, tra le sue proprietà, ha una presenza forte di vitamina B12, estremamente preziosa per l’organismo umano. Mancando un predatore nei nostri mari bisogna che sia l’uomo ad assumersi la responsabilità di intervenire. E ritengo che i pescatori, da buoni ambientalisti quali sono, possano farlo in maniera puntuale“.