SONO 500MILA LE SPECIE ANIMALI E VEGETALI A RISCHIO ESTINZIONE, RITENUTA PROBABILE ENTRO LA FINE DI QUESTO SECOLO. LO SPIEGA IL RAPPORTO IPBES, UN ORGANISMO INTERGOVERNATIVO VOLUTO NEL 2012 DALLE NAZIONI UNITE PER LA POLITICA SCIENTIFICA SULLA BIODIVERSITÀ E I SERVIZI ECOSISTEMICI
Sono chiamate “Dead species walking”, come i condannati nel braccio della morte. Ma sono le specie a rischio di estinzione imminente e sono circa 500mila tra animali e vegetali. Lo spiega il Rapporto IPBES biodiversità, intitolato “Assessment Report on the Different Value and Valuation of Nature”.
Le specie indicate nel rapporto, se non facciamo nulla per impedirlo, sono destinate all’estinzione entro la fine di questo secolo. E le cause di estinzione, infatti, sono quasi sempre umane. Dall’inizio del XVI secolo, sono almeno 680 i vertebrati che si sono estinti.
L’ultimo Rapporto è stato presentato nei giorni scorsi a Roma, durante una conferenza organizzata dall’Ispra presso la sede
italiana del Parlamento Europeo. Il report è stato redatto da 82 esperti di scienze sociali, economiche e umanistiche.
Specie a rischio estinzione: tutelare la biodiversità
Le specie a rischio di estinzione, lo sono quasi sempre per colpa dell’uomo. Le cause risiedono spesso nella distruzione e/o nella degradazione dei loro habitat; nonché nelle attività umane che portano a sovrasfruttamento del territorio, inquinamento, cambiamenti climatici e diffusione di specie aliene invasive. Tutti fattori che inducono una riduzione delle loro probabilità di sopravvivenza nel lungo periodo.
Più del 40% delle specie a rischio sono anfibi; il 10% degli insetti è minacciato; mentre quasi il 33% dei coralli che costituiscono la barriera corallina e dei mammiferi marini sono a rischio di estinzione.
Sempre secondo il Rapporto IPBES, i mammiferi selvatici sono diminuiti dell’82%; mentre uno studio recente stima che il 94% della biomassa dei mammiferi terrestri oggi viventi siano esseri umani (36%) e animali domestici (58%).
«La biodiversità e i contributi della natura alle persone sono il nostro patrimonio comune e la più importante “rete di sicurezza” a sostegno della vita dell’umanità» – sostiene l’ISPRA. «La diversità all’interno delle specie, tra le specie e degli ecosistemi, così come molti contributi fondamentali che ci offre la natura, dal cibo al legno e al sequestro del carbonio, stanno diminuendo rapidamente, sebbene
abbiamo ancora i mezzi per garantire un futuro sostenibile per le persone e il pianeta».
Quattro punti fermi per aiutare la natura
Gli autori del Rapporto hanno identificato quattro punti sui quali ci si dovrebbe basare per creare le giuste condizioni per il cambiamento necessario ad un futuro più sostenibile.
- Riconoscere i diversi valori della natura;
- incorporare la valutazione nel processo decisionale;
- riformare politiche e regolamenti per interiorizzare i valori della natura;
- spostare le norme e gli obiettivi sociali sottostanti per allinearli agli obiettivi di sostenibilità e giustizia globali.
«La nostra analisi – scrivono – mostra che vari percorsi possono contribuire a raggiungere un futuro giusto e sostenibile. Il rapporto presta particolare attenzione ai percorsi futuri relativi a economia verde, decrescita, gestione della terra e protezione della natura».