giovedì, Febbraio 6, 2025

Siccità e crisi idrica in Sicilia.  Appello al governo regionale e nazionale degli ingegneri siciliani: capitalizzare l’emergenza

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DI FRONTE ALLA GRAVE CRISI IDRICA ATTUALE IN SICILIA, LA CONSULTA DEGLI ORDINI DEGLI INGEGNERI DELL’ISOLA RITIENE URGENTE L’AVVIO DI TUTTE LE OPERE PREVISTE PER PREVENIRE LA SICCITÀ

La Sicilia si conferma come una delle regioni europee maggiormente colpite dal riscaldamento globale. Il Mediterraneo, di cui la Sicilia rappresenta l’isola più estesa, si riscalda a un ritmo superiore del 20% rispetto alla media globale.

Già oggi, la regione ha raggiunto un incremento di 1,5°C nella temperatura media rispetto all’era preindustriale, la soglia fissata dall’accordo sul clima di Parigi del 2015 per limitare eventi meteorologici estremi.

Studi dell’Università di Catania hanno previsto che questo fenomeno potrebbe interessare un terzo del territorio siciliano entro il 2030 e due terzi entro il 2050. Nell’estate del 2021, Siracusa ha registrato una temperatura di 48,8°C, la più alta mai rilevata in Europa, evidenziando la concretezza del riscaldamento globale.

La produzione agricola risulta gravemente minacciata da una siccità persistente. Molti campi, un tempo rigogliosi, oggi appaiono aridi e mostrano chiari segni di desertificazione. Secondo l’ateneo siciliano, nell’ultimo anno alcune zone della Sicilia hanno subito una riduzione delle precipitazioni del 70% rispetto ai venti anni precedenti.

La politica responsabile del mancato intervento

Il problema si aggrava, però, in quanto molte condutture degli impianti irrigui sono obsolete e non sono state ammodernate, causando perdite d’acqua che arrivano fino al 75%.

Questi dati sono stati riportati nell’ultimo report di Goletta Verde e Goletta dei Laghi di Legambiente, che ha anche evidenziato criticità legate anche a opere incompiute come i depuratori e le reti fognarie.

Nei laghi e nelle dighe, principali fonti d’acqua dolce per la Sicilia, la scarsità d’acqua è diventata allarmante. Legambiente ha segnalato che il Lago di Pergusa e quelli dell’entroterra palermitano sono quasi completamente prosciugati. L’associazione ambientalista, pertanto, sostiene con favore la costruzione di dissalatori.

La drastica riduzione delle precipitazioni e il calo dei livelli d’acqua nei laghi e nei fiumi stanno avendo un impatto devastante sugli ecosistemi locali, mettendo a rischio molte specie animali e vegetali.

La crisi idrica ha avuto ripercussioni anche sulla qualità della vita dei cittadini. Fonti giornalistiche riportano che, all’inizio dell’anno, autorità locali hanno imposto restrizioni idriche a un milione di persone in quasi cento comuni.

A Gela, per esempio, le famiglie possono accedere all’acqua solo ogni tre giorni. Ad Agrigento, dove le campagne sono ormai aride e i raccolti perduti, i cittadini hanno manifestato per chiedere la costruzione di un dissalatore. Per far fronte all’aumento delle bollette, molte persone, soprattutto nelle aree più isolate, si vedono costrette a rivolgersi al mercato nero dell’acqua.

Sulla questione interviene la Consulta degli Ordini degli Ingegneri di Sicilia

Di fronte alla grave emergenza idrica attuale, la Consulta degli Ordini degli Ingegneri dell’Isola ritiene urgente l’avvio di tutte le opere previste per prevenire la siccità. Inoltre, di programmare l’approvvigionamento idrico primario e di ridurre a zero le dispersioni della rete idrica.

Uno studio che tiene conto del Piano idrico della Regione Siciliana, già approvato dal ministero delle Infrastrutture e incorporato nel Piano Nazionale per la Sicurezza del Settore Idrico (PNSII).

«È sufficiente leggere il Piano regionale per la lotta alla siccità redatto dall’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia – spiega Fabio Corvo, presidente della Consulta che riunisce gli Ordini professionali degli Ingegneri dell’Isola – per comprendere che la siccità ha semplicemente fatto emergere tutte le lacune ormai “patologiche” del sistema idrico siciliano».

Capitalizzare l’emergenza

Sono 46 gli invasi, completati o in via di realizzazione, che permetterebbero la raccolta e il riutilizzo delle acque piovane, è scritto nella nota. Secondo gli esperti, se la Sicilia avesse oggi a disposizione tutte le dighe già costruite, ma attualmente incomplete o non collaudate, la crisi idrica non sarebbe un problema così grave.

Al momento, gli invasi siciliani potrebbero contenere solo circa 700milioni di metri cubi d’acqua, su una capacità totale di 1,1 milioni di metri cubi, utilizzando quindi poco più della metà delle risorse disponibili.

Secondo gli ingegneri, è necessario rivedere la tempistica del programma degli interventi, completando le dighe rimaste incompiute, come quelle di Blufi e Cannamasca, e ultimando i lavori per l’invaso Pietrarossa nel Calatino, attualmente in corso. (Nella foto di copertina la Diga di Pietrarossa prosciugata)

Si dovrebbe inoltre procedere con lo sfangamento degli invasi già in uso, l’interconnessione degli schemi acquedottistici, e con interventi sulle reti di adduzione e distribuzione per ridurre le perdite.

È essenziale realizzare invasi di media e piccola capacità per le aree collinari interne, favorire il riuso delle acque reflue in agricoltura e costruire nuovi dissalatori.

Fare chiarezza

«Occorre fare chiarezza sulla concreta possibilità di collaudare, una questione “trascinata” da decenni – continua Corvo -. È assolutamente necessario collegare gli invasi esistenti per evitare che l’acqua venga dispersa a valle una volta raggiunta la capacità massima di invaso. Se non si interviene sull’efficiente funzionamento, a causa delle perdite si continuerà a sprecare una consistente percentuale della risorsa idrica, comunque pagata dai cittadini».

Numero verde ONA

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