DA SEMPRE L’UOMO HA CERCATO SOSTANZE PER ALLEVIARE IL DOLORE E MIGLIORARE IL BENESSERE. LA COCAINA, USATA PER SECOLI NELLE ANDE, DIVENNE OGGETTO DI STUDIO SOLO NELL’OTTOCENTO, INAUGURANDO UNA LUNGA STORIA DI SCOPERTE, ESPERIMENTI E, INFINE, DIPENDENZE GLOBALI
Come siamo arrivati qui – la cocaina come medicinale
La storia è sempre un insieme di coincidenze o volontà, di persone curiose, avventurose o rassegnate e questa del fentanyl non è diversa. Un sacco di gente mi ha scritto per ringraziarmi e per saperne di più. E quindi ho pensato che fosse utile fare una storia lenta, a ritroso. Non siamo qui per caso.
Le droghe
Beh, uno può andare indietro nel tempo finché vuole e troverà sempre che l’uomo cerca di trovare metodi per sentirsi “meglio”, nel fisico e nella mente. In un certo senso la medicina moderna segue questo istinto, eliminare il dolore e preservare il benessere.
Forse la droga più nota da questo punto di vista è la cocaina. Per millenni in Colombia, Peru, Bolivia e in generale nelle regioni vicino alle Ande, queste foglie magiche davano un generale senso di sollievo, alleviavano il dolore, calmavano la fame, e aiutavano la digestione. Niente di speciale per chi viveva li, era parte della vita.
Pare che il primo a parlarne a noi europei fu Amerigo Vespucci, a cavallo fra il 1400 e il 1500. Niente di che.
E infatti, nessuno ci ha fatto caso per molti anni, finché, verso la fine del 1800, avventurieri di vario genere e i precursori delle compagnie farmaceutiche dell’epoca decisero di andare a cercare medicinali, o ingredienti per medicinali, in parti remote del pianeta. Si pensò che questa cosa che masticavano nelle Ande essere usata per fare delle medicine, e che si poteva usare per calmare i nervi e il dolore.
Pare che il nome coca derivi dall’aymaran, una lingua che si parla in Bolivia e in Peru, dove la parola khoka significa albero.
Era difficile portare queste foglie portentose in Europa, spesso morivano durante i lunghi tragitti in nave.
Finalmente, nel 1860 un chimico tedesco di 26 anni, Albert Niemann riuscì ad isolare l’ingrediente attivo delle foglie magiche, che chiamò cocaina. Molti altri chimici, fisiologi e sperimentatori a venire, lavorarono su questa sostanza per capire come usarla al meglio, come funzionava esattamente, con esperimenti su animali e persone.
Cocaina: cosa farne?
Un po’ come i cartelli messicani di oggi che usano conigli e galline per trovare le formule migliori del fentanyl.
Solo che allora le domande non erano solo sul dosaggio, ma proprio su cosa farne.
La usiamo come anestetico?
La usiamo per i denti?
La usiamo nel campo dell’oculistica?
Da un punto di vista medico, la prima svolta arrivò da un oculista viennese, Karl Koller che dimostrò in un articolo pubblicato nel 1884, che una applicazione di cocaina aveva addormento le cornee di un paziente, rendendole insensibile al dolore, durante una operazione per le cataratte.
Questo era importante, perchè gli occhi sono oggetto di movimenti involontari. I riflessi li rendono molto difficili da stabilizzare durante operazioni chirurgiche. Qui invece fu facilissimo operare.
La notizia arrivò subitissimo negli USA.
Tutti a fare le cataratte con la cocaina.
Dopo pochi mesi si pensò di usarla anche come agente per le operazioni dentali. Dopotutto se addormentava le cornee, forse poteva addormentare anche i denti?
Alla fine del 1884 un chirurgo di fama della New York bene dell’epoca, William Halsted, lesse di questa cocaina e la usò per estrarre un dente del giudizio senza dolore. Un gran successo.
William Halsted
La storia di William Halsted è del tutto singolare. Era un vero studioso, curioso e sempre alla ricerca di come migliorare la sua professione. Era, ed è ancora, considerato uno dei padri della chirurgia moderna.
È grazie a lui che si diffusero procedure asettiche nelle sale operatorie – prima c’erano sangue e pus dappertutto – l’uso delle cartelle cliniche, l’uso dei guanti nelle sale operatorie. Fu lui il primo ad eseguire con successo operazioni di cistifellea, rimozione di ernie, trasfusioni di sangue, mastectomie.
Si inventò metodi per cicatrizzazioni meno evidenti. Predicò che il paziente dovesse essere trattato con rispetto, che il chirurgo deve conoscere bene l’anatomia e che la chirurgia deve essere di precisone e non tagli indiscriminati di pezzi di corpo. Ci sono concetti e operazioni a suo nome tutt’oggi: “Halsted’s law”, “Halsted’s operation”, “Halsted’s suture”, “Halsted’s ligament”.
Dopo aver letto dell’operazione alle cataratte di Koller, Halsted pensò che potessero esserci altre parti del corpo dove iniettare cocaina per causare meno dolore ai pazienti e fece esperimenti su stesso e sui suoi studenti alla Columbia University di New York. Qualcuno di loro morì di overdose. Ovviamente non sapevano quel che facevano.
Halsted divenne una sorta di tossicodipendente lui stesso, mescolando cocaina e morfina per il resto della sua vita e la sua carriera newyorkese andò in frantumi. Si spostò allora a Baltimora, alla John Hopkins University, dove continuò a praticare medicina cercando di nascondere meglio le sue dipendenze. Era ancora un bravissimo chirurgo. Rimase assuefatto alla cocaina per il resto della sua vita, cioè per circa 40 anni.

Coca Koller
E cosi, dopo Koller, dopo Halsted, dopo gli occhi e i denti si passò alla cocaina come anestetico per il resto del corpo, per bloccare i nervi e soprattutto per anestetizzare la spina dorsale.
Il prezzo non era un ostacolo da niente. All’epoca un’oncia d’oro costava 16 dollari; un’oncia di cocaina 224 dollari. Quattordici volte tanto.
Ad ogni modo funzionava a meraviglia e la stampa esaltò a più non posso questa cosa portentosa.
Karl Koller venne soprannominato Coca Koller.
Alla fine degli anni 1880 il grande lancio per le masse: la cocaina, sintetizzata dalla coca, veniva venduta come “tonico” generale.
Era un additivo nelle gocce per gli occhi, negli sciroppi per la tosse, per l’asma, per far ricrescere i capelli, per calmare i bimbi, per fare i denti resistenti alle carie, per l’influenza, per le allergie di stagione, per la resistenza nel ciclismo, per la pelle screpolata, e per i capelli più brillanti. Pure per fare i tatuaggi colorati agli occhi.
Se ne consigliava l’uso per i cantanti e gli oratori pubblici.
Insomma un cura tutto. E tutti la volevano.
A parte il costo, era una sostanza completamente non regolamentata. Chiunque poteva entrare in una farmacia dell’epoca e comprarne a volontà.
La pubblicità dell’epoca è interessantissima. Le immagini sotto, trovate in rete, fanno anche sorridere. Sono tutte del periodo 1885-1915 circa.
La cocaina come elisir di lunga vita!
Leggi:
Dalla medicina al business: l’epoca d’oro della cocaina (parte seconda)
Dal Coca Wine alla Coca Cola (parte terza)




