martedì, Giugno 17, 2025

Preistoria e clima: quando l’uomo rischiò l’estinzione

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UNIVERSITÀ LA SAPIENZA DI ROMA E UNIVERSITÀ DI FIRENZE HANNO PARTECIPATO ALLO STUDIO SU UNA TERRIBILE CRISI DEMOGRAFICA VERIFICATASI NELLA PREISTORIA. LA SCOPERTA È CHE FU CAUSATA DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Una drammatica crisi demografica ha caratterizzato la fine del Pleistocene Inferiore, un’epoca preistorica risalente a un milione di anni fa. La scoperta è che a causarla fu il cambiamento climatico.

L’evento, secondo lo studio, avrebbe ridotto la popolazione dei nostri antenati a un numero simile al rischio di estinzione, ma sarebbe tuttavia stato fondamentale per far emergere Homo heidelbergensis: la specie ancestrale alle origini di Homo sapiens.

preistoria

Il cambiamento climatico nella preistoria: lo studio

La scoperta fatta in questa ricerca rappresenta “un importante passo avanti nella comprensione dell’evoluzione umana“. A tale studio genetico e antropologico hanno preso parte ricercatori cinesi e italiani, tra cui esperti dell’Accademia Cinese delle Scienze, dell’Università Normale Orientale di Shanghai, dell’Università del Texas, della Sapienza Università di Roma e dell’Università di Firenze. I risultati del lavoro sono pubblicati sulla rivista Science.

Come si è svolta la ricerca internazionale

A spiegare come è andata è l’università La Sapienza di Roma in una nota.

Grazie a un innovativo metodo bioinformatico, chiamato “FitCoal” i ricercatori hanno esaminato i genomi completi di 3.154 individui attuali, appartenenti a 50 diverse popolazioni umane, e hanno combinato questi dati con informazioni paleoambientali (clima) e paleoantropologiche (fossili) che consentissero di risalire a periodi preistorici precedenti all’apparizione della nostra specie, come spiega il prof. Haipeng Li che ha coordinato la ricerca.

I risultati dello studio hanno infatti rivelato che tra 930 e 813 mila anni fa la popolazione dei nostri antenati si ridusse di circa il 98,7%, arrivando a contare solo circa 1.300 individui fertili: un numero paragonabile alle specie a rischio di estinzione, come sono ad esempio gli attuali panda”.

Il fenomeno del collo di bottiglia genetico

Il fenomeno del “collo di bottiglia” (o bottleneck) genetico, è originato con ogni probabilità dai drastici cambiamenti climatici che caratterizzano la cosiddetta “transizione medio-pleistocenica”.

Successivamente a un milione di anni fa i cicli glaciali e interglaciali si ampliarono a livello planetario, portando a condizioni di estrema aridità in Africa e a estinzioni di intere comunità di grandi mammiferi. Condizioni climatiche e ambientali così avverse da far rasentare all’uomo l’estinzione.

L’evento sarebbe stato tanto catastrofico quanto generativo, dando probabilmente origine a una specie che viene ritenuta ancestrale all’evoluzione di noi Homo sapiens (cosa che avvenne successivamente in Africa“.

Preistoria, per l’uomo un “buco” di 300mila anni

I risultati genetici trovano conferma nell’assenza di fossili umani in quel periodo. Le rilevazioni evidenziano una lacuna di circa 300mila anni che coincide quasi perfettamente con il periodo del collasso demografico rilevato dallo studio.

Questo periodo di crisi demografica – spiega Giorgio Manzi della Sapienza Università di Roma – potrebbe aver giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione umana. Durante un bottleneck, i normali equilibri ecologici e genetici sono sconvolti. Aumenta così la probabilità che si vengano a fissare varianti genetiche inattese, contribuendo all’emergere di una nuova specie“.

Questa nuova specie è probabilmente Homo heidelbergensis – sottolinea Fabio Di Vincenzo dell’Università di Firenze – che possiamo considerare un vero e proprio ultimo antenato comune. Ossia la forma umana che si diffuse dall’Africa in Eurasia, dando origine all’evoluzione di tre diverse specie. Homo sapiens in Africa, i Neanderthal in Europa e i Denisova in Asia“.

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