A PARTIRE DALLA METÀ DEGLI ANNI SESSANTA, LE AVANGUARDIE STORICHE EVOLVONO IN UN LINGUAGGIO ESPRESSIVO, LA PERFORMANCE D’ARTISTA, DEFINITASI IN ANTITESI AL TEATRO. L’ARRIVO DEL MOVIMENTO FLUXUS, DEGLI HAPPENING E DELLA BODY ART ANCHE ESTREMA, TRASFORMANO LE FORME ARTISTICHE ORTODOSSE E LE NORME CULTURALI. LE TEMATICHE AFFRONTATE SONO SPESSO A CARATTERE SOCIALE E QUINDI, ANCHE AMBIENTALI
Le azioni sono volte a stimolare il pensiero critico del pubblico, visto non più come fruitore passivo ma come corpo agente.
Le opere di protesta nascono allo scopo di accendere i riflettori su tematiche scomode e rifiutando ogni censura.
Spesso i messaggi veicolati assumono un chiaro orientamento radicale. Ad esempio contro la guerra o in favore dei diritti delle donne e delle minoranze. Anche l’ambiente e l’ecologia rientrano in queste dinamiche.
Non solo Marina Abramovic
Il nome di Marina Abramovic, artista serba attiva a partire dalla fine degli anni ’60, è spesso associata alla performance art. Erroneamente viene indicata come la pioniera di questa forma espressiva, che in realtà nasce con l’uomo primitivo e le sua ritualità. Possiamo dire però che la consapevolezza della valenza artistica della performance art arriva sul fronte occidentale negli anni ’70 soprattutto grazie a lei.
In realtà già con l’arte concettuale duchampiana di inizio 1900 e il movimento giapponese del Gruppo Gutai degli anni ’50 del secolo scorso, si configurano le massime espressioni di libertà artistica che costituiscono le basi per la performance art.

Performance Art ed ecologia: “Le 7mila querce”
Molti artisti cercano di sensibilizzare il pubblico sulle sfide ambientali globali.
Le performance ecologiche non solo trattano temi legati al cambiamento climatico ma cercano anche di modificare la percezione del pubblico riguardo al proprio rapporto con la natura. Diventa quindi uno strumento potente per educare e stimolare una trasformazione nei comportamenti individuali e collettivi. Il corpo e il gesto si trasformano in un canale di comunicazione visiva e sensoriale.
Nel 1982 l’artista tedesco Joseph Beuys prese parte alla manifestazione artistica “Documenta” presso la città di Kassel, dove presentò l’opera “Le 7mila querce”. Dispose davanti al Museo Fredericiano 7mila lastre di basalto. Queste venivano comprate da chi lo desiderava e il denaro ricavato serviva ad acquistare e piantare le querce, con l’intenzione di trasformare Kassel in un bosco. Un’operazione che Beuys stesso definisce “Difesa della natura”.L’installazione è ancora in divenire, infatti, saranno necessari ancora trecento anni perché si possa compiere.
Diverse performance hanno integrato elementi di rituali antichi o di tribù indigene, che avevano credenze connesse al rispetto della terra.

Eco-performance
L’eco-performance è una sottocategoria del linguaggio performativo. Si esprime attraverso opere che non solo affrontano tematiche ambientali ma sono anche realizzate con materiali sostenibili o che si svolgono all’aperto, immersi nella natura, per enfatizzare l’importanza della salvaguardia ecologica.
L’artista brasiliana Maura Baiocchi dichiara di aver coniato il concetto di eco-performance nel 2009. Questo come parte dell’inaugurazione di un nuovo ciclo di opere legate all’indagine artistica delle tensioni tra corpo, discendenza e ambiente. Online troviamo anche festival cinematografici sul tema. In realtà i processi verso questa direzione hanno origine con la presa di coscienza ecologista degli anni ’60.
Ecosexual di Annie Sprinkle e Beth Stephens
La Sexecology, nota anche come ecosexuality , è una forma radicale di attivismo ambientale che invita le persone a trattare la terra con amore piuttosto che vederla come una risorsa infinita da sfruttare. Fondata da Elizabeth Stephens e Annie Sprinkle, il cui manifesto è quello di rendere l’attivismo ambientale “più sexy, divertente e diversificato”, affronta con ironica attitudine la pratica ambientalistica ed artistica.
Famose per aver organizzato veri e propri matrimoni collettivi con la terra ed il mare, i lavori di Annie e Bethe sono un modo per recuperare la connessione spirituale e fisica con il mondo naturale. Questo in risposta alla crescente separazione tra umanità e ambiente.

Ultima generazione
“Ultima Generazione” è un movimento composto da un gruppo di giovani attivisti che riconoscono il cambiamento climatico e l’esaurimento delle risorse naturali come una minaccia esistenziale per il pianeta e per la vita sulla Terra. Si pongono al confine tra anti-arte e azione di protesta attraverso l’arte e forme di Extinction Rebellion.
Sono divenuti noti negli ultimi anni per aver imbrattato opere d’arte allo scopo di attirare l’attenzione sull’emergenza climatica. Un comportamento che ha indignato molte persone, spesso inconsapevoli che le opere colpite fossero in realtà sempre protette da materiali isolanti, mentre per i monumenti le vernici spesso non sono complicate da togliere. Lo scopo primario, del resto, non era quello di rovinare le pitture o sculture, ma di effettuare azioni di denuncia.
Intenzione purtroppo il più delle volte risultata completamente inefficace. Gesti forti e visibili sono considerate un modo per polarizzare l’attenzione e scuotere le coscienze, cercando di spingere la società a prendere sul serio la questione. Tuttavia, queste azioni spesso suscitano reazioni forti e polarizzate, in cui il dibattito si sposta più sulla legittimità dei metodi usati piuttosto che sul problema stesso.
Con il risultato di ottenere ampia visibilità mediatica dove però le urgenze degli attivisti rischiano di essere distorte o oscurate dalle critiche sui metodi, rendendo difficile avviare una discussione più profonda e razionale sul tema.

La pratica performativa collaterale e non intenzionale di Greta Thunberg
Greta Thunberg è un’attivista svedese diventata famosa a livello mondiale per la sua lotta contro il cambiamento climatico.
Sebbene Greta non sia una performer artistica, il suo comportamento, la sua forma di comunicazione e la sua azione pubblica richiamano alcuni principi chiave della performance art.
Quando Greta si presenta davanti ai leader mondiali, come durante il suo discorso all’ONU o al World Economic Forum, colpisce emotivamente il pubblico.
Fridays For Future è il movimento che Greta ha ispirato e consiste in scioperi settimanali globali da parte di giovani studenti per protestare contro il cambiamento climatico.
Anche questo sciopero ha la forza di un atto performativo che sfida l’ordine sociale e politico e prende la forma di un vero e proprio evento rituale che coinvolge milioni di giovani. Spesso con slogan e cartelloni che comunicano messaggi potenti e visibili al mondo intero.
