mercoledì, Gennaio 22, 2025

Morti per amianto: deve essere liquidato anche il danno da lutto

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IL TRIBUNALE DI ROMA HA RISARCITO CON CIRCA 850MILA EURO, PER DANNO DA LUTTO, LA FAMIGLIA DI UN OPERAIO DELLA PROVINCIA DI FOGGIA MORTO NEL 2009 A CAUSA DELL’ESPOSIZIONE ALL’AMIANTO

«Auspico che le FS prendano atto dell’ennesima condanna e procedano al risarcimento del danno amianto causato ai dipendenti, e in particolare a quelli che hanno subito gravi malattie asbesto correlate, fermo restando che saremo sempre al fianco dei lavoratori e loro familiari per la tutela delle loro ragioni». Così, l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, all’esito della sentenza del tribunale di Roma che ha risarcito gli eredi di un ex dipendente di RFI, Rete Ferroviaria Italiana morto a causa dell’amianto.

Con quest’ultima pronuncia, i giudici, hanno affermato il principio fondamentale che debbono essere liquidati anche i danni da lutto.

I fatti

Rocco A., originario di Orta Nova e residente a Foggia, ha lavorato per RFI dal 1969 al 1971 come operaio qualificato “aggiustatore meccanico”. Durante il servizio, si occupava della manutenzione dei rotabili ferroviari, intervenendo su motori, tubazioni e cavi elettrici. Questo lavoro lo ha esposto direttamente e indirettamente alle pericolose fibre di amianto.

Gli ambienti in cui ha operato erano privi di ventilazione e i lavori venivano svolti senza alcuna misura di sicurezza, nonostante mascherine, tute protettive e aspiratori fossero disponibili già dagli anni ’40. A peggiorare la situazione, la polvere carica di fibre killer che veniva rimossa con soffiatori, che la disperdevano nell’aria anziché eliminarla. 

Nel 2006, Rocco è stato colpito da un primo versamento pleurico. Nel marzo 2009, all’età di 68 anni, è morto, lasciando la moglie e due figli. L’INAIL riconobbe subito l’origine professionale della malattia e garantì alla vedova una rendita ai superstiti di circa 200mila euro. 

Il ricorso

La famiglia, assistita dagli avvocati Ezio Bonanni e Daniela Lucia Cataldo, ha poi, però, presentato ricorso al Tribunale di Roma per ottenere il risarcimento di tutti i danni, sia patrimoniali sia non patrimoniali. Nonostante altre condanne già emesse contro le Ferrovie dello Stato, questa ha contestato la richiesta degli eredi di Rocco A., sostenendo che solo dalla metà degli anni ’70 si iniziò a comprendere il rischio dell’esposizione alle fibre di amianto. 

Ma i giudici romani hanno condannato nuovamente l’azienda, stabilendo un risarcimento per danno da lutto pari a circa 850mila euro, oltre agli interessi. Questo risarcimento copre le sofferenze della vedova, deceduta nel frattempo, e dei due figli rimasti orfani. A tale cifra si aggiungono i 200mila euro già riconosciuti dalla Corte d’Appello di Roma per il danno diretto subito dal ferroviere. Con la rivalutazione e gli interessi legali, l’importo complessivo raggiunse 1milione e trecentomila euro. 

L’impatto epidemiologico delle FS tra i più elevati del Paese

Il settore dei rotabili ferroviari si conferma tra i più esposti al rischio amianto, con officine come quelle di Foggia, Bologna e Torino particolarmente colpite. L’impatto epidemiologico delle FS rimane elevato: fino al 2028, i registri annotano oltre 696 casi di mesotelioma tra i dipendenti. A questi si aggiungono i casi delle aziende dell’indotto, dei lavoratori impegnati nella costruzione e manutenzione dei rotabili, come le Officine Breda, e delle ditte appaltatrici coinvolte nelle scoibentazioni delle carrozze ferroviarie. 

Numero verde ONA

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