lunedì, Maggio 12, 2025

Il Capodoglio GEA al Festival di Vasto: l’esemplare rivive grazie alla scienza 

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DAL 12 AL 14 SETTEMBRE 2024, IL FESTIVAL DEI CAPODOGLI DI VASTO HA PRESENTATO IN ANTEPRIMA IL DOCUMENTARIO “OPERAZIONE CAPODOGLIO – LA STORIA DI GEA”, PRODOTTO DAL WWF. QUESTO TOCCANTE FILM RACCONTA LA VICENDA DI UN GIOVANE ESEMPLARE DI CAPODOGLIO TROVATO SENZA VITA SULLE COSTE LAZIALI NEL 2019 E ILLUSTRA L’IMPORTANZA DEL SUO RECUPERO PER LA CONSERVAZIONE E LA SENSIBILIZZAZIONE SULLE SPECIE MARINE

La storia del capodoglio GEA e il progetto di recupero: un simbolo di conservazione marina

Nel 2019, un capodoglio di circa 13 metri, chiamato GEA, fu trovato morto e spiaggiato a Montalto di Castro, in provincia di Viterbo. Dopo il ritrovamento, l’esemplare fu sepolto nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano, poco distante da Roma, un luogo storicamente legato alla protezione della natura. 

Questa misura serviva a facilitare un processo di decomposizione naturale e controllato, senza contaminare l’ambiente, così da preparare lo scheletro al recupero.

Il progetto di recupero di GEA

Nel 2024, grazie alla collaborazione tra l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana (IZSLT) e Casa Pelagos, il museo interattivo del Santuario dei Cetacei dell’Oasi WWF di Orbetello, lo scheletro di GEA è stato finalmente recuperato. 

Uno degli aspetti più innovativi del processo è stato l’uso della tecnologia 3D per ricostruire le parti mancanti della sua struttura. Nel corso del tempo, infatti, alcuni segmenti delle sue ossa si erano deteriorati o dispersi. Cosa che aveva reso necessaria l’integrazione di componenti digitali. Attraverso la scansione 3D e la stampa di modelli dettagliati, gli scienziati sono riusciti a restituire una versione completa e accurata del capodoglio.

Il ruolo della comunità e l’educazione ambientale

Un elemento importante del progetto è stato il coinvolgimento attivo della comunità locale. I bambini della Toscana hanno partecipato alla ricostruzione dello scheletro di GEA attraverso attività educative organizzate da Casa Pelagos e WWF. Questa esperienza ha offerto loro non solo l’opportunità di apprendere l’importanza della biodiversità marina, ma anche di sentirsi parte di un’iniziativa di rilevanza internazionale, che ha contribuito, seppur simbolicamente, alla rinascita dell’esemplare.

Il cetaceo, ora esposto a Casa Pelagos, il museo interattivo all’interno del Santuario dei Cetacei dell’Oasi WWF di Orbetello, è diventato un simbolo prezioso del patrimonio marino da preservare. La storia di GEA, vuole richiamare l’attenzione sulle minacce che i capodogli affrontano quotidianamente, tra cui l’inquinamento, le reti da pesca e il cambiamento climatico. Ma veniamo al Festival.

Storia, attività e obiettivi del Festival

Il Festival dei sette Capodogli, istituito nel 2014, è un appuntamento annuale di riferimento per la sensibilizzazione e la protezione dei cetacei e dell’ambiente marino. Istituito per commemorare lo spiaggiamento di questi cetacei a Punta Penna (in provincia di Viterbo), avvenuto dieci anni prima, è organizzato dal Comune di Vasto, in provincia di Chieti, in collaborazione con varie associazioni ambientaliste e scientifiche.

L’evento offre una serie di attività culturali e scientifiche, tra cui proiezioni di documentari, conferenze, mostre e dibattiti. Ogni anno, viene selezionato un tema centrale, che può riguardare vari aspetti della vita marina e della protezione ambientale. Le conferenze e le discussioni coinvolgono esperti del settore, ricercatori e attivisti, che condividono le loro conoscenze e le ultime scoperte scientifiche. 

Grazie alle sue attività, da dieci anni a questa parte, l’incontro ha contribuito a creare una rete di sostenitori della protezione dei cetacei e ha aiutato a finanziare progetti di ricerca e conservazione.

L’appuntamento 2024

Quest’anno, l’evento ha offerto una panoramica approfondita del progetto attraverso la proiezione in anteprima del documentario “Operazione Capodoglio – La Storia di GEA”, diretto da Emanuele Quartarone.

La pellicola ha messo in luce il lavoro di squadra tra istituzioni scientifiche, associazioni ambientali e la comunità locale, dimostrando il valore della cooperazione multidisciplinare nella conservazione ambientale.

Nel corso del festival, Adriano Argenio, direttore dell’Oasi WWF di Orbetello, ha discusso l’importanza di trasformare il recupero di GEA in un progetto educativo e di sensibilizzazione. Stefano Palomba, commissario straordinario dell’IZSLT, ha fornito dettagli sulle difficoltà logistiche e scientifiche affrontate durante il processo. Valerio Manfrini, biologo dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana, ha invece illustrato come la tecnologia 3D sia stata cruciale per completare la ricostruzione dell’ossatura, integrando le parti mancanti e garantendo una rappresentazione accurata del capodoglio.

Ma perché sono così importanti queste creature marine?

Il ruolo ecologico dei capodogli

I capodogli (Physeter macrocephalus) sono animali straordinari con un ruolo ecologico nevralgico per la salute degli habitat marini. Come predatori di vertice, essi regolano le popolazioni calamari e pesci che vivono nei fondali, mantenendo così l’equilibrio dell’ecosistema marino.

Inoltre, le loro feci contengono nutrienti essenziali che favoriscono la crescita del fitoplancton, la base della catena alimentare marina. Questo processo non solo sostiene la vita marina, ma contribuisce anche all’assorbimento di anidride carbonica (CO₂) dall’atmosfera. Fattore importantissimo nel contrasto al cambiamento climatico.

La situazione dei capodogli in Italia

In Italia, questi meravigliosi cetacei sono presenti nel Mediterraneo, ma affrontano numerose sfide che minacciano la loro sopravvivenza. L’inquinamento marino rappresenta una grave minaccia, con plastica e sostanze chimiche che possono danneggiare la loro salute. I capodogli possono ingerire plastica accidentalmente. Il che provoca blocchi intestinali o tossicità.

Un altro pericolo è rappresentato dalle reti da pesca, che possono intrappolare questi animali, causando soffocamento o ferite gravi. Questo fenomeno, noto come “bycatch”, è una delle principali cause di mortalità tra i cetacei nel Mediterraneo.

Anche il cambiamento climatico sta alterando gli habitat marini e la disponibilità di cibo per i capodogli. Le modifiche nella temperatura e nella composizione dell’acqua possono influenzare le loro abitudini alimentari e migratorie, rendendo la loro sopravvivenza ancora più precaria.

Inoltre, le attività umane come il turismo marittimo e le operazioni navali possono disturbare le loro attività, portandoli ad alterare i loro comportamenti naturali e compromettendo il loro benessere.

Urge quindi migliorare la consapevolezza pubblica e promuovere azioni concrete per la conservazione dei capodogli e degli ecosistemi marini.

Numero verde ONA

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