IL PREMIO NOBEL PER LA PACE 2024, CHE SI CELEBRA OGGI 10 DICEMBRE A OSLO, VIENE ASSEGNATO ALLA NIHON HIDANKYO, L’ORGANIZZAZIONE GIAPPONESE CHE RIUNISCE GLI HIBAKUSHA, I SOPRAVVISSUTI AI BOMBARDAMENTI ATOMICI DI HIROSHIMA E NAGASAKI. QUESTO PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO NON È SOLO UN TRIBUTO ALLA MEMORIA DI UNA DELLE TRAGEDIE PIÙ DEVASTANTI DEL XX SECOLO, MA UN INVITO GLOBALE A RIFLETTERE SULLE CONSEGUENZE DELLA GUERRA NUCLEARE E SULL’IMPORTANZA DI PRESERVARE LA PACE. MA GLI HIBAKUSHA NON SONO SOLI NEL PORTARE AVANTI QUESTO MESSAGGIO: ACCANTO A LORO, GLI HIBAKUJUMOKU, GLI ALBERI SOPRAVVISSUTI AI BOMBARDAMENTI, CONTINUANO A RACCONTARE, CON IL SILENZIO DELLE LORO FRONDE, LA STORIA DELLA STRAORDINARIA RIGENERAZIONE DELLA NATURA
Hibakusha: la storia, il messaggio e la loro eredità vivente
Il termine Hibakusha, dal giapponese “persone esposte alla bomba” (hibaku – 被爆, “esposto alla radiazione nucleare”, e sha – 者, “persona”), racchiude l’identità di coloro che sopravvissero all’orrore dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, avvenuti rispettivamente il 6 e il 9 agosto del 1945. Quelle due esplosioni non solo devastarono le due città, ma cambiarono per sempre il corso della storia, introducendo l’umanità all’era nucleare e lasciando un’eredità di distruzione, sofferenza e trauma.
La tragedia: Hiroshima e Nagasaki
Quando il fungo atomico si sollevò nei cieli del Giappone, il mondo conobbe la potenza distruttiva delle armi nucleari. A Hiroshima, la bomba soprannominata “Little Boy” uccise circa 140mila persone entro la fine del 1945, mentre a Nagasaki, “Fat Man” causò la morte di altre 70mila persone. Migliaia di sopravvissuti riportarono gravi ustioni, malattie da radiazioni e ferite profonde, fisiche e psicologiche.
Gli Hibakusha, segnati nel corpo e nell’anima, furono spesso discriminati nella società giapponese del dopoguerra, sia per i pregiudizi legati alle malattie da radiazioni sia per le difficoltà economiche e sociali che dovettero affrontare. Tuttavia, nonostante il dolore e lo stigma, molti di loro scelsero di trasformare la tragedia in un appello alla pace.
La nascita di un messaggio di pace: il ruolo degli Hibakusha
Nel corso dei decenni, gli Hibakusha hanno lavorato instancabilmente per far conoscere al mondo le conseguenze devastanti delle armi nucleari. Attraverso le loro testimonianze personali, hanno dato un volto umano alla distruzione e hanno reso tangibile l’orrore della guerra atomica. Non si sono limitati a raccontare il passato, ma hanno trasformato le loro esperienze in una piattaforma educativa globale.
Negli anni Cinquanta, i sopravvissuti ai bombardamenti atomici iniziarono a unirsi in gruppi locali e nazionali, dando vita nel 1956 alla Nihon Hidankyo, l’organizzazione che rappresenta le loro voci in tutto il Giappone. Obiettivo? Promuovere l’abolizione delle armi nucleari, garantire supporto a chi ha vissuto questa tragedia e sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della pace.
Tra le iniziative più rilevanti portate avanti dall’Hidankyo si annoverano conferenze internazionali, incontri con leader mondiali e presentazione di petizioni alle Nazioni Unite, tutte mirate a creare un movimento globale per il disarmo nucleare.
In questo contesto, l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2024 alla Nihon Hidankyo rappresenta un riconoscimento doveroso alla resilienza di chi ha saputo trasformare la sofferenza in speranza e il trauma in un appello globale per il disarmo. Ma è anche un monito per il presente: in un’epoca in cui le tensioni internazionali e il rischio di conflitti nucleari rimangono una minaccia concreta, il messaggio degli Hibakusha è oggi più necessario che mai.
Il messaggio nel tempo: un’eredità che continua
Con il passare degli anni, il numero degli Hibakusha si riduce inevitabilmente. Da oltre 650mila sopravvissuti iniziali, oggi ne rimangono circa 120mila, molti dei quali anziani. La sfida principale è quindi quella di garantire che il loro messaggio non sia dimenticato.
Negli ultimi decenni, i “testimoni della bomba atomica” hanno lavorato per coinvolgere le nuove generazioni nel loro impegno per la pace. Attraverso programmi educativi nelle scuole, scambi culturali e la creazione di archivi digitali delle loro testimonianze, il loro obiettivo è quello di assicurare che la memoria delle tragedie di Hiroshima e Nagasaki continui a ispirare il mondo. Ma non è tutto.
Gli Hibakujumoku: simboli viventi di memoria e rigenerazione
A completare il messaggio di pace e resilienza degli Hibakusha ci sono gli Hibakujumoku, gli alberi sopravvissuti alle devastazioni atomiche. Il termine, che unisce le parole giapponesi hibaku (被爆), “esposto alla bomba”, e jumoku (樹木), “albero”, identifica quelle piante che, nonostante le radiazioni e le condizioni estreme, sono riuscite a rigermogliare dalle loro radici, diventando così un simbolo della straordinaria capacità della natura di rinascere.
Questi alberi crescevano nel raggio di due chilometri dagli epicentri delle esplosioni e includono oltre 160 esemplari ufficialmente registrati (appartengono a più di trenta specie diverse). Tra le piante più rappresentative si trovano il ginkgo biloba, il canforo e il pino nero, noti per la loro resilienza.
La missione globale della Green Legacy Hiroshima
Nel 2011 è nata la Green Legacy Hiroshima (GLH), organizzazione internazionale senza scopo di lucro, con il duplice obiettivo di preservare il ricordo di Hiroshima e Nagasaki e promuovere una riflessione globale sull’importanza della pace e della sostenibilità ambientale.
Questa iniziativa si basa sull’idea che la natura, con la sua capacità di rigenerarsi, possa diventare un simbolo universale di speranza e resilienza.
L’impegno in Italia: PEFC e Mondo senza Guerre e senza Violenze
La diffusione degli Hibakujumoku in Italia è il risultato di un progetto che coniuga memoria storica, sostenibilità ambientale e promozione della pace. Questo impegno nasce dalla collaborazione tra il PEFC Italia (Programma per il Riconoscimento degli Schemi di Certificazione Forestale) e l’associazione Mondo senza Guerre e senza Violenza. Queste organizzazioni lavorano insieme per raccogliere i semi degli Hibakujumoku, germinarli all’interno dell’Orto Botanico di Perugia e distribuirli in tutto il Paese.
Il progetto ha preso avvio nel 2020 e da allora, ogni anno, vengono affidati circa dieci esemplari a enti selezionati per il loro impegno nell’ambito educativo, sociale e ambientale. Tra i primi a ospitarli ci sono il consorzio Kilometro Verde di Parma, con un corridoio ecologico dedicato alla riforestazione urbana e al miglioramento della qualità dell’aria, il Parco della Pace di Vicenza, spazio dedicato alla memoria e alla celebrazione della pace, e l’Orto Botanico di Perugia.
Il 2023 è stato un anno significativo per l’espansione del progetto, con la consegna degli Hibakujumoku a realtà prestigiose che operano per il bene comune. Tra queste, l’ANPI di Modena, custode della memoria storica della Resistenza italiana, il Centro Nocetum di Milano, impegnato nell’inclusione sociale e nella sostenibilità ambientale, e l’Associazione Librarti di Casale Monferrato, nota per il suo lavoro nella promozione della cultura e della memoria collettiva.
L’importanza della piantumazione
Nel 2024, il progetto ha visto un’ulteriore crescita, con sei nuovi alberi che hanno trovato casa in scuole, associazioni e istituzioni in diverse regioni italiane. Ogni nuova piantumazione rappresenta non solo un gesto concreto di tutela ambientale, ma anche un’occasione per sensibilizzare le comunità locali, in particolare le giovani generazioni, sui valori universali della pace, della solidarietà e della responsabilità verso il pianeta.
Come ha sottolineato Antonio Brunori, segretario generale di PEFC Italia, «Questi alberi portano un messaggio oggi più che mai necessario, considerando i conflitti che ancora affliggono il nostro pianeta». Parallelamente, Marco Bussone, presidente di PEFC Italia, ha evidenziato come gli Hibakujumoku siano una lezione vivente di resilienza, capace di intrecciare in modo profondo il capitale umano con quello naturale.
Costruire il futuro attraverso la memoria: il Nobel per la Pace 2024
Il Premio Nobel per la Pace 2024 agli Hibakusha e la diffusione degli Hibakujumoku sono due facce di una stessa medaglia: entrambe testimoniano la necessità di ricordare, per evitare che la storia si ripeta, e di costruire un futuro migliore, radicato nella memoria e coltivato con speranza. Grazie a iniziative come quelle del PEFC Italia e di Mondo senza Guerre, il messaggio di pace e resilienza continua a germogliare, dimostrando che anche dalle tragedie più oscure può scaturire una luce di rinascita.