LA CULTURA DEI POPOLI NATIVI AMERICANI ARRIVA AL CUORE DI FIRENZE CON IL SECONDO APPUNTAMENTO DI “VILLA VITTORIA CULTURA“, LA RASSEGNA PROMOSSA DA FIRENZE FIERA CHE OFFRE SPAZIO A RIFLESSIONI SU DIRITTI, IDENTITÀ E SPIRITUALITÀ
Mercoledì 4 giugno, i giardini e le sale di Villa Vittoria hanno accolto Alessandro Martire, autore del libro “Il pensiero dei Nativi Americani” (Edizioni Giunti). Un incontro che si è preannunciato come un vero ponte tra mondi e tradizioni lontane ma straordinariamente attuali. A introdurre la serata il presidente di Firenze Fiera, Lorenzo Becattini, preceduto da un saluto di Giovanni Fittante, ideatore dell’iniziativa culturale.
Un ponte spirituale tra i Lakota Sioux e l’Italia
Quella di Alessandro Martire non è solo una pubblicazione, ma la testimonianza diretta di una vita immersa nella cultura Lakota, una delle principali nazioni native americane.
Dalla fine degli anni Settanta, Martire ha intrapreso un cammino spirituale e culturale che lo ha portato ad essere accolto dagli Anziani Lakota, a danzare il rito del Sole, a divenire custode della Sacra Pipa, uno degli oggetti rituali più sacri della spiritualità nativa.
Oggi è presidente dell’associazione culturale Wambli Gleska, l’unica in Italia e tra le poche in Europa riconosciute anche presso le Nazioni Unite come rappresentanza ufficiale della Nazione Lakota.
Un’attività che si svolge nel solco della Dichiarazione ONU dei diritti dei Popoli Indigeni, approvata a Ginevra nel 2007, e che mira al riconoscimento e alla tutela non solo dei diritti civili e territoriali dei nativi americani ma anche dei loro saperi spirituali, ambientali e culturali.
La “sacralità della donna” e il rispetto della Terra
Uno dei temi centrali dell’incontro, e del libro stesso, è la visione del mondo nativo, fortemente incentrata sull’etica del rispetto: per la natura, per le generazioni future, per il ruolo della donna, considerata sacra in quanto donatrice di vita.
Non è un caso che Firenze, la Toscana e la Città Metropolitana abbiano sottoscritto nel tempo ben 25 protocolli di amicizia con i Lakota Sioux, un gesto simbolico e politico che conferma l’attenzione delle istituzioni locali per una cultura che difende i diritti collettivi, l’equilibrio con l’ambiente e la memoria delle tradizioni orali.
I Lakota: un popolo di guerrieri, filosofi e custodi della Terra
Ecco due paragrafi di approfondimento sulla cultura Lakota, con particolare attenzione alla Sacra Pipa e ad alcuni elementi chiave del loro sistema di valori:
I Lakota sono uno dei sette gruppi che compongono la grande nazione Sioux, stanziati storicamente nelle Grandi Pianure del Nord America, in particolare tra gli attuali stati del Sud Dakota, Nord Dakota e Nebraska. Conosciuti anche come Teton, i Lakota sono celebri per il loro spirito fiero, la struttura comunitaria e l’intensa spiritualità che permea ogni aspetto della vita quotidiana.
La loro cultura si fonda su un profondo senso di relazione con la natura e con il cosmo, espresso nella formula sacra Mitakuye Oyasin (Tutti i miei parenti), che esprime l’interconnessione tra tutti gli esseri viventi: persone, animali, piante, elementi, spiriti.
La società Lakota è stata per secoli organizzata intorno a clan familiari, con un’economia basata sulla caccia al bisonte e una spiritualità trasmessa oralmente dagli Anziani e dagli uomini medicina, i custodi dei saperi cerimoniali.
La Sacra Pipa: simbolo di alleanza e strumento spirituale
Uno degli oggetti più sacri per i Lakota è la Chanunpa, la Sacra Pipa, che non è un semplice strumento rituale ma un ponte tra il mondo visibile e quello spirituale. La leggenda narra che fu donata al popolo da White Buffalo Calf Woman (Donna Vitello di Bisonte Bianco), una figura sacra che insegnò ai Lakota le cerimonie e i valori fondamentali della vita: preghiera, equilibrio, rispetto, responsabilità verso la comunità.
Fumare la Pipa, nella cultura Lakota, è un atto sacro che serve a stabilire un’alleanza, a suggellare un impegno o a chiedere protezione per la comunità. Ogni parte della Pipa — il fornello di pietra rossa, il cannello di legno, il tabacco offerto — ha un significato preciso e richiama i quattro elementi, i quattro punti cardinali, gli antenati e le generazioni future. Solo coloro che sono stati riconosciuti spiritualmente dal popolo possono divenirne custodi.

Tra cinema e cultura: un messaggio che arriva a Cannes
Martire non è solo attivista e autore. Recentemente ha lavorato come consulente culturale e attore nel film “Testa o Croce” di Matteo Zoppis e Alessio Rigo de Righi, con un cast internazionale che include anche John C. Reilly.
Il film, presentato alla 78ª edizione del Festival di Cannes nella sezione “Un Certain Regard”, sarà proiettato in anteprima in Toscana questo autunno, rafforzando ulteriormente il legame tra la regione e la cultura Lakota.
Un’occasione per riflettere su identità, memoria e giustizia
“Il pensiero dei Nativi Americani” è più di un titolo evocativo: è un invito a riconsiderare la nostra idea di progresso e di civiltà, confrontandoci con una visione del mondo che mette al centro l’armonia con la natura e il rispetto per la vita in tutte le sue forme.
L’incontro a Villa Vittoria è stato, quindi, l’occasione per ascoltare dalla viva voce di Martire non solo aneddoti di un’esperienza intensa e fuori dall’ordinario ma anche per riflettere sulle urgenze del nostro tempo: il cambiamento climatico, i diritti delle minoranze, il ruolo delle donne e la spiritualità come strumento di equilibrio personale e collettivo.