giovedì, Dicembre 7, 2023

“Giornata mondiale delle balene”, un monito contro il pericolo di estinzione

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DAL 1980, OGNI TERZA DOMENICA DI FEBBRAIO, SI CELEBRA LA GIORNATA MONDIALE DELLE BALENE. RICORRENZA NATA ALLE HAWAII E POI FESTEGGIATA IN TUTTO IL MONDO, PER RICORDARE QUESTI STRAORDINARI CETACEI. MA SOPRATTUTTO, UN MONITO CONTRO L’ALLARMANTE PERICOLO DI ESTINZIONE

Il World Whale Day, ossia la Giornata mondiale delle balene (clicca per vedere il filmato), cade ogni terza domenica di febbraio e quest’anno si festeggia il 19 del mese.

La giornata mira a far conoscere la bellezza e la maestosità di questi straordinari cetacei che sono, tra l’altro, gli animali più grandi della terra. Anzi, il più grande in assoluto è la balenottera azzurra, che misura 33 metri e mezzo e pesa 190 tonnellate.

Ma la “festa delle balene” serve anche a sottolinearne il grande valore ecologico che esse hanno per il pianeta. E, trattandosi poi, di una specie a forte rischio estinzione, il World Whale Day rappresenta un efficace monito contro la caccia illegale e tutti quei fenomeni che ne mettono in pericolo l’esistenza. Ad esempio, il climate change o l’inquinamento dei mari.

Quindi, che si tratti della grande balena blu, del narvalo o del capodoglio, queste meravigliose creature acquatiche, creano sempre interesse e vanno protette e celebrate.

Le origini del World Whale Day

La Giornata mondiale delle balene è stata istituita per la prima volta nel 1980 a Maui, nelle Isole Hawaii. Al largo di quelle coste, vive un esemplare molto raro di balena, la megattera(Megaptera  Novaeangliae), della famiglia dei balenotteridi, nonché unica specie del genere megaptera.

Dalla sagoma particolare, “bitorzoluta”, misura circa 14-17 metri in età adulta e può arrivare fino a un peso di 40 tonnellate. Famosa anche per i suoi salti spettacolari (perciò amatissima dagli whales watchers), produce un canto complesso e unico, che può durare dai quattro ai trentatrè minuti.

Questa specie di balena trascorre l’inverno nelle acque del Nord Pacifico, per poi spostarsi di oltre 2.800 miglia, verso l’Alaska, con i propri cuccioli, i quali, appena nati, affrontano il viaggio migratorio per la prima volta.

Ed è proprio questo bellissimo evento che gli Hawaiians amano celebrare ogni anno, grazie all’idea di Greg Kauffman, fondatore della Pacific Whale Foundation. Il quale ha voluto fortemente una giornata dedicata ai mammiferi marini preferiti dalla popolazione, anche per rafforzarne la protezione e preservarli dallo sterminio.

La festa, tra l’altro, è così sentita ormai, che in concomitanza, si tiene anche il Maui Whales Festival, dove accorrono visitatori da ogni parte, per assistere a bellissimi spettacoli giornalieri.

Tante le attrazioni, tra cui parate, musica, costumi, whales watching, pulizia delle spiagge e altre attività ludiche e di sensibilizzazione. Con al centro, naturalmente, le megattere!

Giornata mondiale delle balene

Le maggiori cause di estinzione

Nel tempo, la Giornata mondiale delle balene ha assunto un peso sempre maggiore, ponendo l’accento sugli eventi che, oggi giorno, mettono costantemente a rischio la vita di queste meravigliose creature marine. Ed è anche per questo che ha preso piede a livello mondiale, come ricorrenza universalmente riconosciuta e rispettata.

Purtroppo, infatti, fenomeni ormai fuori controllo, come la dispersione della plastica nei mari, l’infinità di agenti inquinanti, la caccia illegale dilagante e gli effetti dei cambiamenti climatici, la fanno da padrone. Provocando lo sterminio di tantissime specie di balene e decimando, così, i “giganti buoni” del mare.

Giganti buoni e utili

Tanto maestosi quanto innocui e utili per l’intero ecosistema. Paradossalmente, infatti, questi mastodontici mammiferi, si nutrono prevalentemente di krill, creature minuscole (per lo più piccolissimi crostacei), che fanno parte del plancton (o zooplankton) e sono presenti in tutti i mari. Ma cosa ancora più importante, le feci di balena alimentano il fitoplancton, ulteriori microscopici organismi (sempre parte del plancton), che vivono sulla superficie delle acque. La funzione di questi ultimi è essenziale, in quanto essi sono capaci di assorbire anidride carbonica dall’atmosfera, al pari delle piante. Ovviamente, la diminuzione delle balene nei mari, riduce la presenza del fitoplancton e, va da sé che, alla lunga, tutto questo potrebbe incidere negativamente sul riscaldamento globale.

In fine, anche il rumore delle attività umane (es. trivelle o petroliere), disturba e mette a rischio la vita dei cetacei. Infatti, poiché questi comunicano tra loro con i suoni, i rumori eccessivi o innaturali, sono di forte disturbo e tendono a confonderli.

Ragion per cui spesso non riescono a passarsi informazioni circa la presenza di cibo o di pericoli. Nel peggiore dei casi, i rumori molto forti, come quelli causati dalle esplorazioni petrolifere, sismiche e oceanografiche o dall’impiego di air gun o dai sonar interferiscono con il sistema di orientamento di questi animali, causando, così, molteplici spiaggiamenti il più delle volte mortali.  

La caccia alle balene

Ma l’elemento che più ha contribuito alla morìa delle balene è stata la caccia secolare, atavica e illecita. Tanti, infatti, i prodotti che si possono ottenere dalle balene: la loro carne in primis, il grasso per creme e olio da lampada, oppure fruste e stecche per corsetti da signora, ricavati dai loro denti (fanoni). Con il progresso e la tecnologia, poi, la caccia illegale si è moltiplicata, anche grazie all’uso di potenti baleniere capaci di raggiungere i luoghi più remoti.

Giornata mondiale delle balene

Per questa ragione, già a partire dal 1982, la Commissione Internazionale per la caccia alle balene (IWC), (creata in origine per regolamentare l’attività) varò una moratoria, se pur blanda. Era ammessa, infatti, prevalentemente l’attività svolta a scopi scientifici o per il sostentamento degli Inuit che vivevano in Alaska, Canada e Groenlandia.

Poi, nel 1986, fu introdotto un vero e proprio divieto, purtroppo disatteso da tanti membri della Commissione.  E ancora oggi, Paesi come il Giappone, la Norvegia e l’Islanda – questi ultimi due vendono la carne al Paese del Sol Levante, dove se ne fa un grande consumo – continuano a non osservarlo.

Numero verde ONA

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