mercoledì, Maggio 21, 2025

Crisi climatica ed ecoansia: la salute mentale dei giovani è a rischio

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I DATI EMERSI DA UN RECENTE SONDAGGIO CONDOTTO DA UNICEF ITALIA IN COLLABORAZIONE CON YOUTREND PARLANO CHIARO: CRESCE SOPRATTUTTO TRA I GIOVANI L’ECOANSIA, L’ANSIA PER LA CRISI AMBIENTALE E IL TIMORE PER IL FUTURO DEL PIANETA

Sempre più giovani e adulti affetti dall’ecoansia

In un mondo sempre più segnato dagli effetti dei cambiamenti climatici, cresce tra giovani e adulti una nuova forma di disagio psicologico: l’ecoansia.

È la sensazione di ansia, stress e impotenza che nasce dalla consapevolezza della crisi ambientale e dal timore per il futuro del pianeta. Un fenomeno in crescita, come dimostrano i dati emersi da un recente sondaggio condotto da UNICEF Italia in collaborazione con YouTrend.

Cosa dicono i risultati del sondaggio?

La ricerca ha esplorato il rapporto tra crisi climatica e salute mentale nella popolazione italiana, rivelando un quadro in cui la preoccupazione per l’ambiente non si traduce solo in comportamenti virtuosi, ma anche in disagio emotivo.

Secondo il sondaggio, il 24% degli italiani ha sentito parlare di ecoansia e il 22% riconosce nella propria esperienza stati d’animo compatibili con questo fenomeno. Il 7% degli intervistati riferisce sintomi fisici settimanali – come mal di testa, tensione muscolare o nausea – legati a uno stato di ansia ambientale, mentre il 9% sperimenta pensieri ricorrenti e incontrollati legati al tema.

Un dato particolarmente significativo riguarda le giovani generazioni: tra i maggiorenni sotto i 45 anni, il 32% afferma che la paura per il futuro ambientale scoraggia l’idea di avere figli. Un segnale forte, che dimostra quanto la crisi climatica stia ridefinendo aspettative e scelte di vita.

Anche se la crisi ambientale non è percepita come il problema più urgente (superata da guerre, fame nel mondo e inflazione), è comunque al quarto posto nella scala delle preoccupazioni, con il 23% degli italiani che la considera una priorità. Più in profondità, il 69% degli intervistati dichiara di temere che il destino dell’umanità sia ormai segnato dai cambiamenti climatici, e il 60% ammette di non riuscire sempre a controllare l’ecoansia.

Quali sono le conseguenze nel nostro comportamento?

Questa consapevolezza porta molti a cercare di fare la propria parte. Il 68% degli italiani fa regolarmente la raccolta differenziata, il 49% riduce i consumi idrici, il 40% presta attenzione all’uso dell’energia. E ancora: il 28% ha ridotto il consumo di carne, il 20% evita auto e aerei per viaggi e vacanze, il 19% compra o vende abiti di seconda mano e il 18% sceglie marchi rispettosi dei diritti umani. Tuttavia, quando non riescono ad adottare comportamenti sostenibili, il 61% prova disagio o nervosismo.

Il cambiamento climatico è un tema molto presente nei media: il 78% degli intervistati lo incontra almeno tre volte a settimana su giornali, TV e social. Eppure, i più giovani – nonostante siano tra i più coinvolti – risultano meno esposti alle notizie ambientali, probabilmente per una minore propensione a informarsi attraverso canali tradizionali.

La salute mentale dei bambini al centro

Alla luce di questi dati, l’UNICEF sottolinea l’importanza di mettere la salute mentale dei bambini, dei ragazzi e delle comunità vulnerabili, al centro delle politiche sul clima. Tra le raccomandazioni principali: ascoltare la voce dei giovani, coinvolgerli nei processi decisionali, creare reti di supporto psicologico per genitori e insegnanti, rafforzare i servizi territoriali e costruire programmi educativi integrati che uniscano sostenibilità ambientale e benessere psicologico.

Numero verde ONA

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