LA CORTE DI CASSAZIONE RICONOSCE I BENEFICI AL FIGLIO DI UN UFFICIALE MORTO PER URANIO IMPOVERITO. UNA SENTENZA CHE RIBALTA L’ESCLUSIONE DEL MINISTERO DELLA DIFESA E SEGNA UN PRECEDENTE IMPORTANTE PER LE VITTIME DEL DOVERE E I LORO FAMILIARI
Cassazione: conta lo stato al momento della morte, non il reddito annuale
La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto ai benefici per le vittime del dovere va valutato sulla condizione effettiva al momento del decesso. Non rileva il reddito annuale successivo.
“Un risultato importante – è scritto nella nota dell’Osservatorio Nazionale Amianto – che chiude una lunga e difficile battaglia giudiziaria, restituendo dignità e giustizia a un giovane rimasto senza padre a soli 23 anni”.
Escluso dagli indennizzi perché lavorava: sentenza favorevole al figlio
Il ministero della Difesa aveva escluso dagli indennizzi il figlio del colonnello Raffaele Acquafredda. Dopo la morte del padre, il giovane aveva iniziato a lavorare. Secondo il ministero, non era quindi più fiscalmente a carico.
Uranio impoverito e amianto: il tumore causato da missioni pericolose
La Suprema Corte ha riconosciuto i benefici al figlio del colonnello Acquafredda, ufficiale dell’Esercito Italiano morto a 50 anni nel 2012. La causa della morte è stata un tumore al rene, provocato da esposizione prolungata a uranio impoverito, fibre di amianto e altre sostanze tossiche. Le missioni militari lo avevano esposto a gravi rischi per la salute.
Missioni nei Balcani: contaminazione da uranio impoverito
Il colonnello Acquafredda ha partecipato a missioni internazionali in aree altamente contaminate. Dal 14 giugno al 4 luglio 1999 ha prestato servizio a Sarajevo. Dal 29 novembre 2000 al 3 marzo 2001 ha operato in Kosovo nell’operazione “Joint Guardian” come addetto all’artiglieria terrestre. In entrambi i contesti si è trovato esposto a uranio impoverito e a polveri tossiche.
Diritti negati al figlio superstite: la Cassazione corregge l’ingiustizia
Inizialmente, il ministero aveva riconosciuto i benefici solo alla vedova e alla figlia del colonnello abruzzese. Il figlio era stato escluso perché lavorava. Ma i giudici di legittimità hanno stabilito che conta la situazione reale al momento del decesso, non quella successiva.

L’Osservatorio Nazionale Amianto: “Una vittoria che segna un precedente”
La decisione è accolta con favore dall’Osservatorio Nazionale Amianto, che ha seguito da vicino il caso. L’avvocato Ezio Bonanni, legale della famiglia Acquafredda, ha parlato di una lunga battaglia legale vinta nel nome della giustizia e della verità.
«Dopo anni di processo, siamo riusciti a ribaltare l’originario rigetto, poi confermato in Appello, basato sul presunto mancato carico fiscale del figlio – afferma Bonanni -. Ma abbiamo dimostrato che, al momento del decesso del padre, il giovane era ancora studente universitario e ha iniziato a lavorare solo dopo la tragedia, per necessità. Un principio innovativo, oggi finalmente riconosciuto anche in Cassazione. È stata una battaglia titanica contro la ferma opposizione del Ministero. Questa sentenza fa giurisprudenza».
Altri procedimenti in corso per uranio impoverito e danni morali
Nonostante la vittoria in Cassazione, la famiglia Acquafredda continua la sua battaglia legale. Resta aperto un ricorso al TAR per il risarcimento dei danni fisici causati al colonnello dall’uranio impoverito. È in corso anche un’azione civile per i danni morali e materiali subiti dai familiari.