Il 2 febbraio si celebra l’importanza delle zone umide
Il 2 febbraio è il World Wetlands Day, la Giornata mondiale delle Zone Umide. Lo slogan di questa edizione è “Value, Manage, Restore, Love Wetlands”. Infatti è importante riconoscere il valore di questi habitat, proteggerli o ripristinarli, laddove siano stati distrutti. Occorre iniziare ad amare la loro bellezza e imparare che le zone umide sono fondamentali nella tutela della biodiversità.
Per celebrare il World Wetlands Day si è organizzata a livello globale la prima #WorldWetlandsRun, campagna online che si svolgerà dal 2 al 5 febbraio. Lo scopo è far scoprire ai partecipanti queste zone meravigliose durante una corsa o passeggiata. L’iniziativa ha già raccolto consensi. Molti sono coloro che si sono iscritti, proveniente da più di cento Paesi. Essi mostreranno le giornate trascorse in questi delicati ecosistemi, che hanno bisogno di sempre maggiori tutele.
L’importanza di preservare le “wetlands“
Sono considerati “wetlands”, cioè zone umide, lagune, stagni, laghi, paludi, risorgive. Si tratta di aree acquitrinose oppure zone naturali o artificiali d’acqua, permanenti o transitorie. Sono comprese in questa categoria anche le zone d’acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non superi i sei metri.
Oltre a costituire aree chiave per la biodiversità, svolgono un ruolo fondamentale nel:
- contrastare il cambiamento climatico;
- depurare le acque;
- catturare carbonio;
- proteggere da inondazioni;
- fornire fibre e materiali;
- ospitare varie specie.
Purtroppo però, come testimonia l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), il ritmo con cui stiamo perdendo torbiere, stagni, foci, lagune e saline è tre volte maggiore rispetto a quello che scandisce la scomparsa delle foreste. Infatti dal 1700 al 2000 il Pianeta ha perso più dell’85% di questi ecosistemi.
La tutela delle zone umide in Italia
«L’Italia è il paese che ha registrato le perdite maggiori – spiega Cesare Avesani Zaborra, biologo e direttore generale del Parco Natura Viva di Bussolengo -. In questo lasso di tempo ha perso il 66% delle sue zone umide, soprattutto litoranee».
Attualmente sono cinquantasette le zone umide che custodisce il nostro Paese, più nove in approvazione, per un’estensione pari a 73.982 ettari. Questi ambienti acquatici sono spesso poco considerati, ma in realtà sono ricchi di vegetazione e sono scelti come luogo di sosta e riproduzione da molte specie di uccelli, come la garzetta, la gallinella d’acqua, la folaga, il germano reale e l’alzavola. Inoltre questi bacini sono fonte di potassio e azoto, e svolgono un ruolo fondamentale nella mitigazione del dissesto idrogeologico.
Purtroppo però subisco i danni dovuti al processo di conversione agricola, all’inquinamento industriale e all’immissione di specie aliene. È invece importante cercare di preservarli. «Una testimonianza di cosa è possibile sperare salvaguardando le nostre zone umide, ce la offre il ritorno progressivo dei fenicotteri rosa in Italia nelle ultime tre decadi -dichiara il direttore Avesani Zaborra-. Questa specie si è riaffacciata sulle nostre coste nei primi anni ’90 e oggi è frequente avvistarla proprio nelle regioni con un’alta densità di zone umide».
Gli obiettivi della Convenzione di Ramsar
Perciò oggi come mai in precedenza è importante ricordare l’importanza delle zone umide, anche grazie all’istituzione del World Wetlands Day, giornata riconosciuta ufficialmente dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il 2 febbraio non è una data scelta a caso. Infatti riprende il giorno in cui è stata firmata, nel 1971, la Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale soprattutto come habitat degli uccelli acquatici nella città iraniana di Ramsar.
L’atto venne siglato nel corso della “Conferenza Internazionale sulla Conservazione delle Zone Umide e sugli Uccelli Acquatici”, promossa dall’Ufficio Internazionale per le Ricerche sulle Zone umide e sugli Uccelli acquatici (IWRB- International Wetlands and Waterfowl Research Bureau), con la collaborazione dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN – International Union for the Nature Conservation) e del Consiglio Internazionale per la Protezione degli Uccelli (ICBP – International Council for Bird Preservation).
Lo scopo principale perseguito era quello di creare delle riserve naturali nelle zone umide, in modo da far aumentare il numero di uccelli acquatici, invertebrati, pesci e altre specie. Inoltre si tentava anche di incoraggiare le ricerche e le pubblicazioni relative alle zone umide, alla loro flora e fauna, al fine di valutare l’influenza delle attività antropiche in questi ambienti.
Zone umide riconosciute e le Oasi WWF
Attualmente sono quindici le regioni italiane che ospitano ambienti acquatici riconosciuti dalla Convenzione di Ramsar, per un totale di cinquanta siti. Si concentrano soprattutto in Toscana, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna. È perciò garantita la conservazione dei più importanti ecosistemi umidi nazionali, le cui funzioni ecologiche sono fondamentali, sia come regolatori del regime delle acque sia come habitat di una particolare flora e fauna.
Si occupa di tutelare molte di queste zone umide il WWF, una delle più grandi organizzazioni mondiali dedicate alla conservazione della natura. La prima Oasi WWF istituita in Italia nel 1967 è stata il Lago di Burano in Toscana. È stata poi inserita tra le zone Ramsar e divenuta Sito d’Importanza Comunitaria per la rete europea di aree protette Natura 2000. In totale sono settantotto le Oasi che contengono stagni, paludi, lagune, difese da ogni abuso e dall’antropizzazione selvaggia.
Grazie al contributo del Ministero della Transizione Ecologica, il WWF ha avviato una serie di misure di conservazione per i siti Natura 2000 e le Riserve Naturali dello Stato Lago di Burano, Laguna di Orbetello, Cratere degli Astroni e Le Cesine. Il fine è quello di contrastare le minacce che si abbattono su questi delicati ecosistemi, monitorare lo status degli habitat e le specie presenti.
Inoltre i finanziamenti europei permetteranno di ampliare gli habitat prioritari all’interno dell’Oasi WWF di Valle Averto. Questa è infatti l’unico luogo della Laguna Veneta tutelato dalla Convenzione di Ramsar dato che è dimora di una particolare fauna ornitica di tipo stanziale e migratorio.