Vaccini Covid-19: da oggi si potranno produrre con le piante?
Contro il Covid, un team di ricercatori di ENEA, Università di Verona e Viterbo, CNR e ISS propone di utilizzare piante per produrre antidoti.
La Sindrome Respiratoria Acuta Grave Coronavirus 2, ossia la Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2, in Italia ha ucciso circa 96mila persone. (Dato aggiornato al 24 febbraio 2021). Oltre ad aver causato una crisi economica, finanziaria e sociale diffusa. Per contenere e controllare la pandemia da SARS-CoV-2 o Covid-19 e proteggere la popolazione rimanente, in questo momento i vaccini sono l’arma più potente che i governi possano adoperare.
Un pool di scienziati italiani per produrre vaccini dalle piante
Per soddisfare la domanda di vaccini in tutto il Paese, un team di ricercatori di ENEA, Università di Verona e Viterbo, CNR e ISS propone di utilizzare le piante come “biofabbriche” per produrre antidoti. Infatti, i nostri ricercatori ipotizzano che un ruolo importante possa avercela l’Agricoltura Molecolare Vegetale o Plant Molecular Farming.
Vaccini, anticorpi e prodotti diagnostici contro il Covid-19 e l’immunoterapia passiva, sarebbero prodotti in modo rapido, efficace e a costi contenuti.
Per portare a termine il progetto, il team utilizzerà la Plant Molecular Farming. Si tratta di una piattaforma innovativa ma robusta e già utilizzata in altri Paesi per ottenere biofarmaci.
Il pool di scienziati italiani ha pubblicato lo studio “Plant Molecular Farming as a Strategy Against COVID-19 – The Italian Perspective”, sulla rivista internazionale “Frontiers in Plant Science”.
Agricoltura Molecolare Vegetale: necessarie strutture nel nostro Paese
Saranno le piante a produrre le biomolecole necessarie per lo screening diagnostico di massa, l’immunoterapia passiva e la vaccinazione. Non solo per il Covid-19 ma anche per eventuali future nuove pandemie.
Perciò i ricercatori puntualizzano l’importanza di realizzare nel nostro Paese le strutture necessarie. Secondo stime effettuate, i costi per realizzare questi impianti sarebbero inferiori di molto rispetto a quelli necessari per impianti produttivi tradizionali basati su biofermentatori per cellule di insetto o di mammifero.
«Le simulazioni effettuate – sottolineano i ricercatori ENEA -, confermano che la Plant Molecular Farming potrebbe integrare efficacemente i metodi di produzione “tradizionali”. E per soddisfare l’intera domanda italiana di bioterapeutici (vaccini, anticorpi) e diagnostici basterebbe una serra di 12.500 metri quadri o un impianto di agricoltura verticale (vertical farming) di soli 2mila metri quadri».
Avviata la sperimentazione clinica in Canada
Medicago, azienda canadese, grazie alla tecnologia del Plant Molecular Farming, ha prodotto un vaccino per l’influenza stagionale basato su particelle simil-virali. Cioè VLP, “virus-like particles”, particelle che mimano il virus ma innocue perché prive di capacità infettive. La stessa azienda a luglio 2020 ha avviato la sperimentazione clinica di un vaccino contro il Covid.
ENEA attiva da oltre vent’anni nello sviluppo di vaccini vegetali
«ENEA è attiva da oltre vent’anni con infrastrutture, laboratori, piattaforme tecnologiche e know-how per la ricerca in questo settore tecnologico. In particolare nello sviluppo di molecole di interesse farmaceutico come vaccini (compresi vaccini genetici potenziati da sequenze vegetali), anticorpi antitumorali, ma anche test e saggi diagnostici, come quello messo a punto in passato per il coronavirus della SARS».