Libro di Giovanni Ferba preserva la tradizione della Sicilia
La nostra società è afflitta da mutamenti determinati dai cambiamenti climatici, dalla trasformazione del sistema agroalimentare e dallo spopolamento dei piccoli comuni. Adesso più che mai diventa importante preservare le proprie origini e tradizioni. Trasmettere questi valori è appunto lo scopo del nuovo libro “A journey through past, present and future: Testimonies to be preserved” di Giovanni Ferba.
L’autore è un giovane agronomo di venticinque anni, laureato in “Mediterranean Food Science and Technology” e co-fondatore della Società F&B S.r.l.s. Ha deciso di intraprendere un viaggio nell’entroterra siciliano, nei territori della sua infanzia, alla ricerca di testimonianze di persone che hanno vissuto in un passato ormai lontano e che, adesso, possono trasmetterci quei valori, quelle tradizioni, quelle usanze e quelle conoscenze che hanno reso l’Italia il Paese che è oggi.

Riscoprire il valore della tradizione in un libro
Giovanni Ferba, insieme a un fotografo naturalista, è partito verso i piccoli paesi del territorio della Sicilia e ha raccolto storie, fotografie e registrazioni di chi davvero preserva la tradizione siciliana. Ha dato voce a contadini, allevatori e sarte al solo scopo di preservare quei saperi e tramandarli alle generazioni future.
Ma cosa lo ha spinto a voler perseguire questo nobile obiettivo? La verità è che, nonostante la sua giovane età, ha sempre vissuto a contatto con la tradizione trasmessagli dai suoi nonni e bisnonni.
«Ho da subito avuto a che fare in modo diretto con le mie radici, le peculiarità della mia terra e le abitudini che i miei genitori stavano perdendo», spiega Giovanni Ferba.
In particolare l’amore per la tradizione gli è stato trasmesso dalla sua amata bisnonna Gina, come racconta nell’introduzione del suo libro, pubblicato in lingua inglese. Era lei a raccontagli, per esempio, cosa mangiavano quando era piccola: fave secche con tutta la buccia, il frumento macinato, la pasta fatta a mano e la carne solo una volta l’anno, per Carnevale.
Viaggio dai valori familiari alla storia della propria terra

La morte della bisnonna, avvenuta nel 2019, è proprio il motivo che ha spinto Giovanni a intraprendere questa sua missione.
«Gli spunti che mi aveva infuso costituivano solo l’inizio, come il primo indizio di una mappa gigante, che può davvero condurre a un tesoro non quantificabile materialmente».
Così tutto ha avuto inizio. Ogni pagina è il frutto del materiale raccolto e delle emozioni che lo hanno accompagnato, chilometro dopo chilometro.
Nel suo percorso ha potuto ascoltare le storie di molti e le ha inserite nel suo libro. Tra queste, quella di Bartolo La luppa, Mastru Vartulu. Il suo mestiere è lo “scarparu” e ha iniziato a lavorare in bottega dal 1935.
Nel racconto a lui dedicato, “Il calzolaio”, riferisce di come andava di casa in casa a prendere le misure per creare i modelli di carta delle scarpe che venivano, poi, da lui realizzate.
Il segreto per essere un bravo “scarparu” per il signor Bartolo è uno solo: «Si c’avia a essiri purtati». In altre parole non bastava l’esercizio, si doveva possedere un talento naturale, di nascita.

Le tradizioni culturali preservate in Italia
In un’era di cambiamenti come quella odierna diventa ancora più importante preservare i legami con la storia e la tradizione. Mantenere vive le usanze della propria famiglia e del proprio territorio è fondamentale anche per conservare la memoria di cosa fu.
Per fortuna molte sono ancora le tradizioni culturali vive e preservate in Italia: dalla falconeria alla dieta mediterranea.
A questo proposito l’UNESCO ha stilato una lista delle più radicate usanze storiche dell’Italia. Queste sono importanti non solo come simbolo di un’eredità storica ma anche per il loro potere di creare un legame tra l’eredità culturale del territorio e le nuove generazioni.
Nella lista dell’UNESCO sono presenti anche alcune tradizioni tipiche della Sicilia, come la pratica di coltivazione della “vite ad alberello” a Pantelleria.
È un metodo di coltivazione sostenibile che impiega circa 5mila persone, tra contadini e viticoltori. La terra è preparata in modo da creare il microclima adatto alla miglior crescita delle piante e, a luglio, l’intera comunità si riunisce in occasione di una festa rituale antica per raccogliere i frutti.
Uno degli elementi che affonda le proprie radici nella storia del nostro Paese è anche la dieta mediterranea, la tradizione alimentare dei contadini meridionali.
Valori, convivialità, stagionalità, alimenti poveri e varietà locali: questi sono i principi cardine che costituiscono la dieta mediterranea.
Alla base di questo tradizionale regime alimentare ci sono cereali integrali, verdure, legumi e frutta. Meno frequente è invece il consumo di pesce, carne, frutta secca e dolci. In più, una delle caratteristiche fondamentali della dieta mediterranea da non dimenticare è anche la valorizzazione del prodotto locale.


