L’INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA NON HA FERMATO IL PROGETTO DI IMPIANTI EOLICI PER GENERARE ENERGIA ELETTRICA RINNOVABILE NEL PAESE. A TILIGUL, A 60 KM DAL FRONTE, NEI GIORNI SCORSI SONO ENTRATE IN FUNZIONE DODICI NUOVE TURBINE EOLICHE
L’Ucraina ha deciso di svoltare verso le fonti rinnovabili solo in tempi recenti. A parte l’idroelettrico che genera circa il 35% dell’elettricità, il Paese ha iniziato a utilizzare l’energia elettrica dal sole e dal vento solo una decina di anni fa.
Nel 2009 l’energia elettrica installata da solare ed eolico era solo il 3%. Nel 2020 si era arrivati al 12%, con circa 10 gigawatt di energia installata.
Ma i soldati di Vladimir Putin hanno invaso l’Ucraina e hanno cominciato a bombardare le centrali energetiche del Paese.
Parchi eolici strategici contro gli attacchi russi
Contrariamente a quello che speravano i russi, però, questo ha dato maggiore impulso agli ucraini nella costruzione di parchi eolici.
La produzione di energia elettrica da centrale eolica, infatti, è più difficile da bloccare perché è più distribuita sul territorio rispetto all’energia fossile. Le turbine sono tante, lontane le une dalle altre e facili (relativamente parlando) da sostituire. Una bomba o un missile non può colpirle tutte insieme e qualcosa resterà sempre in piedi.
Una centrale fossile, invece, è un solo blocco e difficile da riparare se messa fuori gioco da nemici. Una bomba può fermare tutto per mesi. Senza contare i disastri ambientali, o peggio se si tratta di una centrale nucleare.
A riprova di tutto questo c’è un campo solare operato dalla DTEK nella regione Kherson danneggiata da missili e bombe russe che è stato riparato dopo poche settimane. Nonostante, quindi, i continui bombardamenti russi, Kiev ha installato un nuovo parco eolico.
Ci sono rifugi anti-bombe, ci sono le sirene, ci sono operazioni di preparazione sul “cosa fare se”, ci sono tute protettive. Ci sono stati pure 114 morti, fra gli operai di questo impianto e di altri operati dalla DTEK. Ma i lavori sono andati avanti comunque.
La ditta che costruisce il tutto è ucraina e si chiama DTEK. Nei giorni scorsi ha acceso dodici nuove turbine, a 60 km dal fronte.
Siamo in località Tiligul, nella regione di Mykolaiv e le turbine serviranno ad alimentare le case di tante famiglie dell’Ucraina del sud.
Altre sette turbine, fornite dalla danese Vestas, saranno presto installate e assieme alle 12 già impiantate daranno 114 megawatt di energia. L’obiettivo finale per Tiligul è di generare circa 500 megawatt di energia, per dare energia a 500mila famiglie.
30 gigawatt entro il 20230
Ma la società energetica ucraina ha obiettivi ancora più grandi: arrivare alla produzione di 30 gigawatt (30mila megawatt) di energia entro il 2030 e di generare metà dell’energia necessaria al Paese dal vento. E un giorno, vorranno esportarne anche verso il resto d’Europa.
Il progetto Tiligul invece era già stato approvato e progettato prima della guerra. Oggi, la metà dei parchi eolici è sotto l’occupazione russa.
La DTEk ha perso almeno 500 megawatt di potenza generata. Con l’avvento delle bombe e dei militari, la domanda è diventata: e adesso? Cosa facciamo?
Un anno fa, il CEO del gruppo, Oleksandr Selyshchev, decise di proseguire nell’intento, convinto che l’Ucraina avrebbe avuto la meglio sull’invasione delle truppe di Putin. Selyshchev convinto dell’utilità del progetto per la nazione prima e dopo la fine della guerra è andato avanti con il progetto Tiligul.
Non è tutto così idilliaco
L’Ucraina è un Paese con alto tasso di corruzione. La DTEK, era inizialmente una ditta che estraeva carbone. Il proprietario è un oligarca ucraino, Rinat Akhmetov, che ha iniziato la sua carriera energetica comprando vecchi impianti petroliferi dell’era sovietica.
Oggi che ha deciso di generare energia da fonti rinnovabili, questo viene fatto anche per interesse. L’infrastruttura del carbone è vecchia, le miniere semi esaurite, e il carbone in quanto investimento è in forte calo in tutto il mondo.
Ecco, quindi, l’idea di riciclarsi con il vento
Ma quali che siano i motivi che ha spinto DTEK alla conversione green, è però interessante che abbia perseverato nell’obiettivo di installare gigantesche turbine a vento. Specie considerato che siamo vicino al fronte e al confine con la Russia.
L’azienda ha costruito rifugi antiaerei per proteggere i lavoratori ma non ha potuto più fare affidamento sugli stranieri.E cosi ha fatto formazione ex-novo a residenti locali, quelli che per vari motivi non erano potuti andare al fronte. Gli orari erano tutti a casaccio e si lavorava quando non c’era il pericolo di attacchi.
Ma ce l’hanno fatta.
Le case nel circondario ora sono ora illuminate, cosa che sarebbe stata impossibile dopo cosi poco tempo se invece ci fosse stata una centrale fossile.
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, dal canto suo annuncia che presto ci saranno progetti per installare pannelli solari sui tetti di ospedali, scuole, delle caserme dei vigili del fuoco e di altri uffici pubblici per evitare il caos totale in caso di bombardamenti. Sul lungo termine si spera che questi investimenti restino e si diffondano a larga scala anche dopo la guerra.
Sarà un po’ come dopo la seconda guerra mondiale.
Una volta che la guerra finirà, speriamo presto, il Paese dovrà essere ricostruito e ci saranno tante decisioni da prendere, prima fra tutte verso quale sistema energetico indirizzarsi. Tutti fanno il tifo per rinnovabili in Ucraina, che così potrà diventare una specie di laboratorio energetico del 21esimo secolo.
Per adesso, però, la guerra continua.
E comunque vada a finire, quelle dodici turbine sono già un miracolo.
Siamo strane creature
Siamo strane creature noi esseri umani. La speranza e il guardare verso il futuro con ottimismo sono difficili da estinguere completamente. E questo anche quando la situazione è disperata: nonostante le parole che diciamo, c’è qualcosa di viscerale che ci fa guardare al futuro nonostante tutto.