mercoledì, Marzo 19, 2025

Tuvalu. Il futuro incerto di una nazione insulare in prima linea la contro la crisi climatica

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SITUATO NELL’OCEANO PACIFICO, TRA LE HAWAII E L’AUSTRALIA, TUVALU, UN PICCOLO STATO INSULARE POLINESIANO, STA AFFRONTANDO UNA DELLE SFIDE CLIMATICHE PIÙ GRAVI DEL MONDO. CON UNA SUPERFICIE DI APPENA 26 CHILOMETRI QUADRATI E UN’ALTITUDINE MEDIA INFERIORE AI 3 METRI SUL LIVELLO DEL MARE, IL LUOGO, CHIAMATO IN PASSATO ISOLE ELLICE, È PARTICOLARMENTE VULNERABILE ALL’INNALZAMENTO DEL LIVELLO DEL MARE, UN FENOMENO CHE MINACCIA DI SOMMERGERE GRAN PARTE DEL PAESE ENTRO LA METÀ DEL SECOLO

Perché Tuvalu rischia di scomparire

Tuvalu, una piccola nazione insulare composta da nove isole coralline, è tra le più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, in particolare all’innalzamento del livello del mare. I suoi atolli corallini sono bassi e piatti, con un’altitudine media di appena 2 metri sopra il livello del mare. Una caratteristica che li rende estremamente sensibili anche a minimi incrementi del livello dell’acqua.

La capitale, Funafuti, è particolarmente esposta a questo rischio. Le proiezioni suggeriscono che entro il 2050, circa il 50% della città potrebbe essere sommerso dalle acque di marea, rendendo questa minaccia una questione di urgenza per l’intera nazione.

Purtroppo, la situazione è ulteriormente aggravata dall’erosione costiera e dalla salinizzazione delle riserve di acqua dolce. Parliamo di due fenomeni che mettono a rischio non solo l’ambiente naturale ma anche la sopravvivenza delle comunità locali e il loro patrimonio culturale.

Erosione e salinizzazione

L’erosione costiera riduce la superficie di terra utilizzabile e provoca la perdita di habitat essenziali per la fauna e la flora, aumentando il rischio di inondazioni che possono devastare le aree abitate e agricole. Allo stesso tempo, con l’innalzamento del livello del mare, l’acqua salata penetra nelle falde acquifere sotterranee, contaminando le riserve idriche potabili.

Cosa che la rende inadatta sia per il consumo umano sia per l’irrigazione delle coltivazioni. Di conseguenza, le comunità locali sono costrette a importare questa preziosa risorsa, ovviamente a costi proibitivi.

La storia di Taukiei Kitara: una metafora del destino di Tuvalu

La storia di Taukiei Kitara, un residente di Tuvalu, è un mirabile esempio della crisi che la nazione sta affrontando. Quando Kitara nacque, i suoi genitori seguirono un’antica tradizione che prevede di piantare un pezzo del cordone ombelicale del neonato vicino al mare e un altro vicino a una noce di cocco.

Questo rituale simboleggia il legame indissolubile tra la vita dell’individuo e la sua terra natia, radicandolo fisicamente e spiritualmente al proprio ambiente naturale.

Col passare degli anni, Kitara ha assistito con preoccupazione al progressivo avvicinarsi del mare al luogo sacro dove era stato piantato il suo cordone ombelicale. Questo cambiamento non è solo fisico, ma rappresenta una potente metafora della lotta quotidiana degli abitanti di Tuvalu contro l’avanzare delle acque.

L’erosione delle coste e l’intrusione salina minacciano infatti non solo le terre coltivabili e le risorse idriche, ma anche il tessuto culturale e spirituale della comunità.

Una storia di resilienza e speranza

La storia di Kitara può essere vista come una rappresentazione del destino di Tuvalu: una nazione piccola, ma resiliente, che si trova a lottare contro una minaccia implacabile. Tuttavia, la comunità non si arrende. Il governo locale e le organizzazioni internazionali stanno lavorando per trovare soluzioni che possano ritardare o mitigare gli effetti dell’innalzamento del mare.

Questo include la costruzione di barriere costiere, la creazione di piani di evacuazione e persino la possibilità di immigrazione verso altri Paesi se la situazione dovesse diventare insostenibile. Ma aggiungiamo ulteriori dettagli al racconto.

Una nazione con una minima impronta di carbonio

Nonostante l’inevitabile minaccia rappresentata dal cambiamento climatico, Tuvalu è uno degli Stati con la minore impronta di carbonio pro-capite al mondo. Secondo Climate Watch, contribuisce pochissimo alle emissioni globali di gas serra, ma è costretto a sopportare gli effetti devastanti delle azioni di altri Paesi.

Maina Talia, ministro del Cambiamento Climatico di questa piccola terra, solleva un atroce dubbio: «se ci svegliassimo al mattino e metà della popolazione fosse stata spazzata via dalloceano, a chi dovremmo dare la colpa?». Nonostante il dilemma, il Paese sta adottando misure innovative per preservare la propria cultura e identità. 

Green Climate Fund e bonifica del territorio

Uno dei progetti principali di Tuvalu è l’iniziativa sostenuta dal Green Climate Fund, che finanzia la bonifica della capitale. Questa mira a creare cinque chilometri quadrati di nuova terra attraverso tecniche di riqualificazione e recupero delle stesse.

L’obiettivo è combattere l’erosione costiera e fornire uno spazio aggiuntivo per le abitazioni e le attività economiche, cercando di limitare l’infiltrazione dell’acqua salata e le inondazioni.

Future Now Project e migrazione digitale

Il Future Now Project rappresenta una soluzione innovativa per preservare l’identità culturale di Tuvalu. Questo progetto prevede la “migrazione digitale” dei servizi governativi e degli artefatti storici nel metaverso. Creando una replica virtuale della cultura, della storia e delle istituzioni di locali, il Paese spera di mantenere viva la sua identità culturale anche se il territorio fisico dovesse subire gravi perdite a causa del cambiamento climatico. L’iniziativa include la digitalizzazione di documenti storici, monumenti e persino tradizioni locali.

Accordo con l’Australia: il Trattato Falepili

Un ulteriore passo significativo contro il cambiamento climatico è rappresentato dall’accordo con l’Australia, noto come Trattato Falepili (giugno 2023). Il “patto” offre al Paese undici milioni di dollari per progetti di ripristino delle coste, destinati a migliorare la resilienza delle infrastrutture e a combattere l’erosione costiera. Inoltre, prevede visti annuali per 280 cittadini tuvaluani, che avranno la possibilità di ottenere la residenza in Australia.

Tradotto in parole povere, è una misura di emergenza per garantire che i cittadini possano trovare rifugio e opportunità in caso di un aggravamento della situazione ambientale. Tuttavia, c’è chi esprime forti riserve…

Timori per la sovranità del Paese

Nonostante l’Accordo Falepili rappresenti un importante supporto per lo Stato, ha sollevato preoccupazioni tra alcuni residenti. La principale, riguarda la possibile minaccia alla sovranità del Paese. Alcuni temono che il focus sulla migrazione e il supporto esterno possa creare una dipendenza eccessiva dall’Australia, rischiando di influenzare le decisioni politiche e la governance di Tuvalu. Inoltre, una possibile evacuazione potrebbe compromettere l’autonomia del Paese e il controllo sulle proprie risorse e territorio.

La cultura e la comunità indigena

Nonostante le sfide imposte dal cambiamento climatico, Tuvalu continua a resistere, sforzandosi di mantenere viva l’identità nazionale e il senso di appartenenza.

Una delle espressioni più significative della sua cultura è il fatele, una danza tradizionale che è parte integrante delle celebrazioni e degli eventi comunitari. Il ballo è caratterizzato da movimenti coreografici e canti attraverso cui si tramandano la storia e le leggende di Tuvalu alle nuove generazioni.

Degno di nota è anche il falepili, una pratica rituale che promuove il buon vicinato e la coesione sociale. 

«È vero che il cambiamento climatico ci sta colpendo, ma noi vogliamo restare», afferma Fenuatapo Mesako, responsabile del programma dell’Associazione per la Salute Familiare di Tuvalu. «Non vogliamo essere tuvaluani in un altro Paese. Vogliamo essere tuvaluani a Tuvalu». 

Tuvalu: una lezione per il mondo

Il caso di Tuvalu serve come un monito per il resto del mondo riguardo alla gravità e all’urgenza della crisi climatica. Simon Kofe, ex ministro degli Esteri di Tuvalu, sottolinea che «ogni nazione che pensa al proprio interesse personale è ciò che ci ha portato in questo pasticcio». La solidarietà e l’azione collettiva sono essenziali per affrontare la crisi climatica e prevenire la scomparsa di comunità come quella di Tuvalu.

In conclusione, mentre il mondo osserva, il piccolo Stato continua a lottare per preservare non solo il proprio territorio, ma anche la propria identità culturale con determinazione e resilienza.

Fonti

Climate Watch

Green Climate Fund

Numero verde ONA

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