L’importanza di salvaguardare tre aree marine protette sarde
Il mare della Sardegna è sicuramente una delle meraviglie italiane e per questo va preservato. Perciò saranno avviati tre nuovi progetti che avranno luogo in aree marine protette cruciali per la salvaguardia della biodiversità e del patrimonio ecosistemico del Mar Mediterraneo.
Grazie all’azione della Fondazione Capellino e di Blu Marine Foundation, si contribuirà al ripristino dei fondali, alla conservazione della biodiversità e all’ampliamento e miglioramento della gestione di tre aree marine protette:
- Capo Carbonara (Villasiumius);
- Capo Caccia (Alghero);
- Parco Nazionale dell’Asinara.
La tutela degli ecosistemi marini ha un grande impatto positivo sull’ambiente. Infatti mari e oceani producono il 50% dell’ossigeno sulla Terra. In più immagazzinano fino a cinquanta volte più anidride carbonica dell’atmosfera e assorbono circa il 25% delle emissioni di CO2 generate ogni anno dall’attività dell’uomo.
Per questo la creazione o l’implementazione delle aree marine protette sono una priorità, non solo per l’Italia ma anche per l’Europa, come dimostrano gli obiettivi previsti dalla Strategia europea per la biodiversità 2030. Inoltre non bisogna dimenticare come sia importante anche promuovere azioni di educazione ambientale, sensibilizzazione e divulgazione.
Il progetto a Capo Carbonara in Sardegna
Nel dettaglio il nuovo progetto, che prenderà vita a Capo Carbonara (Villasiumius), nella parte sud orientale della Sardegna, consisterà nel mettere in atto azioni di pulizia e smaltimento di attrezzi da pesca abbandonati o smarriti dai pescatori. Questi, oltre a essere causa di inquinamento, sono un grave rischio per la delicata fauna e flora della zona.
Infatti questa amata località turistica della Sardegna, in cui affluiscono oltre 1milione di visitatori l’anno, custodisce rocce granitiche e vaste praterie di Posidonia oceanica. Questa è una delle cinque fanerogame mediterranee, appartenente alla lista delle specie marine protette dalle attuali convenzioni e direttive internazionali. Dette praterie sono considerate habitat prioritari, in base alla Direttiva Habitat 92/43 CEE, perché sono molto importanti per la salute del mare, dato che:
- Producono ossigeno;
- assorbono CO2;
- sono apporto di cibo e biomassa;
- stabilizzano i fondali:
- contrastano l’erosione della costa.
Tutti questi elementi rendono quindi Capo Carbonara uno dei paesaggi marini di maggior valore ambientale e uno dei più importanti del Mar Mediterraneo in termini di biodiversità. Per tutelarlo il progetto prevede di investire 74mila euro in due anni e il coordinamento scientifico sarà affidato al dott. Fabrizio Atzori, direttore dell’area marina protetta.
Ridurre l’impatto antropico a Capo Caccia in Sardegna
L’altra iniziativa avrà luogo nella costa occidentale del nord dell’isola, a Capo Caccia (Alghero). Qui l’eccessiva presenza umana e le attività di ancoraggio poco regolamentate stanno provocando gravi danni alla biodiversità dell’area marina.
Questa comprende, in particolare, un complesso di circa cento grotte sommerse, tra cui Grotta di Falco, la Grotta del Bisbe e la Grotta di Nereo, la più grande d’Europa, che ospitano una fauna marina fondamentale per l’equilibrio dei fondali. Inoltre, in questa zona vivono specie a rischio come il corallo rosso (Corallium rubrum), il riccio diadema (Centrostephanus longispinus), il tritone gigante (Charonia tritonis), il dattero di mare (Lithophaga lithophaga), la ciprea porcellana (Luria lurida) e molluschi gasteropodi come la Patella ferruginea.
Perciò il progetto cerca di limitare l’impatto antropico negativo creando quattro linee di ormeggio nell’estrema porzione meridionale del promontorio di Capo Caccia e incentivando attività a basso impatto ambientale, come le immersioni. Per tali fini saranno investiti 20mila euro in un anno e la cura dell’iniziativa sarà affidata al dott. Mariano Mariani, direttore di questa area e del Parco regionale di Porto Conte.
Parco Nazionale dell’Asinara: specie a rischio in Sardegna
Infine, nell’area marina protetta del Parco Nazionale dell’Asinara, all’estremità nord-occidentale della Sardegna, sotto la supervisione del dott. Vittorio Gazale, si cercherà di delineare una migliore gestione e regolamentazione della zona speciale di conservazione (ZSC).
Grazie a un investimento di 50mila euro in due anni, saranno implementate le misure di gestione della pesca locale, permettendo un recupero degli habitat per molte specie autoctone. Infatti quest’area dà riparo a molti animali considerati vulnerabili e rari, come la cernia bruna (Epinephelus marginatus) e la corvina (Sciaena umbra). Inoltre sono presenti anche alcuni mammiferi marini minacciati, inclusi nella Lista Rossa IUCN, come i delfini tursiopi (Tursiops truncatus) e le balenottere comuni (Balaenoptera physalus), oltre alla tartaruga Caretta caretta.
L’azione di Fondazione Capellino e Blue Marine Foundation
Per la realizzazione di questi progetti è nata una partnership tra Fondazione Capellino e Blue Marine Foundation. Quest’ultima è una fondazione inglese che ha lo scopo di promuovere le aree marine protette, sviluppare modelli di pesca responsabile, ripristinare gli habitat marini e promuovere la conoscenza e il rispetto dell’ecosistema del mare.
Invece la Fondazione Capellino è un “ente commerciale senza scopo di lucro”. Infatti rappresenta il primo esempio in Italia di una fondazione che possiede un’azienda specializzata in cibo per animali. Questa destina il 100% dei profitti, al netto dei costi e delle tasse, a progetti che mirano al bene collettivo e alla salvaguardia della biodiversità. Il modello della Reintegration Economy, ideato dalla stessa fondazione, rappresenta una nuova economia inclusiva e rispettosa della natura, alla quale si restituisce simbolicamente ciò che l’avidità dell’uomo e un atteggiamento poco lungimirante le ha sottratto.