Nella notte, dopo lo scontro dei giorni scorsi, Lega e M5S hanno trovato l’accordo sulle trivelle, che rischiava di far saltare il decreto legge sulle Semplificazioni.
Trovato l’accordo sulla questione delle trivelle
L’intesa prevede un aumento di 25 volte dei canoni per le concessioni petrolifere (i 5S avevano chiesto 35 volte) e la sospensione di 18 mesi delle ricerche di idrocarburi, in attesa dell’adozione di un piano nazionale.
Secondo la Lega, «sono salvi i posti di lavoro» ed è «garantita la continuità di estrazione e rinnovo concessioni in proroga». ». “Irritazione” da parte del “partito del No”, dei 5Stelle.
Per il ministro dell’Ambiente Sergio Costa «abbiamo iniziato un percorso con lo stile rigoroso di tutelare l’ambiente, la moratoria è già un bel passaggio».
Tenuto conto che le royalties per le estrazioni in Italia al momento «sono le più basse d’Europa», «25 volte non è poco», evidenzia il generale. Che aggiunge, «intanto per me è un no alle trivelle e tra 18 mesi vediamo». Sulla questione ambientale «io sono particolarmente convinto che dobbiamo andare verso le fonti rinnovabili».
Il ministro dell’Ambiente è del parere che le alternative alle fonti di energia fossili sono le energie rinnovabili, quindi la green economy e l’economia circolare. Intervenuto a un evento a Pescara, Costa ha aggiunto che «un miliardo di euro investito in rinnovabili ed efficientamento energetico crea fino a 13 mila posti di lavoro».
Solo ieri mattina Costa era «pronto a tornare a fare il generale dei Carabinieri», in caso di via libera alle trivelle. «Mi farò dei nemici?». Ha pubblicato sul suo profilo facebook. «Saranno gli stessi nemici dell’ambiente e del Paese».
L’accordo prevede la sospensione di circa cinquanta permessi di trivellazione; di questi, «nove sono ancora in fase di istruttoria ma non hanno avuto la valutazione di impatto ambientale positiva», ha spiegato il capogruppo per il Movimento 5 Stelle al Senato Stefano Patuanelli. Le altre, invece, «potranno continuare fino a esaurimento».
Secondo Legambiente, le piattaforme che operano nei nostri mari sono centoventi e si concentrano soprattutto nell’Adriatico. Tra gli ultimi permessi sospesi anche nello Jonio.
L’annuncio dell’accordo raggiunto è stato reso noto dal presidente della commissione Lavori Pubblici Mauro Coltorti
Alla fine dei lavori delle commissioni Affari Costituzionali e Lavori Pubblici impegnate nell’esame del decreto legge Semplificazioni.
L’esame degli emendamenti al decreto legge proseguirà fino a venerdì; lunedì il provvedimento arriverà in Senato. L’approvazione è prevista, probabilmente, martedì 29 gennaio.

«La Lega pare abbia ceduto di fronte alla netta presa di posizione del ministro dell’Ambiente Costa che condivido», ha commentato il governatore della Puglia Michele emiliano. «Consideriamo la sospensione un provvedimento non definitivo che non ci tranquillizza e che anzi pretende dal governo un definitivo chiarimento che non può tardare». Emiliano ha ricordato che «siamo stati proprio noi dalla Puglia a denunciare pubblicamente le nuove autorizzazioni a cercare petrolio rilasciate lo scorso 31 dicembre e grazie a noi, il governo ha fatto marcia indietro». Il presidente della Regione ha concluso, quindi, dicendo che «serve poi un intervento legislativo che risolva definitivamente la questione trivellazioni e ricerche petrolifere, che in particolare impedisca l’utilizzo dell’air-gun che devasta i nostri meravigliosi fondali».