Le tematiche ambientali al Trieste Science+Fiction Festival
La crisi ambientale è uno dei temi maggiormente affrontati dai film in programma al Trieste Science+Fiction Festival.
Mai come in questi ultimi anni abbiamo compreso quanto la realtà possa superare la fantasia. Infatti, sebbene la programmazione del festival preveda film del genere fantastico e fantascientifico, molti di questa edizione 2021 affrontano tematiche ambientali di grande attualità, tra epidemie, mutamenti climatici e crisi ecologiche.

Trieste Science+Fiction Festival è il più importante evento italiano dedicato alla fantascienza. Iniziato il 27 ottobre, termina il 3 novembre. Durante questi giorni sono in programma, nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia, più di quaranta anteprime cinematografiche internazionali e nazionali. È possibile partecipare al festival anche a distanza su MYmovies.
Giunto alla sua 21° edizione, il Festival del Film di Fantascienza è stato la prima manifestazione cinematografica di rilevanza internazionale della regione. Fondato nel 1963, è stato in grado di creare un palinsesto eterogeneo e innovativo, proponendo capolavori provenienti da tutto il mondo. Inoltre la formula del concorso prevede un premio, l’Asteroide d’Oro (inizialmente intitolato Astronave d’Oro), per il miglior lungometraggio. Cortometraggi, documentari, filmati d’animazione sono, invece, in gara per il Sigillo d’oro della città di Trieste.
Trieste Science+Fiction Festival diventa green

L’ambiente è uno dei protagonisti di questa edizione del festival. Infatti è stato dedicato molto spazio a film, ospiti ed eventi capaci di raccontare e comunicare al pubblico l’importanza della sostenibilità e del rispetto delle buone pratiche ambientali per la sopravvivenza del pianeta e di tutte le specie che lo abitano.
Inoltre, da quest’anno, la manifestazione triestina partecipa attivamente al progetto “Festival Green” a cura di AFIC (Associazione Festival Italiani Cinema). Questa è un’iniziativa a livello nazionale che promuove la sostenibilità degli eventi culturali e cinematografici.
Perciò un’ottica “green” ha influenzato ogni ambito dell’organizzazione di Science+Fiction. Dalla progettazione degli allestimenti alla produzione di materiali cartacei per la comunicazione fino all’accoglienza degli ospiti si presta attenzione alla tutela dell’ambiente.
Nello specifico, il festival ha deciso di rendere disponibile il programma e il catalogo anche in digitale, per ridurre lo spreco di carta stampata. In più le copie cartacee sono state stampate su carta certificata FSC, che supporta lo sviluppo di una gestione responsabile delle foreste in tutto il mondo. Anche i gadget disponibili sono fatti in cotone biologico e materiali eco-sostenibili. Inoltre Trieste Science+Fiction Festival aderisce all’iniziativa dell’AcegasApsAmga “in buone acque”, segnalando le fontanelle disponibili vicino ai luoghi del Festival.
La pandemia come fonte d’ispirazione
Il primo film del festival ad affrontare importanti tematiche ambientali è stato presentato durante la serata di inaugurazione di questa 21° edizione: “The last journey”. In particolare quest’opera francese di fantascienza di Romain Quirot immagina un futuro prossimo in cui le temperature diventeranno insostenibili, causando l’estinzione della maggior parte delle specie animali e costringendo milioni di persone a vivere come rifugiati.
Venerdì 29 ottobre, invece, molti sono i film dedicati all’ambiente e alla scienza. Il primo è “Particles” di Blaise Harrison, il quale esordisce sul grande schermo con un teen movie che unisce fantascienza e fisica quantistica. Si proietta anche un classico della fantascienza svizzera degli anni ’60: “La vergine di Shandigor” di Jean-Louis Roy. Infine Ben Wheatley si è lasciato ispirare dalle prime fasi della pandemia di Covid-19 e ha ideato una storia ambientata in un mondo in cui si è alla ricerca di una cura per un virus disastroso. Questo è “In the Earth“.

Analizza l’impatto di una misteriosa invasione pandemica sulla vita quotidiana e sulle emozioni delle persone anche il film “The pink cloud” della regista brasiliana Iuli Gerbase, in programma sabato 30 ottobre. La pellicola si differenzia per la sua volontà di indagare le conseguenze emotive e psicologiche del lockdown.
«La mia intenzione era quella di esplorare i diversi percorsi emotivi di due personaggi costretti a vivere sotto un lungo e surreale lockdown», spiega la regista. Infatti la storia ha come protagonisti Giovana e Yago che, dopo una sola notte insieme, saranno costretti a rifugiarsi in un appartamento e a vivere come una coppia durante un lungo lockdown condiviso. Con il trascorrere del tempo le prospettive dei protagonisti si discostano sempre di più. Se Yago vive nella sua utopia, Giovana si sente intrappolata.
Film sull’ambiente a Trieste Science+Fiction Festival

Ambientati in un mondo post-apocalittico sono anche altre due pellicole in programma per sabato 30 ottobre. Uno di questi è il film italiano “La terra dei figli” di Claudio Cupellini, tratto dalla graphic novel di Gipi. La storia racconta di un mondo in cui l’umanità è stata sterminata e la terra resa improduttiva.
L’altro titolo è “Gaia” di Jaco Bouwer. Il lungometraggio è un horror ecologico che racconta di come, durante una missione di sorveglianza in una foresta primordiale, Gabi, una guardia forestale, incontra due survivalisti che sembrano seguire una loro particolare religione, la quale li porta ad avere una relazione misteriosa con la natura.
Anche l’animazione avrà un ruolo rilevante al Trieste Science+Fiction Festival. Infatti “Moonbound” di Ali Samadi Ahadi è in programma domenica 31 ottobre. È una storia di coraggio, amicizia e crescita. Attraverso l’avventura di un timido ragazzo, pronto a tutto per salvare la sorella, parla di quanto è importante proteggere il nostro pianeta.
Prevista sempre per il 31 ottobre la proiezione del film tedesco “Apocalypse (Hell)” di Tim Fehlbaum. Mette in scena una battaglia per la sopravvivenza, in un futuro in cui una tempesta solare ha reso la Terra inabitabile e il bene più prezioso è ciò che diamo spesso per scontato: l’acqua.
Infine martedì 2 novembre si proietta l’anteprima italiana di “Junk Head” di Kahide Hori. Questa è un’opera visionaria dai toni distopici, in cui l’umanità ha raggiunto un’incredibile longevità grazie alla manipolazione genetica. Tuttavia si trova sulla via dell’estinzione poiché ha perduto la capacità di riprodursi.