INCIDENTE CON L’ORSO IN TRENTINO, LAV SOSTIENE CHE IL PIANO DI COMUNICAZIONE PER LA PREVENZIONE, CRUCIALE PER IMPEDIRE INCIDENTI, AMMUFFISCE NEI CASSETTI DELLA GIUNTA PROVINCIALE DAL 2016
Gli orsi sono spesso presi di mira dalle Amministrazioni locali che non sempre intervengono con provvedimenti atti a tutelare uomini e animali.
È il caso della Provincia di Trento, che, secondo LAV, Lega Anti Vivisezione, sta cercando indizi che possano condannare a morte l’orso protagonista dell’incidente avvenuto in Val di Rabbi. Un maschio di orso chiamato MJ5 il 5 marzo scorso ha aggredito il fratello del sindaco di Rabbi mentre era con il suo cane. MJ5 è nato nel 2005 da Maja e Joze, due orsi sloveni che, negli anni Novanta, hanno dato avvio al progetto Life Ursus sulle Alpi.
Ma, col passare dei giorni, emergono sempre più le prove delle dirette responsabilità della politica trentina. Dal 2000, anno in cui la Provincia ha voluto e realizzato la reintroduzione degli orsi, l’ente non è stato in grado di organizzare una campagna informativa. Questa doveva essere rivolta ai cittadini con l’obiettivo di favorire la convivenza uomo-orso in sicurezza.
Il Piano di comunicazione per la prevenzione è rimasto nei cassetti
Nel 2002, quando gli orsi in Trentino erano poco più di una decina, la Giunta provinciale voleva dotarsi di un Piano. Questo avrebbe dovuto permettere di affrontare efficacemente e in maniera strutturata le diverse necessità di prevenzione dei danni, mitigazioni dei conflitti, sicurezza degli abitanti.
Ma anche conservazione degli orsi, al fine di assicurare le condizioni per una coesistenza pacifica dell’orso con l’uomo e le sue attività. Ma da quel momento non è stato fatto più nulla. I presidenti che si sono succeduti alla guida della Provincia non si sono curati della sicurezza dei cittadini.
Neppure quando, nel 2016, è stato messo a punto il Piano di comunicazione stilato dal Parco Naturale Adamello Brenta con il MUSE, Museo Scienze, Trento. Ciò in collaborazione con il Settore Grandi Carnivori della Provincia, ma l’allora presidente Rossi non lo ha mai preso in considerazione. E l’attuale presidente Fugatti ha ricalcato in pieno l’esempio dei suoi predecessori.
Cosa prevedeva il Piano per l’accettazione sociale dell’orso
Il Piano ha come obiettivo generale “l’accettazione sociale nei confronti dell’orso”. Questa si sarebbe dovuta perseguire anche attraverso la comunicazione, per far conoscere “il comportamento più corretto per evitare situazioni problematiche”.
Situazioni, cioè, come quelle che si sono verificate nei giorni scorsi e che hanno determinato l’incidente con il conseguente ferimento di una persona. Emerge così, secondo LAV, la responsabilità della Provincia di Trento, nonostante avesse tutte le informazioni necessarie a disposizione.
E nonostante fosse stata adeguatamente messa in guardia dai suoi consulenti scientifici sulla necessità di educare i cittadini alla convivenza. Purtroppo, non ha mai dato seguito a tutte le attività previste dal Piano, con le conseguenze che da anni sono sotto gli occhi di tutti.
Massimo Vitturi, responsabile nazionale LAV, punta il dito contro la Provincia
«La Provincia di Trento ha sempre scaricato le proprie macroscopiche inadempienze sugli orsi, condannandoli all’ergastolo o a morte solo per essersi comportati come la loro natura impone», dichiara Massimo Vitturi, responsabile nazionale LAV, Animali Selvatici. «Ma il Piano di comunicazione, lasciato ammuffire in qualche cassetto della Giunta e mai attuato, è un atto d’accusa che non può essere ignorato e che ridefinisce il quadro generale delle responsabilità».
LAV rispedisce al mittente l’etichetta di “pericoloso” che il presidente Fugatti si è affrettato ad affibbiare all’orso protagonista dell’incidente, sottolineando la necessità di abbatterlo. L’unica cosa pericolosa in tutta la vicenda, da quando nel 2000 la Provincia ha deciso di reintrodurli è, secondo LAV, proprio la condotta dell’Amministrazione provinciale. Questa non ha mai dato seguito al progetto di informazione per prevenire possibili incidenti, come dimostra la vicenda del Piano di comunicazione insabbiato.
Le richieste di LAV
«Si blocchi quindi immediatamente ogni velleità di intervento delle carabine del Corpo forestale trentino – conclude LAV – quanto accaduto dimostra la necessità di dare finalmente avvio a un serio programma di educazione alla convivenza pacifica con gli orsi e tutta la fauna selvatica. Procrastinare ancora è chiaramente un’assunzione di responsabilità da parte della Giunta Fugatti che potrebbe pesare come un macigno anche nelle aule dei Tribunali».