SIGLATO UN PROTOCOLLO D’INTESA FRA L’UNIVERSITÀ DI MODENA E REGGIO EMILIA UNIMORE E IL COMUNE DI SPILAMBERTO . L’ACCORDO INAUGURA UN PROGETTO INNOVATIVO CHE MIRA A TRASFORMARE LA NITROCELLULOSA DA RIFIUTO A RISORSA
Trasformare la nitrocellulosa in risorsa: una virtuosa partnership
In un’epoca in cui la crisi ambientale è al centro dell’attenzione globale, un connubio virtuoso tra ricerca scientifica e responsabilità civile, “made in Italy”, promette di trasformare la nitrocellulosa da rifiuto in una preziosa risorsa. In che modo?
Attraverso processi di riciclaggio e riutilizzo.
Il progetto prenderà il via grazie a un Protocollo d’intesa firmato lo scorso 21 febbraio 2024 da Unimore in collaborazione con il Comune di Spilamberto. L’evento ha avuto luogo nella solenne cornice dell’Aula Magna di Palazzo del Rettorato, tra l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e il Comune di Spilamberto.
Hanno siglato il documento il Magnifico Rettore prof. Carlo Adolfo Porro e il sindaco di Spilamberto, dott. Umberto Costantini.
Ma cos’è la nitrocellulosa? Cerchiamo di fare chiarezza
La nitrocellulosa, nota anche come nitrato di cellulosa o fulmicotone, è un materiale polimerico termoplastico che ha una lunga storia di utilizzo industriale. La sua scoperta risale al 1855, quando il chimico inglese Alexander Parkes la ottenne per la prima volta. In passato, l’utilizzo riguardava la produzione di inchiostri per rotocalco e flessografia, lacche a rapida asciugatura per il legno, smalti industriali e macchinari e pannelli metallici.
Un ulteriore sviluppo della nitrocellulosa nel XIX secolo ha portato alla creazione della celluloide, che ha trovato impiego come supporto per pellicole fotografiche e cinematografiche, nonché nella produzione di penne stilografiche, manici di ombrelli e giocattoli.
Ma la nitrocellulosa è famosa anche per la sua infiammabilità e la sua velocità di combustione, pertanto si utilizzava nella produzione di materiali esplosivi, come la polvere da sparo e alcuni tipi di dinamite.
Nonostante la sua storia e le sue molteplici applicazioni, la nitrocellulosa rappresenta oggi una sfida ambientale a causa del suo impatto negativo sull’ambiente, specialmente quando si smaltisce come rifiuto.
Tuttavia, grazie a progetti innovativi come quello avviato tra Unimore e il Comune di Spilamberto, è possibile trasformare questa problematica in un’opportunità.
La bonifica dell’ex Sipe Nobel: un obiettivo prioritario
Tra gli obiettivi della nuova partnership, l’impegno congiunto nella bonifica del sito dell’ex Sipe Nobel (acronimo di Società italiana prodotti esplodenti) di Spilamberto, un’area che richiede urgenti interventi per ridurre l’inquinamento e rigenerare l’ambiente circostante.
«La SIPE per la nostra comunità è una pagina di storia con cui fare i conti da anni – commenta il sindaco Umberto Costantini – nel secolo scorso di fatto era una fabbrica di morte grazie a cui tanti però hanno avuto un reddito. Nei primi anni duemila è stata teatro di una ipotetica urbanizzazione selvaggia trainata dai miraggi della speculazione edilizia malcelata dal buon proposito di bonificare quanto inquinato dalla nitrocellulosa utilizzata nella fabbricazione degli esplosivi. Poi il completo abbandono. Oggi finalmente grazie alla prontezza dei nostri uffici, alla Regione e ai fondi europei del PNRR, stiamo invece cambiando il finale a questa triste storia».
Trasformare un pericolo in risorsa
La bonifica, oltre a rappresentare un importante intervento di pulizia delle aree contaminate, costituisce anche un’opportunità per trasformare un pericolo in risorsa.
«La firma del protocollo d’intesa tra la nostra Università e il Comune di Spilamberto – commenta il rettore Carlo Adolfo Porro in una nota – è un esempio tangibile del nostro impegno, assieme agli enti locali del territorio, nel campo della Ricerca scientifica applicata e della sostenibilità ambientale».
Gli attori del cambiamento
Un esempio tangibile di questa visione innovativa è il programma di ricerca dal titolo “Studio del processo di degradazione di nitrocellulosa in ottica di valorizzazione del contaminante (End of Waste)”.
Coordinato dal Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università emiliana questo progetto coinvolge figure di spicco come le professoresse Luisa Barbieri e Isabella Lancellotti. Tuttavia, la sua multidisciplinarità vede anche la partecipazione attiva di altri dipartimenti, tra cui il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche, guidato dal prof. Gianluca Malavasi, e il Dipartimento di Scienze della Vita, con la prof.ssa Elisabetta Sgarbi.
Ma, a livello pratico, come si può trasformare la nitrocellulosa in una risorsa?
Trasformare il rifiuto in fertilizzante: il processo
Il processo inizia con la raccolta di campionature di terreno contaminato, che vengono sottoposte ad analisi approfondite per valutare la composizione e quantificare la presenza di nitrocellulosa e dei suoi prodotti di degradazione.
Successivamente, il team di ricerca si impegna nell’identificazione di agenti degradativi non tossici, che possano accelerare il processo di decomposizione della nitrocellulosa senza arrecare danni all’ambiente circostante. Questi agenti si utilizzano quindi per creare miscele specifiche, che vengono testate per valutarne l’efficacia nella degradazione accelerata della nitrocellulosa.
Ma il processo non si ferma qui. Le miscele sviluppate vengono sottoposte a una serie di studi per valutare la loro idoneità come fertilizzanti. Le valutazioni includono test di fitotossicità e test ecotossicologici, che coinvolgono la germinazione e la crescita radicale su piante selezionate.
Insomma, in questo modo, il progetto non solo mira a risolvere un problema ambientale, ma cerca anche di trasformare un contaminante in un’opportunità per migliorare la fertilità del suolo e promuovere la sostenibilità agricola.
Uniti per lo sviluppo e l’innovazione: oltre la bonifica
La bonifica ambientale rappresenta solo una parte di un disegno più ampio, un impegno collettivo che si estende oltre i confini della pulizia di un sito inquinato. Il recente Protocollo d’Intesa abbraccia una vasta gamma di iniziative congiunte per lo sviluppo locale e l’innovazione.
Si prevedono infatti una serie di attività che vanno dall’offerta di tirocini aziendali per studenti universitari alla collaborazione su tesi di laurea che affrontano problemi reali proposti direttamente dal Comune. Le visite tecniche agli impianti comunali, la ricerca collaborativa, lo scambio di personale e risorse, così come l’organizzazione di eventi scientifici e corsi di aggiornamento.
Erano presenti alla cerimonia la dott.ssa Irene Priolo, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, il dott. Massimo Glielmi, assessore all’Ambiente del Comune di Spilamberto e una rappresentanza dello staff di ricerca di Unimore, coordinato dalla prof.ssa Luisa Barbieri, docente di Fondamenti Chimici delle Tecnologie del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”.