PER COLPA DELLA TRASCURATEZZA DEI PESCATORI, UN ESEMPLARE DI CARETTA CARETTA CADE VITTIMA DELL’AZIONE UMANA
A fare le spese della negligenza dell’uomo è ancora una volta una tartaruga marina Caretta caretta, specie considerata a rischio estinzione. Un giovane esemplare è stato trovato morto lungo la costa dell’Area Marina Protetta del Plemmirio, in Sicilia. La causa è stata l’ingestione di un palamito. È un attrezzo da pesca costituito da una lunga lenza alla quale sono applicati dei fili di nylon che culminano con un amo.
A rinvenire la tartaruga marina ormai senza vita il noto ricercatore e ambientalista Sebastian Colnaghi, il quale ha immediatamente avvertito la Guardia Costiera.
«Ancora un animale vittima dell’inquinamento e dell’incuria dell’uomo – dichiara Colnaghi, recentemente nominato dall’associazione di Legambiente ambasciatore della campagna “Tartalove”, che mira a salvaguardare proprio le tartarughe marine -. Questa giovane testuggine è stata portata a riva dalla mareggiata e l’ispezione esterna ha rivelato la presenza di un pericoloso palamito che fuoriusciva dalla sua bocca».
Tartaruga marina minacciata da plastica e ami da pesca
Purtroppo, secondo i dati diffusi da Legambiente, sono almeno 130mila le tartarughe marine in pericolo di vita ogni anno nel Mar Mediterraneo. E almeno 40mila sono quelle che muoiono a causa di catture accidentali, di rifiuti ingeriti e per traumi provocati dal traffico nautico.
Queste creature infatti sono sempre più minacciate dall’ingestione accidentale di ami da pesca e, soprattutto, di plastica. Uno studio condotto dall’Università del Queensland ha rivelato che fino al 52% delle tartarughe marine potrebbe aver ingerito rifiuti plastici.
«Oltre 33mila bottigliette di plastica finiscono in mare ogni minuto – sottolinea Sebastian Colnaghi-. La plastica è una minaccia non solo per le tartarughe ma per l’intero ecosistema marino. È fondamentale agire per garantire alle generazioni future la possibilità di ammirare ancora queste creature, senza doverle piangere».
È perciò importante adottare misure concrete per proteggere la specie Caretta caretta, inclusa nella lista rossa delle specie in via di estinzione dell’IUCN (International Union for Conservation of Nature), e preservare l’equilibrio fragile del nostro habitat marino.
Ridurre la mortalità per la pesca: il progetto “TartaLife”
Uno dei progetti che in questi anni ha avuto come obiettivo la conservazione di questa testuggine nel Mar Mediterraneo è stato TartaLife. Durata cinque anni, fino al 2018, e finanziata dall’Unione Europea, l’iniziativa si è concentrata sul ridurre la mortalità di questa specie di tartaruga nelle attività di pesca professionale nelle quindici regioni italiane che si affacciano sul mare.
Questa finalità è stata perseguita mettendo in opera due strategie specifiche:
- ridurre il numero di catture accidentali con l’adozione di attrezzi da pesca più selettivi;
- diminuire la mortalità post cattura.
Quindi si identificavano alcuni strumenti efficienti e utili per compiere un’attività di pesca responsabile. Il primo fra questi è il TED (Turtle Excluder Device), cioè una griglia che si cuce all’interno della rete a strascico (prima del sacco terminale) e che ha il compito di sbarrare la strada alle tartarughe, ma non al pesce. Questo strumento già si utilizzava ampiamente in diversi Paesi, soprattutto per la pesca del gambero. In particolare, negli Stati Uniti è obbligatorio dal 1989.
Grazie a questa soluzione i pescatori continuano a catturare le loro specie bersaglio nella stessa quantità, ma le tartarughe non sono più vittime delle reti a strascico. Inoltre il TED si è dimostrato utile anche per bloccare l’ingresso nelle reti di detriti presenti sul fondo degli oceani, come tronchi, copertoni, massi e materiali in plastica.
Le altre soluzioni proposte per i pescatori da “TartaLife”
“TartaLife” ha promosso nel corso del progetto anche l’uso degli ami circolari in tutte le marinerie italiane interessate dalla pesca coi palangari. Sin dalle sperimentazioni risalenti al 2001, si è dimostrato che gli ami circolari riducono di circa il 70% la cattura accidentale di esemplari di Caretta caretta, senza alterare il numero di pesce spada e tonno rosso pescati.
Infatti la particolare conformazione circolare rende più difficile l’ingestione dell’amo da parte della tartaruga, riducendo drasticamente la mortalità indotta da questi attrezzi. Inoltre, rimanendo impigliato solo superficialmente, l’amo può essere facilmente rimosso dai pescatori, i quali, in questo modo, possono contribuire a salvare le tartarughe pescate accidentalmente eseguendo delle semplici operazioni a bordo delle proprie barche.
Infine, nell’ambito dell’iniziativa, si sperimentò anche un dispositivo elettroacustico chiamato STAR (Sea Turtle Acoustic Repellent), il cui funzionamento è identico a quelli messi a punto per tenere lontani i mammiferi marini dagli attrezzi da pesca. Posto sulla rete e a contatto con l’acqua, emette segnali acustici nell’intervallo di frequenze udibile dalle tartarughe. In questo modo questi esemplari saranno in grado di identificare ed evitare lo sbarramento rappresentato dalla rete.
Si testarono per la prima volta in Italia anche dispositivi luminosi a emissione ultravioletta. Questi fanno sì che le tartarughe possano individuare a distanza le reti e, di conseguenza, evitarle.