martedì, Febbraio 11, 2025

Tornado più violenti nel Mediterraneo e in aumento

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«I tornado violenti sono generati da celle temporalesche, chiamate supercelle, che si formano solo in determinate condizioni meteorologiche. Attraverso un esperimento modellistico abbiamo dimostrato che 1 C° di variazione di temperatura è stato determinante per formare la supercella, quindi il tornado», spiega Vincenzo Motola, ricercatore dell’ENEA.

Aumentano i tornadi nel mediterraneo

Facciamocene una ragione: il bel tempo può far presagire, ormai, a eventi climatici violenti, come le cosiddette bombe d’acqua o peggio ancora i tornado. Queste colonne di aria che ruotano in maniera molto violenta sono caratteristiche soprattutto negli Stati uniti, dove uno studio pubblicato su “Science” dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ha verificato che dal 1954 al 2013 il numero dei tornado è diminuito nell’arco di ciascun anno; invece, è aumentato il numero il numero di giorni in cui se ne verifica più di uno.

Il riscaldamento globale ha causato l’innalzamento della temperatura delle superfici anche dei nostri mari, di conseguenza aspettiamoci trombe marine e tornado sempre più intensi.

Vedi il tornado che si è abbattuto su Taranto nel novembre del 2012. L’evento è stato al centro di una ricerca congiunta di ENEA e CNR pubblicata su Scientific Report di Nature, una delle più antiche e autorevoli riviste scientifiche al mondo.

Nella circostanza, la temperatura in superficie del mar Ionio era superiore di 1 C° rispetto alla media del periodo.

«Infatti – continua Motola -, aumentando la temperatura del mare cresce anche la sua energia, che viene “ceduta” alla supercella. Tuttavia, la proporzionalità tra il calore del mare e l’intensità del tornado non è lineare. Questo vuol dire che, superata una certa temperatura, la violenza di questi fenomeni aumenta in maniera più che proporzionale».

Il tornado che si abbatté su Taranto, causò una vittima e danneggiò gli impianti dell’ILVA. «Abbiamo simulato temperature diverse del mare – spiega Antonello Pasini, climatologo del CNR -, scoprendo che con appena un grado di meno il tornado non ci sarebbe proprio stato e con un grado in più invece sarebbe stato ancora più violento».

Studi degli ultimi anni hanno verificato che il nostro Paese si sta avvicinando sempre più alla fascia tropicale, come i Caraibi; l’arrivo di aria calda dalle coste africane, alza le temperature anche di più gradi oltre la media del periodo, con conseguenti mareggiate, alluvioni e tempeste.

«In Italia siamo alle soglie della temperatura di innesco di fenomeni atmosferici violenti, che saranno molto più intensi», avverte il ricercatore del CNR.

I dati numerici raccolti dal CNR sono stati, poi, elaborati dall’ENEA che ha sviluppato il software ESRI-Arc-GIS (Geographical Information System), grazie al quale è stato possibile produrre una mappa capace di visualizzare geograficamente il fenomeno dei tornado ed evidenziare il ruolo dell’orografia – dei rilievi montuosi – nello sviluppo del fenomeno atmosferico violento.

All’episodio del capoluogo jonico, infatti, un ruolo determinante lo ha avuto anche la catena montuosa della Sila, in Calabria, che ha contribuito a creare le condizioni di vento per la formazione del tornado.

Lo studio di sistemi complessi che determinano la formazione di fenomeni meteorologici estremi, reso concreto dai due enti di ricerca, ha fornito risultati scientifici importanti; inoltre, i modelli del CNR e le competenze GIS del l’ENEA hanno permesso la realizzazione di mappe geografiche dei fenomeni, come abbiamo visto, e aperto nuove prospettive nella validazione di modelli per le previsioni meteo.

Numero verde ONA

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